Berlino 2013: Yesterday never ends – La recensione del film Ayer no termina nunca
Un film sincero. Ma forse non basta.
La regista catalana Isabel Coixet torna a Berlino, la piattaforma che nel 2003 l’ha consacrata come regista a livello internazionale con il film La mia vita senza di me, per presentare “Ayer no termina nunca”, Ieri non finisce mai. Ha diretto, tra gli altri di “La vita segreta della parole” con la sua attrice feticcio Sarah Polley e un inedito Tim Robbins, e ancora “Lezioni d’amore” con Penelope Cruz, Ben Kingsley e Dennis Hopper. Negli ultimi anni ha dato anche qualche passo falso con film come “Mappa dei suoni di Tokyo”, bocciati dalla critica internazionale.
La Coixet ha imposto che quest’ultima opera rimanesse fino alla fine segreta. Per cui, poco o nulla si sapeva della trama prima di arrivare alla proiezione, la stampa non aveva avuto nessun tipo di accesso al back stage, e la curiosità era abbastanza alta.
Il film inizia con tipiche immagini da Coixet, con dettagli che confermano la sua estetica che eleva a poesia situazioni quotidiane, le scale mobili, gli stivali di una donna che scende da un auto, un uomo che non trova l’auto a noleggio in un parcheggio con migliaia di auto uguali ecc. Nei primi minuti vengono presentati i personaggi. Una donna che sembra vivere in macchina, Candela Peña, e un uomo elegante che arriva in aeroporto, Javier Cámara.
Da alcuni dettagli si intuisce che le vicende si svolgono in un futuro prossimo, nell’anno 2017, data in cui la crisi economica spagnola si è aggravata, il paese non si trova più nella moneta unica europea e il numero di disoccupati supera i sette milioni.
Quando finalmente i due protagonisti, volutamente senza nome, si incontrano a un cimitero, inizia tra di loro una lunghissima conversazione, destinata a durare tutto il film, nella stessa location. Candela Peña e Javier Cámara condividono un lungo passato insieme e soprattutto un evento di enorme dolore che li unisce e separa. Non si vedono da cinque anni, e mentre lui è riuscito a rifarsi una vita lei ancora lotta con il passato.
È una conversazione estremamente umana, che raggiunge in certi momenti una verosimiglianza e una profondità in grado di commuovere. Ma mentre il personaggio e l’interpretazione di Candela Peña risultano più convincenti, certe dichiarazioni di Javier Cámara e il suo registro piuttosto ristretto causano risate o rumorose manifestazioni di disappunto nella sala. Per quanto il tema sia spesso e ponga le basi per un ottimo film, la scelta rigorosa di Coixet di ridurre tutto a una conversazione, si traduce in una specie di tortura per il pubblico che guarda l’orologio e sa che mancano 25 minuti alla fine e che questi minuti saranno uguali all’ora precedente. Non tutti gli spettatori resistono fino alla fine.
Si capisce, dai momenti più toccanti, che Coixet è spinta da una motivazione privata a raccontare questa storia. L’impressione è confermata dalla dedica finale a due amici. Nella conferenza stampa poi, la regista lo ammette: “girare questo film era una questione personale” assicura. Ma non solo: lo era anche situare la scena in quel luogo e con quegli attori. Il film è sincero, e su questo non c’è dubbio. Esci dalla sala turbato e la storia ti insegue nelle ore sucessive. Ma una buona storia e le migliori intenzioni non sono sufficienti a fare un buon film.
Voto e Recensione di Laura Lucchini: 6
Profilo Twitter: @NenaDarling
Yesterday Never Ends (Ayer no termina nunca – Spagna 2013 – Drammatico 108 minuti) di Isabel Coixet con Javier Cámara e Candela Peña.