Berlino 2017: The Party – recensione del film di Sally Potter
Quella che doveva essere una festa diventa una guerra domestica a suon di rivelazioni scomode e cinismo assortito, con un cast decisamente a suo agio in mezzo a tutto ciò
Cos’è The Party se non una barzelletta? Magari un po’ sofisticata, ma pure sempre tale. Il finale, richiamato dalla primissima inquadratura, arriva dopo appena 70 minuti di rivelazioni e cattiverie, in cui niente è come sembra. Certo, il film di Sally Potter non ha quale prerogativa quella di indugiare troppo sui personaggi e sul loro retaggio, se non nella misura in cui tutto ciò possa tornare utile in quella singola serata in cui unità di tempo e di luogo vengono rispettate con scrupolo: cucina, bagno, salone, giardino e poi di nuovo bagno, salone etc. Verrebbe addirittura da cedere alla tentazione di vedere in The Party anche una critica alla classe che ha preso il posto della borghesia di qualche decennio fa: in sala ci sono un ministro, un broker e una professoressa universitaria, per dire. Tutti con dei problemi, tutti con dei conti in sospeso che, un classico in film basati su questa formula, esplodono all’improvviso, nell’arco ristretto di poche ore.
E si torna alla barzelletta, Arte raffinata, per pochi. Quali elementi debbono essere rispettati per aversene una buona? Anzitutto i tempi, se si sbaglia a rivelare e/o introdurre un’informazione, un dettaglio importante, quell’ultima battuta che deve congedare l’uditorio non sortirà mai l’effetto sperato. The Party in questo senso fa buon gioco, grazie ad un ritmo congeniale, tenuto a bada anche in considerazione della durata a conti fatti esigua, che è poi il motivo per cui puntare troppo sui profili dei vari teatranti avrebbe finito col ritorcersi contro. Non a caso quando si arriva a quel fatidico momento che chiude tutto si sorride e ci si sente soddisfatti perché è la chiusa adatta ad un racconto breve in cui tutto o quasi viene esasperato.
Ma perché quelle sette persone si radunano sotto lo stesso tetto? Janet (Kristin Scott Thomas) è fresca di nomina a Ministro della Salute, e per festeggiare invita gli amici più stretti, un piccolo e selezionato gruppo di persone con cui si conosce da una vita. Il marito Bill (Timothy Spall) è spaesato, sguardo perso nel vuoto mentre ascolta musica; Tom (Cillian Murphy) arriva senza la sua dolce metà Marianne, e corre in bagno a tirare coca per alleggerire la tensione; April (Patricia Clarkson) e Gottfried (Bruno Ganz) rappresentano la coppia perfetta, lei un’elegante, cinica e spietata signora, lui un fricchettone che pratica la meditazione e predilige la medicina alternativa; ed infine Martha (Cherry Jones), professoressa con una cattedra in studi sul gender e qualcosa, che arriva con la compagna Jinny (Emily Mortimer), sul punto di fare un annuncio importante.
Malgrado l’escalation, l’evolversi della serata non è isterica, riuscendo al tempo stesso ad incalzarci seguendo uno schema basilare ma ben rodato: rivelazione, dialoghi e poi di nuovo rivelazione e dialogo. Tutto molto semplice, accessibile, visto da fuori ovviamente; tenere desta l’attenzione entro un contesto del genere è al contrario operazione molto delicata, in cui il rischio di deragliare si presenta ad ogni angolo. Qui invece si assiste all’avvicendarsi di meschinità assortite, stemperate da un tono da commedia nera, molto british, che rende tollerabile anche la svolta più assurda. Assurda non in quanto inverosimile bensì per come viene manifestata, con quella rassegnazione mista a disincanto di chi in certe situazioni presuppone un fatalismo che assolve tutti, come a dire: «sì è successo, ma solo perché non poteva essere altrimenti». La qual cosa fa sorridere, specie per come si cerca di metterci una pezza sopra, ossia invitando a farsene una ragione.
Lo humor gelido che contraddistingue ciascun personaggio, al netto dei rispettivi temperamenti, rappresenta il valore in più, quella componente che consente a The Party di restare a galla e lasciare che lo spettatore prenda parte a questo casino con la giusta distanza, né troppo disinteressato per smettere di seguire, né troppo coinvolto per preoccuparsi di avere un’idea precisa su ognuna delle persone. Viene da pensare che dopo una serata del genere non cambierà alcunché, davvero ci si farà una ragione delle scomode verità emerse e si continuerà a far finta di nulla. Chi lo sa? The Party si chiude prima, con l’ennesima, terribile ma divertente battuta che ci lascia sospesi tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. Politica, cultura, religione, tutte cose che, dicono, mai dovrebbero essere trattate a tavola; il punto è che a sedersi a tavola non ci si arriva nemmeno. La barzelletta è servita prima.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]
The Party (Regno Unito, 2017) di Sally Potter. Con Cillian Murphy, Emily Mortimer, Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Cherry Jones, Patricia Clarkson e Bruno Ganz.