Big Father, Small Father and Other Stories: recensione del film in concorso a Berlino 2015
Festival di Berlino 2015: una tranche de vie di alcuni giovani in Vietnam. Tra problemi di soldi, sterilizzazione e istinti queer. Con qualche incertezza, ma anche con sensibilità: è così Big Father, Small Father and Other Stories di Dang Di Phan. In concorso.
Saigon, fine anni 90. Vu, giovane studente di fotografia, vive con alcuni coinquilini in una palafitta. Con la nuova fotocamera che gli ha regalato il padre esplora la gente, i posti e le cose attorno a sé. Il ragazzo è invaghito di uno dei suoi coinquilini, Thang, che lavora in una discoteca e spaccia eroina. Una serie di complicazioni porterà il gruppo di ragazzi nel villaggio dove vive il padre di Vu.
C´è uno spaccato di vita decisamente interessante nel secondo lungometraggio di Dang Di Phan. Non si tratta della solita descrizione della ´vita povera´ in Vietnam, ma piuttosto di un affresco di ragazzi comunissimi che vivono alla giornata. Con tutti i problemi del caso, quindi, da quelli amorosi ai problemi di soldi.
Vero è che il film inizia con una panoramica su una lunga serie di palafitte abitate sull´acqua, ma Big Father, Small Father and Other Stories è lontanissimo dall´estetica del world cinema che spesso indugia sugli aspetti più crudeli del mondo a margine. È anzi sorprendentemente lineare, onestissimo nel seguire la quotidianità e le problematiche dei suoi giovani protagonisti.
Di Phan ha la sensibilità di voler mostrare qualcosa più che dimostrare. Una delle tematiche affrontate nel film è quella della sterilizzazione maschile, visto che chi si sottopone all´operazione riceve una somma in denaro. Lo stato entra così direttamente nella sfera privata per tenere sotto controllo le nascite, costringendo molti giovanissimi a non poter diventare mai padri.
Il problema della mancanza di soldi è topico nel film, e non pochi tra i protagonisti almeno penseranno alla possibilità di sterilizzarsi per ottenere il bonus monetario. Per Vu però in linea teorica non ci dovrebbero essere troppi problemi, perche´ nonostante il padre voglia che lui sposi una ragazza, in realtà ha iniziato a vivere la propria omosessualità e a parlarne con un´amica.
Comincia quindi a vivere la sua vera natura, con tutto ciò che questo comporta. Quindi anche soffrire di gelosia per un ragazzo che forse non avrà mai. Solo quando beve – e nel film si beve davvero molto! – Vu ha il coraggio di approcciare Thang, che a volte non si tira neanche indietro. Poi però, il giorno dopo, torna a essere uno sciupafemmine.
Molta carne al fuoco? Probabile, e Dang Di Phan non sempre ha la capacità di mettere tutti i suoi discorsi in un tessuto coerente. Però quel “and other stories” del titolo dovrebbe già far capire le sue intenzioni. Nel suo film ci sono davvero la quotidianità, le fatiche di ogni giorno e le insicurezze dei giovani. Più che un coming-of-age è una vera tranche de vie. Nel finale viene persino da dire “e la vita continua”…
La fotografia è di una pulizia incredibile, ed è così che deve essere. Quando non è più lineare, Di Phan si abbandona a momenti e singole scene ´disgiunte´ in cui gli elementi della natura prendono il sopravvento e quasi diventano uno stato mentale. Si veda solo la scena nel fango: di una efficacia e una bellezza esemplari.
Voto di Gabriele: 7
Voto di Antonio: 7
Big Father, Small Father and Other Stories (Cha và con và, Vietnam 2015, drammatico 100´) di Dang Di Phan; con Do Thi Hai Yen, Nguyen Ha Phong, Le Cong Hoang, Truong The Vinh, Mai Quoc Viet.