Bin Laden a due anni dalla morte: lo Sceicco del Terrore in film
A due anni dalla morte dello Sceicco saudita responsabile dell’11 Settembre, due film per non dimenticare.
Almeno fino al 1989 il nemico era uno, ben visibile e a tratti quasi simpatico: l’Unione Sovietica, il gigante dai piedi d’argilla che per oltre quarant’anni aveva stuzzicato le fantasie di sceneggiatori, romanzieri, registi e del pubblico stesso, coinvolto in una Guerra Fredda mediatica che assunse proporzioni mastodontiche, andando a coprire ogni tipologia di confronto: dai sottomarini nucleari (Caccia a Ottobre Rosso per esempio) agli aerei sperimentali (Firefox – Volpe di fuoco), passando dallo spionaggio (troppi titoli per essere citati), fino alla paura statunitense di un’invasione in piena regola (Alba Rossa).
Con la fine del comunismo, l’Occidente ben presto ebbe un altro nemico su cui discutere: il mondo arabo. Dal 1990, anno della Prima Guerra del Golfo, si susseguirono numerosi film sull’argomento, fino alla Tragedia. L’11 Settembre 2011, data indelebile nella mente di ogni abitante del pianeta, che per le sue conseguenze è stata paragonata da alcuni storici al 476 d.C. anno della caduta dell’Impero romano d’Occidente (ricordate l’incipit de Le invasioni barbariche?)
Da quel giorno emerse una figura oscura e terribile, quella dello Sceicco Osama Bin Laden, sul quale sono state spese migliaia di pagine e centinaia di ore di documentari e film. Dieci anni dopo l’attacco agli USA, il Principe del Terrore è stato ucciso, il 2 maggio 2011, durante un assalto da parte di un commando delle forza speciali della Marina Statunitense (i Navy Seals), mentre lo Sceicco era rifugiato in Pakistan.
Da quella data due film di grande rilevanza sono stati prodotti: il primo è Code Name: Geronimo, uscito nelle sale italiane l’8 novembre 2012 e diretto da John Stockwell (che l’anno prima aveva firmato il thiller Dark Tide con Halle Berry). Da vedere nonostante non sia un capolavoro: il film mescola parecchi ingredienti, spionaggio internazionale, militarismo, sindromi post traumatiche dei reduci e politica in un cocktail non sempre convincente ma comunque ben confezionato. Negli Stati Uniti non era passato dai cinema e un motivo c’è: nonostante un’apparente verismo e una verve documentaristica il film deborda spesso e volentieri in un’elegia del machismo e nell’apologia dell’eroismo made in USA che tanto ricorda i film stile Delta Force con Chuck Norris, anche s e molto ben confezionati. A livello tecnico, inoltre, l’ostentata volontà di porre lo spettatore al centro dell’azione, sfocia in soluzioni un po’ troppo da video game “sparatutto”: merita comunque di essere visto.
Il secondo titolo Zero Dark Thirty, diretto da Kathryn Bigelow e uscito nelle sale il 7 febbraio 2013: 5 nomination al Premio Oscar e una statuetta vinta per il miglior montaggio del suono, più un Golden Globe alla protagonista Jessica Chastain come Miglior Attrice. La regista del pluripremiato The Hurt Locker (5 Premi Oscar), torna a indagare sul mondo del terrorismo islamico, questa volta attraverso gli occhi di una giovane, bella e coraggiosa agente della CIA, Maya (la già citata Chastain).
Un film crudo, per certi versi, come lo era stato The Hurt Locker, ma totalmente diverso da Code Name Geronimo: qui non si parla tanto dell’operazione militare ma della persona, della donna, alle spalle della cattura di Bin Laden. La caccia allo Sceicco del Terrore diventa allora una scusa per indagare l’animo della protagonista e l’ossessione che Bin Laden rappresenta per lei, l’obiettivo di una vita, la fedeltà a ideali abbracciati fin dalla tenera età, il Deserto dei Tartari che è in ognuno di noi. Guardatelo e capirete.