Roma 2014 – Black and White: Recensione in Anteprima
Non solo protagonista ma anche produttore. Torna Kevin Costner con Black and White
Ultimo grande ‘eroe’ del cinema americano, due volte Premio Oscar, stella degli anni ’80 e ’90 e da mesi nuovo volto del “Tonno Rio-Mare”, Kevin Costner ha fatto la sua comparsa sul red carpet del Festival Internazionale del Film di Roma grazie a Black and White, film da lui non solo interpretato ma anche interamente prodotto. Un progetto sceneggiato e diretto da Mike Binder, attore passato dall’altro ‘lato della forza’ che dopo aver spedito all’amico Costner 4 sceneggiature tutte rifiutate ha finalmente convinto il divo a ritornare su un suo set, 9 anni dopo il tutt’altro che esaltante Litigi d’amore.
Il divo di Balla coi Lupi ha confessato di aver ‘pianto’ dopo aver letto la prima pagina dello script di Black and White, decidendo così di spendersi nella sua realizzazione, che a detta di molti studios era illogica in quanto poco incline ad un mercato internazionale. Chi ha avuto ragione, se il Costner produttore o le major titubanti, lo scopriremo solo e soltanto una volta uscito in sala, ma certo è che il film di Binder spreme con stucchevole enfasi il buonismo interraziale, portando al cinema una legal-story ‘ispirata a fatti realmente accaduti’.
Tutto ruota attorno all’avvocato Elliot Anderson, nonno-papà insieme all’amata moglie dopo la morte della figlia, avvenuta durante un parto tenuto segreto persino ai genitori. Perché la nipotina nata è di colore, avendo un papà nero e tossicodipendente che l’ha di fatto abbandonata una volta venuta al mondo. A crescere la dolce Eloise, come detto, i benestanti nonni materni, che nulla le fanno mancare tra affetto, casa con piscina, domestica e scuole private. Tutto cambia quando Elliot rimane vedovo. Un incidente d’auto vede la nonna della bimba morire, scatenando così Rowena, nonna paterna della piccola che è decisa ad avere la sua custodia legale. Travolto dal dolore per la perdita, piombato nell’incubo dell’alcool e accecato dall’odio nei confronti di quel papà criminale che dopo aver ‘ucciso’ sua figlia potrebbe ora compromettere anche il futuro della nipote, Elliot è quindi costretto a ‘reagire’. A rialzarsi e ad affrontare la dura realtà, che lo vuole combattere per mantenere la custodia di Eloise.
Uno script realizzato con il bilancino. Binder ha dato vita ad un legal-drama in cui lacrime e sorrisi si incontrano forzatamente a targhe alterne, passandosi il testimone scena dopo scena. A fare da sfondo al tutto, ed è chiaro sin dal titolo, il tema dello strisciante razzismo che ancora oggi, persino con un Presidente nero, si fa largo in tutti gli Stati Uniti d’America. Un contrasto sociale, di classe e colore della pelle, che il regista porta alle più estreme conseguenze, cavalcando luoghi comuni e svolte narrative tanto banali quanto prevedibili. Perché tutto quel che avviene in Black and White, dal tragico inizio ai presunti colpi di scena che i protagonisti incontreranno lungo le due ore di durata, è terribilmente scontato. Un incipit, una spina dorsale e un finale già scritti ancor prima che si spengano le luci della sala, tra momenti ‘drama’ ad alto tasso alcolico e divertenti battutine che pendono dalle labbra di una Octavia Spencer entrata nel pericoloso tunnel della ‘macchietta’. Terrificante buccia di banana su cui molti Premi Oscar, soprattutto donne, sono negli anni più volte scivolate.
Il dibattito sulla ‘questione razziale’ che Binder ha provato a costruire esplode nell’arringa finale di un Costner appesantito dal dolore per le perdite digerite negli anni. Prima la morte per parto della figlia minorenne ed ora quella della donna amata, realtà talmente sofferta da vederlo affogare nella bottiglia di whiskey. Un Costner persino convincente, per una volta nonno e non eroe, ma soprattutto tutt’altro che razzista. Perché ‘non è il primo pensiero che conta, quando vedi una persona di colore, ma il secondo, il terzo e il quarto, e quelli sono i pensieri che mi definiranno come qualcuno che è tollerante o come qualcuno che è ignorante, o peggio un razzista‘.
Le dosi di umorismo a lungo e con forza seminate da Binder hanno il compito di alleggerire una pellicola che a fatica rimane in equilibrio tra i generi, esagerando nella smielata e glicemica evoluzione di una trama concettualmente schizofrenica nei repentini cambi decisionali e d’umore dei suoi personaggi. Un’opera Disney nell’eccezione negativa del genere, a cui affidare eventualmente un sabato pomeriggio televisivo.
Voto di Federico: 5
Black and White (Usa, 2014, drammatico, legal) di Mike Binder; con Kevin Costner, Octavia Spencer, Jillian Estell, Jennifer Ehle, Anthony Mackie, Bill Burr, Mpho Koaho, André Holland, Gillian Jacobs, Paula Newsome