Roma 2018, Boy Erased: Recensione del film di Joel Edgerton
Le teorie riparative tornano al cinema grazie a Boy Erased di Joel Edgerton.
Scritta, diretta e co-interpretata da Joel Edgerton, la pellicola ha come protagonista Lucas Hedges, talento purissimo candidato agli Oscar grazie a Manchester by the Sea, qui affiancato da due premi Oscar come Nicole Kidman, negli abiti di un’affettuosa madre, e Russell Crowe, nei panni di un pastore battista dell’Arkansas.
Il giovane, cresciuto a pane e bibbia, fa coming out in famiglia all’età di 19 anni, dopo le prime esperienze vissute al college. Il padre, sconvolto, lo pone dinanzi ad un bivio: sottoporsi a una terapia di rieducazione sessuale o venire esiliato ed emarginato dalla famiglia, rinunciando alla fede. Essenzialmente costretto a mettere in discussione la propria identità, il ragazzo entra in un programma di recupero chiamato “Love in Action”, guidato dal terapeuta Victor.
Garrard Conley, volendo partire dalla fine, è sopravvissuto alle pericolose e tristemente celebri teorie di ‘conversione’. Oggi vive a Brooklyn, è sposato con un uomo ed è diventato un attivista LGBT proprio tramite le proprie memorie, bestseller in mezzo mondo. Anche il suo terapeuta Victor Sykes, incredibile ma vero, ha deciso di gettare la maschera, fare coming out e fidanzarsi. Con un uomo.
In pochi giorni alla Festa del Cinema di Roma si sono visti due film trattare lo stesso delicatissimo tema. Prima Cameron Post di Desiree Akhavan, così minore, semplice, indie, ed ora Boy Erased, strutturato in maniera completamente diversa. Due opere di fatto complementari. Qui non c’è solo la Universal Pictures alle spalle, ma anche due divi australiani da Oscar come la Kidman e Crowe, un giovane talento come Hedges, un affermato regista tornato solo a recitare come Xavier Dolan, un cantante pop come Troye Sivan e un attore affermato come Joel Edgerton, per la seconda volta dietro la macchina da presa 3 anni dopo The Gift.
Edgerton, prendendo a piene mani dall’esperienza reale vissuta da Conley, racconta un mondo ‘simile’ a quello della Akhavan, ma con un occhio differente. Ai maltrattamenti esclusivamente psicologici di Cameron Post si sommano in questo caso anche le violenze fisiche, ma soprattutto i contrasti tra l’adolescente e i suoi genitori, talmente imbarazzati dalla sua omosessualità da minacciarlo. Se non cambi, se non ‘torni’ etero e ci fai diventare nonni, scordati di noi. Boy Erased scuote con maggior irruenza lo spettatore, costringendolo a guardare soprusi ai danni di ragazzi maltrattati solo perché attratti da persone dello stesso sesso. Può sembrare una follia, ma circa 700.000 adolescenti LGBT d’America sono passati in questi ‘centri di conversione’, ancora oggi legali in quasi 40 Stati.
Avendo un padre pastore, la storia di Conley si intreccia inevitabilmente al conflitto tra religione e omosessualità, all’ipocrisia di chi millanta amore e inclusione diffondendo odio nei confronti di chi considera ‘diverso’. Edgerton, da questo punto di vista, è esageratamente didascalico, ribadendo il contrasto in mille salse (persino con una mostra intitolata Scienza e Dio) prima di concentrarsi sui dubbi e sulle paure del suo protagonista, alimentate da un padre egoisticamente incapace di guardare al bene del figlio e da un’amorevole madre che a fatica riesce a reagire alle imposizioni del marito.
Lucas Hedges, 21enne appena, gestisce perfettamente l’inquietudine di un bravo ragazzo a cui viene testualmente detto di ‘fingere’, fino a quando non riuscirà a ‘tornare’ etero. L’attore gioca di sottrazione, anche al cospetto del bigotto Crowe e della dolce ma sottomessa Kidman, cotonata in odore di nomination agli Oscar. Edgerton esplicita le atroci pratiche portate avanti in questo specifico centro ‘riparativo’, con adolescenti privati di qualsiasi effetto personale, costretti a raccontare i più torbidi segreti delle proprie famiglie, sottoposti a lezioni di ‘virilità’ con sessioni di ‘portamento’ e letteralmente esorcizzati a suon di colpi di bibbia sulla schiena. Un inferno in Terra completamente privo di fondamento, perché non è possibile guarire da ciò che non è curabile. In quanto assolutamente naturale.
Boy Erased, rispetto al più controllato La Diseducazione di Cameron Post, spettacolarizza maggiormente il dolore, ampliando l’incubo delle ‘teorie riparative’ all’immancabile scontro interno in famiglia, dalla Akhavan completamente dimenticato. Nel farlo, puntualmente, scivola sul didascalico, con Hedges che prende a sassate un cartellone pubblicitario perché c’è un modello a torso nudo che lo affascina.
Edgerton, che sfrutta appieno la bellissima Revelation, traccia portante di Jónsi Birgisson dei Sigur Rós e di Troye Sivan, intuisce il peso e l’importanza del messaggio, mai come quest’anno tornato alla ribalta (il vicepresidente USA Mike Pence ha in passato finanziato centri di riparazione), sfondando il muro degli studios per presentarlo ad un pubblico mainstream, con tutti i crismi hollywoodiani che ne susseguono. Perché i ‘cattivi’ devono essere ‘cattivi’, il bravo ragazzo talmente bravo ragazzo dall’aver passato una notte intera a letto con un coetaneo tenendolo solo per mano, la mamma icona camp e le giovani vittime talmente esasperate da scegliere di farla finita. Compartimenti stagni forse necessari per dare sostanza a cotanta brutalità, ma una via di mezzo tra la limitante semplicità di Cameron Post e l’esplicita rudezza di Boy Erased avrebbe probabilmente reso maggiore giustizia ad una drammatica realtà ad oggi follemente vietata in un unico Paese d’Europa. Malta.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]
Boy Erased (Usa, 2018, drammatico) di Joel Edgerton; con Lucas Hedges, Nicole Kidman, Joel Edgerton, Russell Crowe, Flea, Joe Alwyn, Xavier Dolan, Troye Sivan, Britton Sear, Jesse LaTourette, Cherry Jones, Emily Hinkler – uscita giovedì 7 febbraio 2019.