#BoycottMulan, problema cinese per la Disney?
Il live-action slitterà a causa dell’uscita social di Crystal Liu?
Il 14 agosto Crystal Liu, protagonista dell’imminente live-action di Mulan della Disney, ha difeso la repressione della polizia di Hong Kong nei confronti dei manifestanti. «Io sostengo la polizia di Hong Kong. Ora potete pure colpirmi». Una presa di posizione concessa ai suoi 65 milioni di follower sulla piattaforma Weibo, aggiungendo l’hashtag “IAlsoSupportTheHongKongPolice“, con un emoji del cuore.
Un messaggio che è diventato un boomerang nei confronti della pellicola Disney, al momento silente, con l’hastag #BoycottMulan presto diventato virale. Un problema di non poco conto per lo studios, visto e considerato che negli ultimi 12 mesi la Disney ha gudagnato il 12% degli 8,85 miliardi di dollari incassati in tutto il mondo proprio in Cina. Solo Avengers: Endgame, per dire, ha raccolto il 22% dei suoi 2,795,931,965 dollari proprio nei cinema cinesi.
“La Disney non può sostenere i manifestanti perché i loro affari in Cina sono troppo importanti“, osserva Stanley Rosen, professore alla USC specializzato nel settore dell’intrattenimento cinese. “Ma ovviamente non possono neanche essere visti come troppo assillanti nei confronti della Cina, perché potrebbe ritorcersi contro a seconda di come andrà a finire la situazione a Hong Kong.”
La Disney corre ora il rischio di infiammare la campagna internazionale #BoycottMulan. Ma se dovesse prendere le distanze dalle parole della sua protagonista quasi sicuramente aizzerà l’ira delle autorità del Partito comunista cinese, che considerano il controllo di Hong Kong come una delle preoccupazioni più urgenti. Il 18 agosto circa 1,7 milioni di manifestanti hanno sfidato la pioggia per dar vita ad una processione pacifica nel cuore di Hong Kong. I manifestanti stanno valutando la possibilità di organizzare un sit-in di massa a Disneyland Hong Kong entro fine mese. “Non è impensabile che la data di uscita di Mulan possa slittare oltre marzo 2020“, ha aggiunto Rosen.