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Broken City: Recensione in Anteprima

Allen Hughes debutta dietro alla macchina da presa senza il fratello. Cineblog recensisce in anteprima Broken City, con Russell Crowe, Mark Wahlberg, Jeffrey Wright e Catherine Zeta-Jones

pubblicato 5 Febbraio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 17:52

Siamo nella Grande Mela. Billy Taggart, in forza al corpo di polizia, viene incriminato per l’uccisione di un ragazzo, anche se l’accusa non riuscirà a provare la sua colpevolezza in sede di processo: legittima difesa, caso archiviato. Salto temporale di sette anni, vi abbiamo risparmiato ciò che succede immediatamente dopo quel processo proprio per lasciare quel pizzico di mistero il cui buco spetterà a voi colmare.

Taggart ha lasciato la polizia e adesso lavora in proprio. Fa il detective privato, e come nelle più celebri serie TV o anche lungometraggi, per lo più si occupa di casi di infedeltà coniugale et similia. Finché non arriva la chiamata del sindaco Hostetler, che a ridosso delle elezioni per la riconferma decide di avvalersi della consulenza dell’ex-poliziotto per una faccenda piuttosto delicata.

Il resto, in Broken City, è più o meno ordinaria amministrazione, e capiremo a breve perché senza illustrarne gli episodi cardine. Taggart si ritrova suo malgrado coinvolto in un gioco di potere che lo metterà faccia a faccia con il vero volto della città, tra corruzione e malaffare. Niente di nuovo sotto il sole, ma il problema non è certo questo.

Broken City non doveva scavalcare alcun argine, questo lo si sapeva. Muovendosi nei rassicuranti lidi del thriller politico non troppo arzigogolato, Allen Hughes ha cercato probabilmente di comporre una pellicola gradevole, che per lo meno tenesse incollato lo spettatore. Pensiamo al cast, più che dignitoso, altroché: Russell Crowe, Mark Wahlberg, Jeffrey Wright e Catherine Zeta-Jones su tutti. Tuttavia le contenute pretese di questo film, all’atto pratico, sembrano proprio esservisi ritorte contro.

La città, New York, è meno che un anonimo teatro di posa, in cui campeggia di tanto in tanto sullo sfondo qualche scorcio suggestivo e al tempo stesso troppo artificioso per generare l’effetto sperato. La Broken City di cui al titolo, in altre parole, è assente, quasi non pervenuta oseremmo dire. Al suo posto abbiamo interni più o meno lussuosi, uffici o appartamenti che evidentemente non possono dirci nulla su questo ambiente. Trattasi di un lavoro che richiede tanta abilità quello di riuscire a far sentire il contesto entro il quale si svolgono le vicende, elemento in questo caso essenziale ma al tempo stesso disatteso pressoché in toto.

La stessa narrazione si barcamena tra cenni vaghi e nient’affatto articolati a certi intrighi che si sostanziano in una grossa speculazione edilizia ai danni dei residenti di un determinato quartiere, più qualche scena tesa ad ampliare un ritmo tutto sommato non così pessimo: qualche scazzottata, un breve inseguimento, cose di questo tipo. Tuttavia quel suo restare in superficie, lo si nota a più livelli, specie in relazione a colui che è poi il protagonista, ossia Taggart. In fondo Broken City racconta la storia della sua personale redenzione, non di quella della città (o almeno speriamo, perché nel secondo caso ci sarebbe da discutere ulteriormente).

Attivo su più fronti, il personaggio di Wahlberg non riesce quasi in nessun caso ad afferrarci. Un po’ per un’interpretazione, ci spiace dirlo, piatta: non importa lo stato d’animo e la situazione in cui Taggart si trovi, esteriormente reagirà sempre allo stesso modo. Da notare che si tratta di un ex-alcolista, e che durante il film ricomincerà a bere dopo anni; ebbene, dov’è il pathos e il dramma di un uomo che alza di nuovo il gomito dopo anni di astinenza? Per di più in quel contesto, attaccato com’è da più parti e sotto pressione in maniera indicibile. E la storia con la sua ragazza? Gestita in maniera approssimativa, con alcune uscite da telenovela, per poi risolvere il tutto con un taglio troppo netto, per quanto l’idea non fosse per nulla malvagia. Nemmeno quando si tratta di tirare le somme traspare la forza di un epilogo che poteva certamente essere amministrato meglio.

L’unico personaggio realmente riuscito, e qui solo ed esclusivamente grazie a colui che l’ha interpretato, è quello del sindaco Hostetler. Russell Crowe dona spessore ad un profilo sin troppo abusato e, sulla carta, nient’affatto promettente. Eppure la sua abilità riesce a renderlo odioso al punto giusto, infido e macchinatore come avrebbe dovuto essere il cattivo di una storia come questa.

Catherine Zeta-Jones ha qualche bella battuta, tuttavia ci è parsa una variante del ruolo interpretato in Rock of Ages, dove interpretava anche in quel caso la first lady di turno. Un personaggio serio che si riesce a prendere poco sul serio, e non per espressa volontà degli autori; qui la bella Zeta-Jones sembra uscita da un episodio di Mad Men, con quella sua capigliatura, quel suo vestiario vagamente anacronistici, a limite col ridicolo in certi punti – manca solo il rossetto acceso. Meglio Jeffrey Wright e, soprattutto, un redivivo Barry Pepper, anche se in un ruolo marginale. Ma in fin dei conti non è questo il punto.

I problemi di Broken City poggiano su di una sceneggiatura che non stentiamo a credere accattivante sulla carta, salvo poi mostrare tutti i propri limiti su pellicola. Neanche alcune scelte azzeccate come rievocare la primissima scena ad un certo punto del film riescono ad integrarsi senza un evidente sforzo, laddove è difficile prendere in esame anche solo alcuni degli aspetti pregnanti e definirli riusciti. Come già accennato, l’assenza di una forte impronta spaziale tende già a ridurre notevolmente le possibilità di Broken City, girato non solo a New York ma anche a New Orleans per motivi di costi produttivi.

A questo va aggiunto un soggetto dall’innegabile fascino, seppur in balia di una sceneggiatura che non riesce a metterne in risalto i risvolti più potenti. Insomma, si tratta di un lavoro a più riprese depotenziato, quale che sia il limite che di volta in volta frena il film: l’interpretazione di Wahlberg (sul quale sarebbe a dire il vero ingeneroso scaricare ogni responsabilità), l’eccessiva faciloneria con cui vengono liquidati certi snodi importanti e non, un ambiente troppo anonimo e via discorrendo. Buono per intrattenere, forse. Ma con un cast del genere e delle premesse senza dubbio più invitanti, spiace prendere atto di un risultato finale che, temiamo, scivolerà nel dimenticatoio troppo presto.

Voto di Antonio: 4,5

Broken City (USA, 2013), di Allen Hughes. Con Mark Wahlberg, Russell Crowe, Catherine Zeta-Jones, Jeffrey Wright, Barry Pepper, Kyle Chandler, Natalie Martinez, James Ransone, Justin Chambers, Alona Tal, Judd Lormand, Han Soto, James Rawlings, Alex Kruz, William Ragsdale, Griffin Dunne, Michael Beach, Andrea Frankle, Indigo, Gregory Jbara, Chance Kelly, Sharon Angela, Ambyr Childers e Catherine Kim Poon. Qui trovate il trailer ufficiale italiano. Nelle nostre sale da giovedì 7 Febbraio.