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Bubble

BUBBLE di Steven Soderbergh; con Dustin Ashley, Debbie Doebereiner, Misty Wilkins, Omar Cowan.Una piccola cittadina tra West Virginia e Ohio, un ragazzo, Kyle, e una donna, Martha, che lavorano in una fabbrica di bambole. La solita vita da operaio, la solita routine, una giornata passata davanti ad una scrivania per colorare le facce delle bambole

15 Maggio 2006 15:06

Locandina BUBBLE
di Steven Soderbergh; con Dustin Ashley, Debbie Doebereiner, Misty Wilkins, Omar Cowan.

Una piccola cittadina tra West Virginia e Ohio, un ragazzo, Kyle, e una donna, Martha, che lavorano in una fabbrica di bambole. La solita vita da operaio, la solita routine, una giornata passata davanti ad una scrivania per colorare le facce delle bambole con l’aerografo o davanti ad una macchina a fabbricare arti di plastica. Un giorno arriva in fabbrica Rose, una ragazza con una figlia. Un giorno Kyle e Rose decidono di uscire assieme la sera, e la ragazza chiede a Martha di accudire sua figlia. Nella notte però uno dei protagonisti verrà ucciso, e si aprirà la caccia all’assassino…
Steven Soderbergh, dopo una parentesi assieme a Wong Kar-Wai e Michelangelo Antonioni in Eros, e dopo i filmoni ultracostosi pseudodivertenti alla Ocean’s Eleven e i blockbuster “d’autore” alla Traffic, decide di rivoluzionare e rivoluzionarsi. Perchè “rivoluzionare”: il film in America è uscito contemporaneamente nelle sale, in dvd e per la pay-tv, un sistema definito “No window”. Prima conseguenza: molte sale si sono, per protesta, pure rifiutate di programmare il film. Perchè rivoluzionarsi: perchè dopo gli iperbudget, come vi ho già detto prima, il regista decide di usare un budget ridottissimo e di usare attori non professionisti. Bubble non è un brutto film, lo dice uno che Soderbergh non gli è mai stato troppo simpatico ma che gli ha sempre riconosciuto ottime qualità di regista (e non solo). Anche se Bubble potrebbe puzzare di ennesima furbata, risulta un film interessante, almeno nella rappresentazione di un’America mediocre e piena di disagio, solitudine e senza vita. Altro che american dream. Steven Soderbergh resta poi un ottimo direttore della fotografia, non ha mai sbagliato su questo versante, soprattutto nel furbissimo Traffic (dove per ogni personaggio c’era un colore che predominava): qui si passa da colori più sporchi a colori elettrizzanti, dal colore della luce soffusa alla luce del sole in maniera brillante. Ma c’è qualche problema. I dialoghi sono pochi, i silenzi tanti, il ritmo lento ma non noioso, e fin qui tutto bene: la sceneggiatura non mostra tanti problemi. Ma la trama alla fine gira su se stessa, a volte descrive bene i suoi personaggi in modo discreto, ma lascia un sapore di dejà-vu. Per non parlare della soluzione del giallo, prevedibile e senza mordente. E’ sempre un compito non facile riuscire a coniugare thriller e film psicologico, che sa indagare sulla realtà delle persone: inutile, in questo caso, l’accostamento con Twin Peaks fatto da qualche critico. Ma, come si è ben capito, Bubble non floppa come ad esempio In the cut, che come il film di Soderbergh coniuga thriller e indagine psicologica: riesce almeno a risultare godibile e non banale, ma con qualcosa di diverso poteva essere un film diverso. Forse un gran bel film.

Voto Gabriele: 6