Cannes 2011: The Source (La source des femmes) – Recensione in Anteprima
The Source (La source des femmes) – Recensione in Anteprima da Cannes
The Source (La source des femmes, Belgio, 2011), di Radu Mihaileanu. Con Leïla Bekhti, Hafsia Herzi, Hiam Abbass, Saleh Bakri, Sabrina Ouazani e Mohamed Majd. Atteso quest’ultimo lavoro del regista rumeno, reduce dall’acclamato Il Concerto. In un piccolo villaggio al confine tra Nord Africa e Medioriente, Leïla, una giovane donna mussulmana, non riesce più a sopportare le condizioni a cui lei e le altre donne del luogo sono relegate. La misura diventa colma a seguito dell’ennesima gravidanza bruscamente interrotta.
In questo contesto, le donne sono tenute a svolgere tutta una serie di mansioni che, per tradizione, spettano loro. Tra gli obblighi imposti, però, rientrano anche incombenze oggettivamente dure. Uno di questi è quello di raccogliere l’acqua al pozzo, trasportandola attraverso sentieri che definire dissestati è un eufemismo. D’altro canto parliamo di una zona profondamente rurale, in una regione molto calda e praticamente estranea a qualsivoglia tipologia di urbanizzazione.
Un giorno un’amica di Leïla, però, di ritorno dalla sorgente a cui hanno attinto per riempire i loro secchi vuoti d’acqua, scivola accidentalmente, perdendo il figlio che aveva in grembo. Essendo diventata una consuetudine, questa, nessuno al villaggio pare più crucciarsene. Tutti tranne Leïla, che organizza una forma di protesta molto singolare: costringere all’astinenza forzata i propri mariti.
E’ chiaro l’intento del film sia quello di denunciare il degrado della figura femminile in quelle regioni fortemente ancorate alla religione islamica. Nonostante tutto, però, non siamo totalmente convinti che lo scenario corrisponda per filo e per segno a quello riportato nella pellicola. Non è certo una novità che in ambito islamico la donna ricopra un ruolo diametralmente opposto rispetto all’Occidente “libero”.
In questo contesto, gli uomini vengono rappresentati come dei fannulloni perdigiorno, in grado solo di dare ordini ed imporsi senza manifestare un minimo di amore. Rozzi, ignoranti e, come direbbero certi benpensanti, bigotti allo stato brado. Il piccolo nucleo in questione si basa ancora su dinamiche e tradizioni vecchie come il mondo, che oramai sembrano stare davvero strette alle donne del piccolo villaggio.
Leïla, non a caso, rappresenta una voce fuori dal coro, sgradita ed osteggiata perfino dalle sue stesse compagne. E’ troppo il coraggio richiesto per ribellarsi a quelle condizioni che vengono oramai avvertite degradanti, se non addirittura mortificanti. Il film ci parla quindi di questa graduale presa di coscienza da parte non solo delle esponenti del gentil sesso, bensì dallo stesso Imam, consultato dai mariti incontinenti con l’intenzione di trovare risposte nel loro libro sacro, ossia il Corano.
La source des femmes, quindi, rappresenta una sorta di collage di episodi, attraverso cui si tenta di ricostruire la vita di quel piccolo villaggio nordafricano, con particolare attenzione alle ansie, le paure e i desideri di quello spicchio di popolazione che qualcuno definiva “l’altra metà del cielo”. Il non concedersi più ai rispettivi mariti, allora, diventa l’unica “arma” a disposizione di quelle donne, che non possono contare su nient’altro per imporre la propria volontà.
Peccato che a tratti il risultato appaia posticcio, legittimamente influenzato dall’eloquente intento di denuncia coltivato da Mihaileanu. Ma se a questo, probabilmente, non sarebbe stato possibile porre rimedio, forse qualcosa lo si sarebbe potuto fare in relazione alla durata. Mezz’oretta in meno, a nostro parere, avrebbe giovato alla resa della pellicola, che in alcune fasi si perde in tedianti chiacchiere dal retrogusto ideologico. Ma non trattandosi di un documentario, nulla da dire su certe “licenze”. Licenze che, però, nulla aggiungono e nulla tolgono alle trite e ritrite discussioni proposte in certi dibattiti.
Ecco a voi il trailer ufficiale del film.
Voto Antonio: 5,5