Cannes 2017: The Meyerowitz Stories – recensione del film di Noah Baumbach
Festival di Cannes 2017: cast d’eccezione per l’ultimo lavoro di Noah Baumbach, ancora una volta una collezione di personaggi, stavolta appartenenti alla stessa famiglia
Harold Meyerowitz (Dustin Hoffman) è un architetto ma anche un artista che decenni fa non ce l’ha fatta. Ritiene che i suoi lavori migliori li stia sfornando adesso, in tarda età, ma in fondo si è oramai arreso ed anche lui sa che il successo si guarderà bene dall’avvicinarlo. Il figlio Danny (Adam Sandler) si è da poco separato dalla moglie e ha deciso di accompagnare la figlia Eliza a New York, dove studierà montaggio; la giovane ha già girato alcuni cortometraggi tra il soft-porn e il demenziale, il tutto all’insaputa del padre, il quale mostra al nonno il materiale per poi pentirsene.
Matthew (Ben Stiller) è un manager che lavora a Los Angeles, dove cura i propri affari; venuto a sapere dell’incidente del padre, anche lui si trova costretto a tornare nell’East Coast. Questa reunion forzata diventa occasione per la famiglia Meyerowitz di scontrarsi per l’ennesima volta, tanto che io sottotitolo è New and Selected.
L’ultimo lavoro di Baumbach è la sua solita collezione di personaggi di gran lunga più interessanti rispetto alle vicende nelle quali di volta in volta restano coinvolti, con dei dialoghi che fanno la differenza. Un Allen-non-Allen, e questa non è certo una novità, stavolta tende a imporsi un po’ da sé la menzione de I Tenenbaum, sebbene rispetto a Wes Anderson siamo proprio su un altro territorio, di gran lunga meno stilizzato (anzi per niente) ed eccentrico. Il nostro si è finora concentrato su generazioni specifiche, sempre interessato a raccontarne i conflitti, seppur con leggerezza e non senza quello humor che gli deriva dalle sue origini ebraiche, perciò unico; stavolta lo scontro è intergenerazionale tra rappresentati di tutte le fasi della vita, per cui le prove generali potrebbero per certi versi essere scorte già in While We’re Young.
Una delle notizie più interessanti sta nel ritrovamento di Adam Sandler, che evidentemente ha bisogno di registi che ne sappiano sfruttare a pieno quel potenziale per certe commedie agrodolci, in cui viene tirata fuori una tenera umanità solitamente sepolta da personaggi demenziali o scritti coi piedi. Il suo Danny è un perdente al quale è difficile non affezionarsi, padre goffo perché essenzialmente innamorato, uno al quale non si concede un punto eppure dolce. In casa è un trattato un po’ come il figlio scemo (sì, qualcosa tipo Ubriaco d’amore, che rappresenta l’altra sua migliore interpretazione), considerazione che l’ha limitato in tutti gli ambiti della sua vita e che ora lo rende inadatto, nevrotico ma per l’appunto divertente – si veda poi come “risolve” la questione Baumbach alla fine.
D’altro canto a Baumbach interessano questi personaggi impacciati, attorno alla cui inadeguatezza costruisce un mondo, storie assurde ma verosimili, che sguazzano nell’insolito insomma. Harold si divide per esempio tra Maureen (Emma Thompson) e Julia (Candice Bergen), rispettivamente attuale moglie e terza moglie; Julia va ripetendo di non avere capito quale funzione abbia nella famiglia Meyerowitz, che è un po’ come chiedersi come dovremmo collocarla noi spettatori nel film, la qual cosa fa sorridere. Maureen è una hyppie fuori tempo massimo, che cucina del pessimo squalo in brodo e che apparentemente con uno come Harold non c’entrerebbe nulla, se non che quest’ultimo senza di lei sarebbe perso.
Baumbach riesce sempre a girare attorno a certi sentimenti senza mai essere sentimentale, a volte, va detto, giocando facile, altre invece tirando fuori dal cilindro scene addirittura intense, come il discorso che fa il personaggio di Ben Stiller in onore di suo padre. Anche in The Meyerowitz Stories perciò tutti hanno i loro problemi, le loro bizzarre peculiarità, con le quali però in fondo imparano a convivere, senza mai davvero voler ribaltare le cose, ammesso che siano in grado di riuscirci. Per questo le trame di Baumbach non sono mai particolarmente elaborate, dato che un vero e proprio cambiamento non c’è né può esserci, risolvendosi il tutto nell’incontro/scontro di questi strambi profili con i cui limiti in fondo si simpatizza dato che almeno in parte sono anche i nostri.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]
The Meyerowitz Stories (USA, 2017) di Noah Baumbach. Con Ben Stiller, Adam Sandler, Dustin Hoffman, Emma Thompson, Elizabeth Marvel, Candice Bergen, Danny Flaherty, Rebecca Miller, Jared Sandler e Sakina Jaffrey