Casa nostra – trailer e locandina del documentario sull’emergenza abitativa
Casa nostra: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul documentario di Livia Parisi e Lucilla Castellano.
Casa nostra è un documentario incentrato sull’emergenza abitativa diretto da Livia Parisi e montato da Lucilla Castellano, il lungometraggio è recentemente transitato in concorso al Bari International Film Festival 2014.
Il documentario racconta di un gruppo senza casa che decide di occupare una scuola abbandonata, una soluzione estrema per far fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza.
La location occupata è una scuola di Roma in disuso divenuta ‘condominio’ multietnico basato sull’autorecupero di spazi in degrado. È la scuola Hertz di via Tuscolana, dove vivono precari, studenti, immigrati e pensionati che non possono permettersi un mutuo o un affitto. Occupare, però, non è una passeggiata, dal riso si passa alla discussione, anche questa collettiva, come nascite, feste e celebrazioni.
La sinossi ufficiale:
C’era una volta una scuola abbandonata. Ora invece ci vivono 48 famiglie e oltre 60 bambini. Si trova in via delle Acacie, a Centocelle, periferia est di Roma. I “senzatetto” che ci abitano non sono i barboni, ma lavoratori precari, studenti, immigrati e anche pensionati, che non riescono ad arrivare a fine mese. Le classi sono state trasformate in appartamenti, arredati con tanta cura da farne un’occupazione modello. Ma i senzatetto aumentano e le aule non bastano più. Per questo il Comitato popolare di Lotta per la casa, sotto la guida di Pina, da’ il via ad una mobilitazione per ottenere nuovi spazi sfitti da rendere abitabili. Dopo notti in strada con le tende e l’occupazione simbolica di una Basilica, arriva la conquista dello spazio prescelto: la scuola Hertz, in via Tuscolana 1113. Dopo averla ripulita, le aule iniziano ad assumere le sembianze di appartamenti. Intanto la pancia di Silvia continua a crescere: aspetta un bimbo. Ma occupare non è una passeggiata, tra convivenze non semplici, mancanza di intimità, poca partecipazione alle attività collettive. Così dal riso si passa facilmente alla discussione, anche questa collettiva, come lo sono le feste comandate e le celebrazioni, la più importante quella del 25 aprile. La scuola Hertz, tornata a nuova vita, conta ora 23 appartamenti e un occupante in più: a giugno 2012 nasce Denis. E mentre per le istituzioni resta “illegale”, il progetto di autocostruzione viene presentato ad un convegno presso il Parlamento Europeo, “in quanto esempio di riutilizzo di spazi abbandonati e modalità concreta per superare il problema abitativo”.
Note di regia
Con l’aumento subìto dagli affitti negli ultimi 10 anni ma soprattutto la crisi economica e l’emorragia di posti di lavoro, sempre più persone non hanno i soldi sufficienti per pagare un canone, e men che mai un mutuo. Questa è la storia di uno dei tanti Comitati che rivendicano, per tutti i cittadini, il diritto ad un’abitazione dignitosa. Perché anche se non se ne parla, quella della casa resta un’emergenza: taciuta e, forse, costruita ad arte per poter giustificare nuove costruzioni e nuovi quartieri. Di qui la necessità di trovare soluzioni alternative ad affitti che arrivano a coprire più della metà delle entrate famigliari: occupare spazi abbandonati per recuperarli e renderli, con lavori autofinanziati e svolti dagli occupanti stessi, delle abitazioni confortevoli. Noi abbiamo seguito in questo progetto un gruppo di persone: tra di loro ci sono pensionati in lista per una casa popolare, giovani coppie con lavoretti in nero, migranti e studenti rimasti intrappolati nella rete della precarietà, famiglie italiane monoreddito e molte che il reddito non lo hanno più. E tanti, tanti bambini.
Quello che ne è venuto fuori dopo aver vissuto con loro per quasi due anni, non è però solo la storia di persone in cerca di un tetto, o di come il nostro Paese non sia in grado di garantire questo diritto essenziale, riconosciuto anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E’ la storia di una lotta politica, basata su principi come condivisione, uguaglianza, solidarietà e partecipazione. E’ anche la storia di un esperimento sociale basato sulla multietnicità. Ed è, infine, la storia di singoli occupanti, che abbiamo seguito passo dopo passo, nelle loro gioie e nei loro problemi quotidiani. Per rendere comprensibile a tutti quali sono le motivazioni che spingono a questa scelta, ma anche le difficoltà di convivere in un’occupazione.
Note di produzione
Un gruppo di senza casa decide di occupare una scuola abbandonata per costruire appartamenti. Soluzione estrema per far fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza. Dopo averli inizialmente seguiti per un servizio televisivo ho pensato che la storia non potesse essere abbandonata. Andava guardata più a fondo. Così con la mia telecamera mini dv, a costo zero, se non ore e ore di lavoro extra, festivo e notturno, ho deciso di proseguire questa avventura. Senza troupe, né luci né cavalletto, per sentirmi più libera e lasciare che persone e fatti potessero emergere nella loro naturalezza.
La telecamera ‘a braccio’ mi ha consentito di entrare maggiormente nel quotidiano e condividere le situazioni da ‘un punto di vista interno’. Caratteristica e, allo stesso tempo, limite, di questo documentario lo sguardo ‘non esterno’, mi ha aiutata a mostrare, nel bene e nel male, le caratteristiche e le difficoltà della vita da ‘occupante’.