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Cercasi amore per la fine del mondo: Recensione in Anteprima

Steve Carrel e Keira Knightley insieme per Cercasi amore per la fine del mondo, esordio in cabina di regia per Lorene Scafaria. Ecco la nostra recensione in anteprima

pubblicato 15 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:34

Facciamo il giro largo. Cosa fareste se vi restassero tre settimane prima che la Terra esploda? Domanda che, magari senza troppa convinzione, vi sarete già posti il mese scorso, forzatamente indotti dalla gran cassa mediatica del 21 Dicembre. Bene, Cercasi amore per la fine del mondo parte proprio da qui, più o meno. Uno pensa agli scenari più tragici che si siano mai veduti, quando invece è evidente che non tutti la pensino allo stesso modo a riguardo.

Lorene Scafaria sceglie un simile contesto per darsi al suo debutto dietro la macchina da presa. Partendo da una sceneggiatura scritta da lei medesima, s’imbarca in un progetto apparentemente “superfluo” (posto che si sia sazi di apocalissi in tutte le salse) ma al tempo stesso invitante. Il suo non è un mero disaster movie, laddove in realtà l’incipit di partenza funge tutt’al più da collante: se ne fa menzione a più riprese, certo, ma in realtà si parla d’altro.

Fianco a fianco in questa strampalata avventura troviamo due attori su cui, nella vita come davanti a una macchina da presa, non avremmo scommesso così alla leggera. Da un lato Steve Carrel (Dodge), nei panni del classico “sconfitto dalla vita”, lungo la quale si trascina per inerzia. Dall’altro un’esplosiva Keira Knightley (Penny), esatto opposto in questa strana coppia. Un mix che alla lunga funziona, bisogna ammetterlo.

A conferma di quanto evidenziato poco sopra in merito all’argomento centrale di questa storia, basta prendere in esame le primissime battute del film, quelle che di fatto lo aprono. Schermo nero, una voce alla radio ci fa sapere che oramai è troppo tardi: l’ultimo shuttle disponibile è già partito alla volta dello spazio. A tutti coloro che non ce l’hanno fatta ad evadere da quella bomba a orologeria che è oramai il pianeta Terra non resta che rassegnarsi. Fra tre settimane sarà tutto finito.

Che fare? Come comportarsi? Comprendiamo subito che l’intera impalcatura di Cercasi amore per la fine del mondo si gioca essenzialmente tutto su un processo mirato a suscitare più di un corto circuito. Procedendo oseremmo dire al contrario, la Scafaria sembra stilare una lista di azioni e reazioni tipiche di situazioni al limite come questa, ribaltandole in sede di sceneggiatura. Per intenderci, sarebbe lecito supporre che, alla luce di una rivelazione così tremenda, quale è la consapevolezza circa la data esatta ed inequivocabile della fine del mondo, s’instauri una situazione di panico estremo. Sia chiaro, non si tratta dell’implicazione più realistica in senso lato, ma della più verosimile nell’ambito di un film. Hollywood, o chi per lei, ha da tempo costruito il quadro-tipo di certe catastrofi, rivedendolo di volta in volta, ma mantenendo in ogni caso certi aspetti chiave.

Ebbene, nessuna o quasi di queste fattispecie vengono riproposte dalla giovane regista e sceneggiatrice. Quest’ultima si diverte coi registri narrativi in maniera piuttosto ardita, attraendo e al tempo stesso confondendo lo spettatore, il quale si ritrova in balia di un tenore che muta drasticamente da una sequenza all’altra. Per buona parte è la vocazione rientrante nella commedia grottesca a prendere il sopravvento, seppure non si possa ascrivere in toto a questo genere tale pellicola. Essenzialmente perché c’è dell’altro.

Ad un certo punto, dopo aver predisposto alcune cose, il tono vira sul romantico andante, aggrappandosi a tale andamento per non più separarsene. Ecco, Cercasi amore per la fine del mondo, in parole povere, si divide in due metà. La prima, stravagante, ai limiti del paradosso, scandita da brani “allegri” o comunque volutamente fuori contesto (attenzione alla colonna sonora), come Dance Hall Days dei Wang Chung, che filtra con discrezione dal piano di sotto mentre, a quello superiore, la moglie del migliore amico di Dodge cerca un quasi disperato tradimento. È la fase degli episodi bizzarri, delle battute esilaranti e degli incontri on the road che segnano il cammino di Dodge e Penny.

E poi c’è la seconda metà, che si rifà a tutt’altro elenco. Più serioso, mesto, quasi avvertisse sulla propria pelle l’approssimarsi della fine (del mondo). L’ottimismo e la spensieratezza di Penny, che caratterizzano a tal punto la prima parte, tanto da contagiarci, cedono il posto ad una sorta di ineluttabilità che a quel punto non si può più fuggire. Crediamo anche noi che qualcosa debba accadere, ed anche se sappiamo bene come finirà, preferiamo non crederci fino in fondo. D’altronde di sorprese, come grossomodo accennato, ce ne sono.

Ciò che non sorprende, al contrario, sono i profili dei due protagonisti. Qui la Scafaria si è invece limitata a raccogliere di peso tutta una serie di stereotipi con cui infarcire i suoi protagonisti. L’idea stessa dell’assicuratore mezzo fallito che s’innamora e fa innamorare la giovane spaesata, piena di vita, ma sfortunata con gli uomini, sa molto di cliché. Anche qui, in sede di scrittura, si tenta però di metterci del proprio, allorquando l’identikit standard viene simpaticamente condito con alcune righe un po’ più personali, come quella in cui Penny si definisce una «monogama seriale in via di riabilitazione». Pochi accorgimenti, dunque, ed il pericolo di dar vita a personaggi insulsi viene sventato.

Il finale, dal retrogusto stucchevole ed in fondo scontato, si pone in ogni caso quale apice di un film che lavora su più livelli, e che quindi va valutato servendosi di altri parametri. Al di là di alcune palesi ma ammissibili incertezze, il trauma provocato dalla Scafaria ha decisamente un suo perché, esercitando un fascino a suo modo gradevole e particolare. Mescolando più elementi di gradazione totalmente opposta, Cercasi amore per la fine del mondo ci seduce e poi ci abbandona più e più volte, atteggiandosi in maniera ruffiana in rare occasioni, senza peraltro ostentarlo più di tanto. Prima di congedarsi definitivamente, quando innesca l’ennesimo corto circuito, l’ultimo, forzandoci implicitamente a domandarci se sia vero o meno che “non è mai troppo tardi“.

Voto di Antonio: 6,5

Cercasi amore per la fine del mondo (Seeking a Friend for the End of the World, USA, 2012) di Lorene Scafaria. Con Keira Knightley, Steve Carell, Melanie Lynskey, T.J. Miller, Adam Brody, Gillian Jacobs, Natalie Gal, Connie Britton, Rob Corddry, William Petersen, Patton Oswalt, Derek Luke, Mark Moses, Melinda Dillon, Rob Huebel, Marshall Manesh, Bob Stephenson, Roger Aaron Brown, Tonita Castro e Leslie Murphy. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale dal 17 Gennaio.