Cerro Torre – È la Natura a Dettare le Regole: l’impresa impossibile arriva al cinema
Un film che porta chiunque a vette inimmaginabili e a scalare le pareti del Cerro Torre della Patagonia con David Lama, arriva nelle sale The Space Cinema di tutta Italia il 19, 20 e 21 maggio 2014.
I 3.133 metri di ripide pareti rocciose che fendono i cieli burrascosi della Patagonia argentina, e i misteriosi eventi che custodisce da mezzo secolo, rendono il Cerro Torre una sorta di leggenda mitica, impossibile da scalare per parecchi, e alla portata di ben pochi professionisti del climbing alpino e delle imprese estreme.
Impavidi scalatori come il “bambino prodigio” David Lama, che dopo aver strappato i record più ambiti del panorama dell’arrampicata sportiva, poco più che ventenne, nel 2012 si è cimentato nell’impresa di scalare questa guglia granitica in stile free-climbing, con il compagno di cordata Peter Ortner.
“Questo è il posto più pericoloso che io abbia mai scalato” David Lama
La vertiginosa avventura protagonista dei 101 minuti di immagini spettacolari di “Cerro Torre – È la Natura a Dettare le Regole” (Cerro Torre: A Snowball’s Chance in Hell, 2013, Austria, UK, USA, Argentina), il documentario di Red Bull Media House, diretto da Thomas Dirnhofer, con la partecipazione di David Lama e Peter Ortner, insieme a Jeff Burrell, Jim Bridwell e Toni Ponholzer.
Lo spettacolo mozzafiato che riparte dalla misteriosa e celebre vicenda della “Via del Compressore”, aperta nel 1958 dall’italiano Cesare Maestri, per raccontare l’avventura di raggiungere la vetta tra le nuvole, tra difficoltà nell’affrontare le regole imposte dalla natura, e soddisfazioni ‘verticali’ che tengono conto di stato dell’arte, filosofia ed etica dell’alpinismo.
Un film che porta chiunque a vette inimmaginabili, e dopo aver strappato consenso e ammirazione da pubblico e critica del Trento Film Festival, e al raduno internazionale di boulder e arrampicata Melloblocco, arriva nelle sale The Space Cinema (l’elenco è online) di tutta Italia il 19, 20 e 21 maggio 2014. Siete pronti a salire?
Curiosità
Con un’altezza di 3.133 metri, il Cerro Torre della Patagonia è qualcosa di più di una delle più belle e difficili montagne del mondo. E’ una montagna leggendaria. Con le sue pareti, ripide come in nessun’altra vetta, si erge nel cielo tempestoso dell’estremo sud dell’Argentina. Potrebbe essere la torre di avvistamento di Mordor, la terra oscura del Signore degli Anelli. I misteriosi eventi verificatisi durante la prima ascensione alla vetta sono il più grande mistero, irrisolto, della storia del climbing alpino.
Nel 1952, il famoso alpinista francese Lionel Terray dichiarò il Cerro Torre impossibile da conquistare. Le sue pareti apparivano troppo ripide, troppo spoglie, con condizioni climatiche proibitive: senza alcun preavviso, le tempeste provenienti dal Pacifico si scatenarono in tutta la loro violenza sulla montagna.
Le nuvole avvolgevano le cime così frequentemente che il famoso climber tedesco Reinhard Karl disse che le montagne della Patagonia erano “come gli atomi. Esistono, ma è impossibile vederle.”
Dopo che Walter Bonatti, il migliore alpinista della sua epoca, non riuscì a raggiungere la vetta nel 1958, la prima ascensione venne infine portata a termine nel 1959 dall‘italiano Cesare Maestri e dall’austriaco Toni Egger. Le condizioni climatiche avverse avevano ghiacciato le pareti, al punto che i due non ebbero bisogno di scalare la roccia: usando piccozze e ramponi, si arrampicarono sul ghiaccio.
Durante la discesa, però, il successo si trasformò in tragedia. Un aumento di temperatura provocò il distacco del ghiaccio, causando la caduta di Egger, che si rivelò fatale. Questo è il racconto riferito da Maestri al suo rientro. La macchina fotografica, con l’immagine scattata in cima alla montagna, era scomparsa insieme ad Egger.
Quando tutte le spedizioni successive sul Cerro Torre fallirono, si cominciò a dubitare del breve resoconto di Maestri. Senza il riscontro fotografico della scalata, il racconto dell’italiano, secondo il quale la mancanza di chiodi da roccia o altro equipaggiamento fisso, notata dagli altri scalatori che si erano in seguito cimentati nell’impresa, era dovuta al fatto che lui e Egger si erano arrampicati sul ghiaccio, appariva infatti troppo semplicistica.
Per dimostrare le sue capacità, Maestri tornò sul Cerro Torre nel 1970, questa volta in compagnia di un compressore a gas. Arrivò in cima piantando 360 chiodi nella montagna sul suo percorso (la Via del Compressore). La comunità dei climber era sotto shock. Molti consideravano il suo stile aggressivo una vera e propria calamità. Reinhold Messner si unì ai detrattori, parlando di “Assassinio dell’Impossibile”.
Inoltre, questa scalata ovviamente non riusciva a provare in alcun modo la veridicità del racconto dell’impresa del 1959. Per questa seconda scalata Maestri scelse una linea completamente diversa che ebbe come unico effetto quello di alimentare ulteriormente i sospetti dei critici. Così facendo, invece di ripristinare la sua reputazione, la rovinò definitivamente: per evitare che altri potessero ripetere la sua scalata, spaccò infatti i chiodi degli ultimi metri di salita, cosa che non aveva precedenti nella storia del climbing alpino.
Anche questa volta, la presunta prima ascensione al Cerro Torre non venne riconosciuta come tale: Maestri non aveva infatti scalato il fungo sommitale, ed era sceso da 50 metri più in basso, dove termina la roccia e neve e ghiaccio agevoli conducono alla cima. Maestri divenne una figura negativa, e presto smise di dedicarsi alle scalate.
La prima, indiscussa, scalata del Cerro Torre venne realizzata nel 1974 dal suo compatriota Casimiro Ferrari. L’americano Jim Bridwell fu invece il primo a ripercorrere la Via del Compressore, riuscendo a scalare anche l’ultimo tratto – che da allora prese il suo nome – nonostante i chiodi spaccati.
Poco dopo, il Cerro Torre conquistava nuovamente l’onore delle prime pagine: il famoso regista Werner Herzog (“Fitzcarraldo”) ambientò sulla montagna il dramma “Schrei aus Stein” (Il Grido di Pietra). Herzog, che non approvava lo stile aggressivo di Maestri, fece rimuovere il compressore con l’ausilio di un elicottero. A seguito delle proteste della comunità dei climber, il compressore venne reinstallato sulla parete. La vera ragione delle critiche non risiedeva in una sorta di fedeltà nei confronti di Maestri, ma piuttosto nel fatto che la comunità preferisce risolvere le sue controversie sulla montagna, senza interferenze di tipo amatoriale– un fatto che avrebbe avuto un ruolo importante anche nella realizzazione di film più recenti.
l free-climbing di David Lama e il progetto del film hanno portato nuovamente il Cerro Torre al centro dell’attenzione nel 2010. Inizialmente, la comunità è insorta quando il team delle riprese ha aggiunto altri chiodi e corde fisse alla montagna, che sono stati poi rimossi. Le critiche successive sono arrivate nel 2012, quando i giovani climber Hayden Kennedy (USA) e Jason Kruk (CANADA) hanno schiodato buona parte della Via del Compressore. La loro intenzione era di restituire alla montagna il meritato rispetto, ma altri hanno ritenuto che si trattasse dello smantellamento di una via storica. Le azioni di Kennedy e Kruk sono state anche in gran parte percepite come sinonimo di arroganza, in quanto la linea più agevole per scalare la montagna era stata in pratica rimossa. Nell’attuale stato “frammentato” della sua via d’accesso, il Cerro Torre è certamente una delle vette più difficili al mondo da scalare.
Il picco accanto al Cerro Torre ha preso il nome da Toni Egger, vittima di una caduta fatale nel 1959. Il suo corpo è stato rinvenuto nel 1975, ma la macchina fotografica, e con essa la possibilità di avere una prova della versione di Maestri, non è mai stata ritrovata. Il fatto che Egger e Maestri abbiano raggiunto la cima nel 1959 è ritenuto un fatto ormai confutato. Quello che è successo lassù rimane ancora un mistero.