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Chi ha deluso Gabriele Muccino?

Gabriele Muccino ha denunciato qualche giorno fa la “cialtroneria del cinema italiano”. Certo, è oramai di moda dire che il cinema italiano non è di qualità. Poi, però, escono tre film decenti e subito si parla di primavera del cinema italiano. Ma il punto fondamentale è, appunto, capire quali sono quei film italiani che più

6 Novembre 2007 08:19


Gabriele Muccino ha denunciato qualche giorno fa la “cialtroneria del cinema italiano”.
Certo, è oramai di moda dire che il cinema italiano non è di qualità. Poi, però, escono tre film decenti e subito si parla di primavera del cinema italiano. Ma il punto fondamentale è, appunto, capire quali sono quei film italiani che più ci hanno deluso negli ultimi dieci anni e che vogliamo additare come i simboli di questa crisi. Perché il problema principale è quello di dribblare qualunque tendenza al buonismo e alla carineria tipici non solo del cinema italiano ma anche di tutto lo show business che gli sta attorno. E soprattutto evitare di sparare nel mucchio. Dare la parola a chi sta fuori dal sistema cinema, secondo me, può essere utile per fare un po’ di chiarezza. Invito chi legge, dunque, a fare una lista dei film italiani degli ultimi dieci anni che più l’hanno deluso!! Nella pagina seguente la mia lista…

Ecco i miei 17 film:

I giardini dell'Eden

I giardini dell’eden, D’alatri, 1998. Dai Vangeli apocrifi ci si aspettava un film sicuramente più coraggioso.
La casa del pollo, Sussi, 2001. I doppiatori italiani decidono di fare un film. Meglio che continuino a doppiare.
Melissa P, Guadagnino, 2005. Un istant-movie che fa ridere involontariamente… era dai tempi di Bambola che non ci facevamo queste risate…
Vajont, Martinelli, 2001. Dopo lo spettacolo di Paolini, il film fa una figura barbina, nonostante il dispendio di mezzi.
L’ultimo capodanno, Risi, 1998. Pulp all’amatriciana
Il macellaio, Grimaldi, 1998. Per tutta la durata del film i labbroni della Parietti fremono in primo piano come due bistecche ai ferri…
Malena, Tornatore, 2000. Se questa è l’Italia da esportazione, abbiamo capito perché importiamo dai cinesi…
Nonhosonno, Argento, 2001. Ovvero: Profondo rotto
Da zero a dieci, Ligabue, 2002. Mi ricordo che uno spettatore durante la proiezione urlò: Zero!

Il pesce innamorato, Pieraccioni, 1999. L’8 e mezzo del Leonardo nazionale. Trama: un artista in crisi d’ispirazione decide di fare sua l’invocazione di Toto Cutugno “Voglio andare a vivere in campagna”…
Il signor quindicipalle, Nuti, 1998. Nuti è veramente bravo a giocare a biliardo: ma è un motivo valido per fare un film?
Liberate i pesci, Cristina Comencini, 2000. L’ennesimo esempio di cinema che vuole essere simpatico ad ogni costo.
Il pranzo della domenica, Vanzina, 2003. Politica, TV e stereotipi pseudo sociologici a valanga.
Gialloparma, Bevilacqua, 1999. Film che sembra tratto da un fotoromanzo più che da un romanzo.
Canone inverso, R. Tognazzi, 1999. Il film non è riuscito e non si può usare come alibi il fatto di aver parlato del nazionalsocialismo o della primavera di Praga.
Ogni lasciato è perso, Chiambretti, 2001. Piero C. è il protagonista del film: C. non starà mica per Chiambretti? Eh beh, Kafka non ha predicato nel deserto…
Fantozzi 2000, la clonazione, Saverni, 2000. In questo caso come dare torto a chi è contro l’ingegneria genetica?