Chi ha detto che in Italia il cinema politico è morto? Ci sono segnali di “razzi” positivi
I giornali danno la buona notizia, un uomo politico importante, scoperto da Maurizio Crozza, compare all’orizzonte del nostro cinema, un primo segnale di miglioramento?
Dopo la rottamazione del Senato, voluta dal premier Matteo Renzo, i politici sono preoccupati. Nonostante le tante bufere economiche, Renzi ha detto più volte esplicitamente che oggi bisogna ridurre i costi della politica, quindi va chiuso il vecchio Senato per fare spazio ad un nuovo organismo, ridotto a cento persone; chiuse le province, pare, ma sul tema le opinioni spesso non collimano, quindi si prevede un’ondata di disoccupati della politica, non è finita. Il morso del Rottamatore, che non nasconde la possibilità di essere pure lui Rottamato (Renzi lo ha detto agli scouts, rivendicando la sua già chiara esperienza di formazione) da chi lo considera un vero Lupo cattivo. Ma colpirà ancora: sono in angoscia le migliaia di burocrati dello Stato che temono di essere esodati; e sono quindi stuzzicati, invitati o a prepensionarsi o a cercarsi un altro mestiere, evitando umilianti discariche politiche.
Ci sono notizie che consolano. Il cinema italiano serra i ranghi e, superate anche per decessi le vecchi generazioni, superata in parte la problematica dei falsi giovani che aspirano soltanto alle sovvenzioni statali o regionali debuttando a 40 anni e passa, mostra di sapere guardare lontano. La notizia è un vero florilegio dedicato a un sano requilibrio tra il passato remoto, quello prossimo, e il futuro; un bijou, un babà. Leggo sul Corriere della Sera, solitamente bene informato, le seguenti, chiare righe:
“Antonio Razzi, attore. Il deputato di FI reso leggendario dalle gag di Maurizio Crozza è stato chiamato dal regista Sergio Martino per un film: ‘Mi ha solo detto che ci saranno cinque o sei attori noti, ma non so chi siano. C’è chi dice Lino Banfi, chi Robert De Niro’. E Razzi? Che parte farà?: ‘Se non faccio quella di protagonista non accetto, o fai il numero uno o è meglio lasciar perdere’”.
Cacchio, Razzi, non si poteva concludere meglio la notizia, la indiscrezione e mi auguro che non si tratta di bufala ferragostana. Razzi, abbiamo bisogno di gente come lei, chiara di idee e di propositi. Razzi, non ci son c…zi. Innanzitutto, una verifica storica. Lei ricorderà caro Leggendario nominato da suo maestà Crozza, il film “Ladri di biciclette” il cui protagonista Lamberto Maggiorani ebbe un grande successo come attore preso dalla strada; tanti altri ce ne furono in quegli anni e poi a poco scomparvero mentre avanzava, strisciava la decadenza del cinema italiano dopo la grande stagione della commedia italiana.
Non ci troviamo, certo, nelle condizioni dell’Italia distrutta dalla guerra e in attesa del miracolo economico che venne tardi e poi si è sfarinato nella politica che non sa che pesci prendere. Abbiamo avuto anni grandi sugli schermi, un po’ meno su quelli delle tv, e dobbiamo comunque proteggere le nostre Leggende trovando i nuovi Leggendari. Lei mi pare particolarmente adatto. Non viene dalla strada ma viene da banchi del Parlamento, sui quali è successo di tutto: dalle botte alla ostensione del cappio da forca, e così via. Lei non ha cercato nessuno, l’hanno cercata. Sergio Martino è un professionista, fratello di Luciano, che era un bravo cineasta, spiritoso, una persona simpatica e capace, purtroppo non c’è più, che non ha soltanto “inventato” i film-doccia per la bella, intelligente (davvero), Edvige Fenech, e tanti altri film, fra i quali non mancano i titoli interessanti (ad esempio, “L’arte di arrangiarsi” sceneggiato per Luigi Zampa). Lei, Razzi, fa bene ad attendere la definizione degli attori che dovranno, credo, integrare il cast. Sarà, pare, un film internazionale, con uno delle glorie nazionali, Lino Banfi che dovrà trovarsi accanto Bob De Niro. Lei metta subito le cose in chiaro. Come ha sempre fatto, nella carriera politica, e persino nelle gag di Crozza, influenzate dalla sua misura civile, umana, politica, che riceve il battesimo della autenticità della semplicità regionale, da sempre motore della ispirazione. Lei paventa quel che paventiamo tutti. Rottamati dal casting per la politica, gli “ex onorevoli” per restare onorevoli o onorati possono rivendicare altri incarichi, altre prebende, altre indennità. Si difenda. Si profila una ennesima esondazione: questi “esodati finanziati” dove li mandiamo? Lei parte bene: “Se non faccio quella di protagonista non accetto, o fai il numero uno o è meglio lasciar stare”.
Già, siamo un Paese pieno di “numero uno” nelle stanze del potere. Il film avrà per titolo noto, potrebbe essere un remake: “L’arte di arrangiarsi”. Andrà benissimo, se lei sarà disoccupato; malissimo se non lo sarà e comunque potrà sempre dire che ha cercato anche nel cinema di fare qualcosa per l’Italia. Leggendario. Fumisterie. Coccoloni da Ferragosto.