Home Festival di Venezia Ci siamo, quasi: il 31 agosto il via al Festival di Venezia – che dirà Olmi?

Ci siamo, quasi: il 31 agosto il via al Festival di Venezia – che dirà Olmi?

Italo Moscati s’interroga sullo stato del cinema italiano interpellando il regista Ermanno Olmi

pubblicato 2 Agosto 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 09:40


Il breve articolo di approfondimento che vi proponiamo di seguito, redatto dal nostro Italo Moscati, solleva questioni che in uno spazio come il nostro si possono solo sfiorare. Tutto verte sul cinema nostrano, ed in particolar modo sui margini che questo ha di miglioramento. Si badi bene che la questione non riguarda solo chi il cinema lo vive “dal di dentro” (essenzialmente, perché “ci campa”), bensì tutti coloro i quali sarebbero tentati a farne parte – a dispetto dell’evidente scoraggiamento che imperversa un po’ da dovunque – nonché coloro che “semplicemente” ne hanno a cuore le sorti.

D’altro canto la salute di un settore come questo, come quella di tanti altri settori, dipende proprio dallo stato in cui versano certe dinamiche, che definire “interne” oramai ha poco senso. Nello scritto ci si domanda in che modo si potrebbe avere il coraggio di intraprendere questo grande sogno che orbita attorno al grande schermo, prendendo spunto da quanto ultimamente dichiarato dal regista Ermanno Olmi riguardo ai tagli alle sovvenzioni per il cinema.

Uno spunto interessante, volutamente ed inevitabilmente non esaustivo, ma che tocca a nostro modo di vedere i tasti giusti. Nel nostro piccolo, non manchiamo di sederci accanto ad Italo, orecchie tese all’ascolto, in attesa che qualcuno ci illumini senza vane elucubrazioni di alcun tipo. Suvvia, però… senza troppi patemi d’animo, dato che certi appunti del maestro Olmi appaiono tutt’altro che insensati. L’articolo lo trovate dopo il salto.

CI SIAMO, QUASI: il 31 agosto il via al Festival di Venezia – che dirà Olmi?

di Italo Moscati

Con il film fuori concorso, “Il villaggio di cartone”, anche Ermanno Olmi sarà fra gli autori di un Festival (o Mostra) che ha presentato un programma già illustrato dal nostro Cineblog.

Considero Olmi, da sempre, uno dei più sensibili e profondi registi italiani, e lo apprezzo per il suo stile semplice e diretto. Non dirò quali sono le sue opere che preferisco e ricordo, per ognuna di esse bisognerebbe spendere le giuste e misurate parole. Dirò invece qualcosa su un intervento che Olmi ha fatto di recente al Vittoriale degli Italiani, la monumentale cittadella dannunziana di Gardone Riviera, Brescia.

Il regista era stato invitato dal presidente della relativa Fondazione, lo storico Giordano Bruno Guerri, che gli ha consegnato un premio alla carriera, meritato. Guerri nel corso dell’incontro ha posto una domanda al regista. Una domanda importante e delicata. Lo spunto veniva dalla recente notizia dell’annullamento del Tar del Lazio dei premi di qualità (soldini e soldoni) per il cinema di qualità relativi al 2006.

Guerri – immagino – abbia voluto cogliere lo spunto di attualità per consentire a Olmi di rispondere sull’annoso problema delle sovvenzioni e delle varie forme di finanziamento pubblico del cinema, problema su cui non mi soffermerò.

La risposta generale e generica, ma bruciante, è quella che ho letto su un sito internet che ha pubblicato un resoconto sull’incontro. Eccola: “Io direi di tagliare tutte le sovvenzioni: tanto niente è più forte del volere dell’uomo e, se una persona crede davvero a un progetto, riesce in ogni modo a portarlo a termine. Se ci ricordassimo di questa forza che l’uomo ha, potremmo realizzare anche una società democratica e civile”.

Una frase netta e schietta, come piacciono a Olmi, uomo senza peli sulla lingua. Affermazioni apparse nei giorni intorno al 24 luglio, quando – in questa data – il regista ha compiuto 80 anni.

Ecco: questa data ha fatto scattare in me un ricordo. Uno scambio di opinioni che ebbi con un altro grande, Eduardo De Filippo. Proprio il giorno in cui diventò ottuagenario disse che lui avrebbe tagliato tutte le sovvenzioni, allo scopo di rigenerare il teatro che come il cinema, secondo lui, avrebbe avuto bisogno di una cura draconiana di tagli per togliersi vizi di passività e di parassitismo.

La distanza di tempo (Eduardo ci ha lasciato nel 1984) non cancella una questione che mostra ancora una grande attualità, proprio in relazione ai tagli e supertagli fatti allo spettacolo dal ministro Tremonti e mal sopportati dai ministri del dicastero e da tutto l’ambiente dello spettacolo.

In nome di ciò, ovvero del disagio grave di questo ambiente e degli addetti, sarebbe opportuno prendere una iniziativa utile e decisiva (?).

Richiamare Olmi, con o senza Guerri, e mettere a confronto la sua opinione sopra indicata con quella dei registi, produttori, attori e professionisti che vivono del, nel e col cinema.

Sarei, saremmo curiosi di capire, in un’occasione di verità, la situazione italiana posta in relazione con le situazioni di altri paese specie europei che ricorrono sistematicamente alle sovvenzioni, agli aiuti.

Certo, come dice Olmi, la forza dell’uomo che crede in un progetto può far saltare tutti gli ostacoli.

Ma osservo, e chiudo, quale forza serve per rendere la nostra società più democratica e civile (si fa per dire) è responsabile di distruzioni nel passato (con criteri insensati o sbagliati di sovvenzioni) e di distruzione in corso del presente? Chi ama e vuole fare il cinema da dove può cominciare? L’unica forza di cui dispone chi progetta di fare cinema è la determinazione? Come? Quando? Con chi e per chi? Sono sicuro che non solo Olmi ma anche altri maestri indiscussi potrebbero rispondere con franchezza e dire cose… indispensabili.

Festival di Venezia