CineBlog consiglia: La 25a ora
New York post-11 settembre: una città nella notte, squarciata da mille piccole luci e soprattutto da due fasci blu elettrici che scorrono paralleli verso le tenebre della notte. E in questa città di cose ne succedono tante… Quella che Spike Lee ci racconta è la storia di uno spacciatore di droga, Monty Brogan, che è
New York post-11 settembre: una città nella notte, squarciata da mille piccole luci e soprattutto da due fasci blu elettrici che scorrono paralleli verso le tenebre della notte. E in questa città di cose ne succedono tante… Quella che Spike Lee ci racconta è la storia di uno spacciatore di droga, Monty Brogan, che è ormai arrivato all’ultimo giorno di libertà: dopo dovrà dire addio a tutto e a tutti, dovrà dire addio ai suoi amici, dovrà dire addio al padre, dovrà dire addio al cane che lui stesso ha salvato da morte sicura e che gli è molto affezionato, dovrà dire addio alla sua ragazza. Gli restano quindi 24 ore per mettere a posto la sua coscienza, per mettere a posto gli ultimi affari, per mettere a posto la sua vita e per mettere a posto le ultime verità che restano da chiarire. Spike Lee spacca la sua storia, la frammenta, la taglia: sa che non si deve raccontare un film svolto nell’arco di una giornata in ordine cronologico, sa che qualche flash-back è utile ed esplicativo, sa che sarebbe giusto anche far vedere ciò che non sarà mai possibile che accada, come nel bellissimo e tristissimo finale. Spike Lee ci descrive quindi cos’è la 25a ora: è quella che mai potrà esistere, è quella del “se” e del “ma”, è quella in cui tutti vorremmo trovarci e mai potremo viverci, è quella in cui Monty può fuggire e rifarsi una vita, può amare la sua fidanzata senza rimorsi di coscienza, invecchiare e raccontare ai suoi nipoti ciò che è stato e ciò che non sarà mai più. Ma la 25a ora, è da ripetere, non esiste: la coscienza è un macigno troppo grosso da potergli resistere, è la voglia di non doversi tormentare, è la paura di continuare a sbagliare, è la paura di dover continuare a dire “se” e “ma” all’infinito… E insieme alla storia di Monty, Lee indaga su una nazione, appunto quella americana (vedi il pungente monologo di Monty davanti allo specchio, con quel rapettaro “fuck you” che colpisce dritto la sua sporca nazione): la coscienza ce l’ha anche lei. Edward Norton regala il suo volto abbattutto e sofferente al personaggio di Monty, e ci regala un’interpretazione bellissima e indimenticabile; insieme a lui un cast di bravissimi attori, da Philip Seymour Hoffman (grande conferma) a Barry Pepper (dovrebbe essere più sfruttato), passando per le belle Rosario Dawson (intensa e affascinante, insieme a Spike Lee già in He got game) e Anna Paquin (bravina la ragazza, volto già ben noto al pubblico). E lungo tutto la pellicola le loro interpretazioni, le loro storie, i loro rimpianti e le loro sofferenze, le loro emozioni, i loro pianti non possono non entrare dentro lo spettatore e restarci a lungo, forse davvero per sempre.
LA 25a ORA: stanotte, 23.45, RaiTre.
Voto Gabriele: 9