Cineblog Consiglia: La banda degli onesti
La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque. Con Totò, Peppino De Filippo, Nando Bruno, Giacomo Furia.Domani martedì 9 settembre su Rai 1 alle ore 9:50 Il film riproposto domani mattina su Rai1 è un altro grande esempio della perfetta macchina comica formata dalla coppia Totò-Peppino, nonché, curiosamente, uno dei pochi senza il nome dei
La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque. Con Totò, Peppino De Filippo, Nando Bruno, Giacomo Furia.
Domani martedì 9 settembre su Rai 1 alle ore 9:50
Il film riproposto domani mattina su Rai1 è un altro grande esempio della perfetta macchina comica formata dalla coppia Totò-Peppino, nonché, curiosamente, uno dei pochi senza il nome dei due attori nel titolo. La banda degli onesti non sarà famoso come altri celebrati film del principe della risata, ma è comunque una commedia molto divertente, ben scritta e con momenti davvero esilaranti.
Totò interpreta il ruolo di Antonio Bonocore, custode di un palazzo che un giorno, in circostanze “fortunose” (la morte di un inquilino), viene in possesso di una valigia che contiene i cliché per la stampa di banconote da dieci mila lire, oltre ad una buona quantità di carta filigranata. Ed ha, dopo qualche ripensamento, la classica idea geniale che potrebbe cambiare la sua vita, facendo uscire la sua famiglia da uno stato di continua indigenza.
Per dare vita al suo piano, il poveretto ha però bisogno di alcuni complici. Innanzitutto un tipografo compiacente, che metta a disposizione la sua attività per la stampa clandestina delle banconote. E poi un artista del colore, uno che se ne intenda di tinte e scale, per rendere il tutto credibile e non una copia malriuscita. Detto fatto, i due complici si trovano a portata di mano, nel palazzo stesso di cui lui è custode.
Il tipografo è Giuseppe Lo Turco, orgoglioso dei ritrovati della tecnica che può mostrare nella sua bottega, ma inevitabilmente sommerso da debiti e cambiali. L’artista è Felice Cardoni (interpretato da uno dei più bravi caratteristi della nostra commedia, ovvero Giacomo Furia), che ha grandi aspirazioni ma per sopravvivere è costretto a decorare le vetrine dei negozi e vive ancora con la mamma.
I tre si accordano per provare a stampare una prima banconota falsa e vedere cosa accade cercando di spenderla. La prova riesce ed i tre iniziano un instancabile lavoro di stampa clandestina. Il fato, però, sta per giocare loro un brutto scherzo: il figlio di Bonocore lavora nella Guardia di Finanza e, dopo un periodo speso a pattugliare le frontiere su nel lontano nord, viene trasferito nella sua città, assegnato nientemeno alla sezione falsificazioni.
Una bella commedia davvero, che si regge, come sempre, sulle prove attoriali di commedianti di provata esperienza, su una sceneggiatura che punta molto sul confronto fra i tre caratteri diversi, e sulla presenza di personaggi di contorno gustosi e ben riusciti. Da antologia almeno due scene: la prima in cui Totò cerca di convincere Peppino della necessità di “passare dall’altra parte” (viva l’iniziativa privata!), in un mondo regolato da intrinseca ingiustizia, dove i vari “ragionieri Casoria” fanno i loro comodi arricchendosi alle spalle della gente onesta; la seconda, che potete in parte vedere a fine post, quando i tre, riuniti a notte fonda nella tipografia di Lo Turco, decidono (bellissimo il tormentone “Voi ve la sentite?”) di stampare il denaro e si scambiano sogni e desideri sul come spendere quelle enormi somme che stanno per ritrovarsi in mano.
Voto Mario: 7,5