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Cineblog Consiglia: Maratona Kim Ki-duk su Rai3

Seratona Kim Ki-duk stanotte grazie all’ amato Enrico Ghezzi che con il suo fuori orario rende le notti di Rai 3 un appuntamento imperdibile per i nostri cinefili. Lo speciale durerà dall’1:40 alle 7:00 ed è intitolato: Le mille frecce dell’arco: Kim Ki-duk. Mentre i film proposti sono: Bad Guy- Un tipo cattivo (Nabbeun Namja),

27 Ottobre 2007 08:02

Seratona Kim Ki-duk stanotte grazie all’ amato Enrico Ghezzi che con il suo fuori orario rende le notti di Rai 3 un appuntamento imperdibile per i nostri cinefili.
Lo speciale durerà dall’1:40 alle 7:00 ed è intitolato: Le mille frecce dell’arco: Kim Ki-duk.

Mentre i film proposti sono:
Bad Guy- Un tipo cattivo (Nabbeun Namja), Corea 2001, v. o. con sottotitoli italiani.

L’isola (Seom), Corea, 2000, col., v. o. con sottotitoli italiani.

Indirizzo sconosciuto Corea, 2001, v. o. con sottotitoli italiani.

Le pellicole proposte sono quelle precedenti a Primavera Estate Autunno Inverno e ancora Primavera, rappresentano il periodo più crudo della sua filmografia prima di votarsi alla pura poesia.

Le tematiche rimangono comunque costanti, soprattutto per un autore autoreferenziale come il grande Kim.

I film di stanotte sono cronologicamente vicini.
Tra L’isola e Indirizzo sconosciuto c’è però un film, Real Fiction, cui Kim Ki-duk si sente molto legato ma che fu un insuccesso.

L’isola parla di coppie sole su un lago in un luogo geograficamente indefinito (l’ambientazione e soprattutto la metafora della solitudine è molto vicina al suo film L’arco).
I protagonisti sono un uomo che ha ucciso la sua donna e l’affittuaria delle case che sono state costruite sul lago.

Il film sconvolse il Festival di Venezia, ma allo stesso tempo lo consacrò come autore di culto, probabilmente più amato in occidente che in Corea.
E’ comunque un film per palati molto forti, la scena più cruda di tutta la poetica di Kim Ki-duk è proprio nell’Isola, nel momento in cui la protagonista si fa prende all’amo (ma veramente) agganciando l’esca nel proprio utero: simbolismo evidente ma altrettanto duro (si narra che una donna a Venezia svenne quando vide questa scena; non so se è una leggenda metropolitana, potremmo chiederlo a chi c’era, certo la scena è violenta, e non è l’unica del film!)

Indirizzo sconosciuto, invece analizza le conseguenze della guerra di corea, che ha influenzato anche la vita del giovane maestro.
Naturalmente parla di persone alla deriva, come tutto il suo cinema, vittime della violenza.

I tre protagonisti sono stati irrimediabilmente segnati dalla guerra: uno è figlio di una donna coreana e di un soldato afro-americano che lo ha abbandonato, gli altri due hanno perso il padre in guerra, inoltre la bambina ha perso un occhio a causa dei giochi di guerra del fratello.
L’indirizzo sconosciuto è invece la risposta alle lettere inviate al padre e che tornano sempre indietro.

In Bud Guy, invece, un delinquente rapisce una studentessa che ha osato deriderlo e da cui è ossessionato e la avvia alla prostituzione.

Kim Ki-duk non ha seguito il percorso classico dei suoi celebri colleghi.
Arruolatosi prima nell’esercito decide di partire per Parigi per diventare pittore.
La sua vocazione alla pittura si vede in ogni inquadratura. I suoi film sono esteticamente molto profondi ed affascinanti.

Elemento che unisce tutti i suoi film è la crudeltà, più esplicita nella prima parte della sua carriera, metaforizzata nella seconda parte.
Il suo cinema è disturbante, violento, ricorre spesso alla tortura verso gli animali, che è la prima espressione di violenza che un uomo sperimenta e che necessariamente segna la prevaricazione del più forte sul più debole.

La violenza è compensata dalla compassione che in alcune pellicole, ma non sempre, si ritrova.

Ne l’isola la compassione iniziale è impersonata dalla ragazza che salva l’uomo, ma presto la compassione si trasforma in gelosia e poi in un rapporto masochistico.

La violenza disturbante fa da contraltare alla semplicità della metafora del cinema di Kim Ki-duk, che usa il cinema come una tavolozza.

I colori sono accesi, le parole ridotte al minimo quasi non servissero ( i quadri sono privi di sonoro no?), i gesti sono simbolo.

L’amore nel film di Kim Ki-duk non è mai lineare e nelle coppie accade spesso la prevaricazione di uno dei due sull’altro, in genere dell’uomo.
Ne l’isola la violenza è il passato e il futuro, in Bud Guy è proprio alla base del rapporto.

I suoi personaggi sono sempre degli emarginati, i sentimenti che esprimono conducono a dei gesti estremi, alla crudeltà all’autolesionismo.

Stanotte è insomma una buona occasione per vedere in un’ intensa full immersion tre lavori del primo periodo del maestro coreano.
Buona visione!