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CineBlog consiglia: Philadelphia

– In questa aula giudiziaria sono irrilevanti differenze di religione, razza, sesso, ideologie e tendenze sessuali. – Con tutto il rispetto, signor presidente, noi non viviamo in questa aula giudiziaria. Con queste battute si sintetizza il pensiero di Philadelphia, film necessario, impegnatissimo. Non solo perchè è il primo film ad alto budget ad affrontare il

31 Gennaio 2007 14:13

– In questa aula giudiziaria sono irrilevanti differenze di religione, razza, sesso, ideologie e tendenze sessuali.
– Con tutto il rispetto, signor presidente, noi non viviamo in questa aula giudiziaria.

Con queste battute si sintetizza il pensiero di Philadelphia, film necessario, impegnatissimo. Non solo perchè è il primo film ad alto budget ad affrontare il tema dell’AIDS, ma perchè è un film sulla nostra società (certo, siamo nel ’93: ma a rivederlo a quattordici anni di distanza è sconfortante vedere quanto sia ancora preoccupantemente attuale), sulle discriminazioni ignobili, sulla cattiveria umana, la stupidità e il non rispetto del diritto alla vita.
Umiliazione, ingiustizia, rabbia (repressa): tutto ciò lo subisce Andrew Beckett, giovane avvocato che viene licenziato dai suoi datori di lavoro quando questi scoprono che non solo è omosessuale ma ha contratto l’AIDS. All’inizio si rivolge a Joe Miller, brillante e famoso avvocato, affinchè lo difenda, ma vedendosi chiusa per l’ennesima volta la porta in faccia decide di farsi giustizia da solo. Almeno finchè Joe, eliminati provvisoriamente i suoi pregiudizi, non decide di assumersi l’incarico di difenderlo in tribunale…

Jonathan Demme è un autore importante e necessario, che ultimamente ha sfornato due documentari molto apprezzati (The agronomist e quello su Neil Young, di cui qui sentiamo la straordinaria Philadelphia) ed ha diretto diversi cult (Il silenzio degli innocenti su tutti). Con Philadelphia si riconferma autore capace di centrare sempre il suo argomento: e lo fa con una tecnica raffinata, con movimenti di macchina azzeccatissimi e soggettive sempre interessanti, nonchè con primi piani fondamentali ed esplicativi. Ed azzecca alcune sequenze magnifiche (notare quella, umanissima, in cui Andrew descrive la sua aria preferita eseguita da Maria Callas).

Tom Hanks vinse giustamente l’Oscar, Denzel Washington fa il suo lavoro in modo impeccabile e altamente verosimile. E a dare il “colpo di grazia”, in senso buono, ci si mette pure la bellissima Streets of Philadelphia del Boss. Stanotte, 23.10, Rete 4