Cineblog Consiglia: Prova a Prendermi
Prova a prendermi (Catch Me If You Can – USA 2001)Regia di Steven Spielberg. Con Leonardo DiCaprio, Tom Hanks, Christopher Walken, James Brolin, Martin Sheen, Jennifer Garner, Amy Adams. Stasera, Mercoledì 9 Aprile, 21.10 Rete4Storia vera di Frank W. Abagnale Jr, che dopo la crisi finanziaria del padre, è costretto a vivere da solo contando
Prova a prendermi (Catch Me If You Can – USA 2001)
Regia di Steven Spielberg. Con Leonardo DiCaprio, Tom Hanks, Christopher Walken, James Brolin, Martin Sheen, Jennifer Garner, Amy Adams.
Stasera, Mercoledì 9 Aprile, 21.10 Rete4
Storia vera di Frank W. Abagnale Jr, che dopo la crisi finanziaria del padre, è costretto a vivere da solo contando solo sulle proprie forze. Comincià così una delle più straordinarie carriere da mistificatore, falsario e truffatore che il secolo passato ricordi. Tenterà di arrestare la sua discreta ascesa il detective Hanratty dell’FBI.
“Prova a prendermi”, prima incursione nel difficile campo della commedia “pura” da parte di Steven Spielberg (prima del davvero poco riuscito “The Terminal”) si inserisce perfettamente nel percorso cinematografico del regista statunitense, e principalmente per due motivi. Da una parte perché presenta temi a lui ormai cari e che lo caratterizzano profondamente, come l’inseguimento e il dissolvimento dell’unità familiare (e i conseguenti effetti su/i figlio/figli); dall’altra, invece, perché sembra essere solo un tassello dell’opera massima che Spielberg pare aver prefissato per la propria carriera, quella cioè di arrivare a sperimentare ogni genere conosciuto.
Lontano dall’essere un’opera minore, come molti critici hanno voluto sottolineare, nella filmografia del regista, “Prova a prendermi” è in realtà un film perfettamente costruito, in equilibrio quasi miracoloso fra manie citazioniste (Hitchcock fra tutti) e invenzioni personali, fra opera d’intrattenimento puro e film sotterraneo, viscerale, spesso anche fastidioso. La luccicante ricostruzione dei favolosi anni ’60 è sin troppo evanescente e zuccherosa per non far pensare che è la rappresentazione di un mondo di cartone quello che il regista ci sta offrendo. Un mondo dove solo l’apparenza conta, dove titoli, diplomi e lauree non necessariamente servono.
Per fingersi medico basta aver visto “Il dottor Kildare”, per diventare avvocato “Perry Mason” è più che sufficiente. La televisione è già in quegli anni principale maestra (buona o cattiva non sta a noi dirlo). La personalità di Abagnale riluce e luccica come un buon schermo a 15 pollici, e chi si fa ingannare, chi non vuole vedere la mancanza di competenza dietro il finto medico, l’abuso di espressioni ridicole e fuoriluogo dietro l’avvocato, non è meno colpevole del truffatore stesso. Sopra tutto ciò il dramma della famiglia di Frank, la crisi del padre (un Walken in uno dei suoi ruoli più riusciti), il divorzio dei genitori. Un’America che va a pezzi mentre le hostess continuano a sorridere meccanicamente e il cemento e l’acciaio s’innalzano con l’intenzione di sedurti.
Con gli ultimi film di Spielberg “Prova a prendermi” sembra condividere il destino di un finale tirato via in fretta, al solo scopo di riassumere la morale ad uso e consumo di spettatori dummies o, in altri casi, come in “Minority Report” o “La guerra dei mondi”, far tornare tutti i nodi al pettine di un buonismo frettoloso e pacificatorio.
Se è vero che in questi finali bruschi e apparentemente appiccicati senza molto senso se non quello commerciale, è lecito riscontrare queste intenzioni, è anche vero che forse il loro ruolo non è così scontato: da un certo punto di vista gli orizzonti che aprono, apparentemente così idilliaci, sono il freddo e triste rientro nella routine abituale, rispetto alla quale mostri venuti dallo spazio, pazzi legislatori o implacabili agenti dell’ FBI ridiventano improvvisamente incredibilmente seducenti.
Al di là di queste considerazioni “Prova a prendermi” è un ottimo film, godibilissimo, come già detto, a molti livelli, con un invidiabile senso del ritmo (che quasi mai cade durante la narrazione) e con contributi artistici e tecnici superlativi (si pensi solo alle scenografie di Jeannine Oppewall). Tutta da godere la sequenza dei titoli di testa, in perfetto stile retrò.