Cineblog Consiglia: Un giorno di ordinaria follia
Un giorno di ordinaria follia (1993) di Joel Schumacher. Con Michael Douglas, Barbara Hershey, Robert Duvall, Tuesday Weld.Stasera 22 settembre su Rete 4 alle ore 23:25 Un piccolo grande classico, nonché uno dei film migliori del veterano Schumacher, Un giorno di ordinaria follia si pone come una scheggia impazzita nel panorama filmico americano. Amaro, disincantato,
Un giorno di ordinaria follia (1993) di Joel Schumacher. Con Michael Douglas, Barbara Hershey, Robert Duvall, Tuesday Weld.
Stasera 22 settembre su Rete 4 alle ore 23:25
Un piccolo grande classico, nonché uno dei film migliori del veterano Schumacher, Un giorno di ordinaria follia si pone come una scheggia impazzita nel panorama filmico americano. Amaro, disincantato, violento sulla psiche ancor più che sul fisico.
E soprattutto con un Michael Douglas perfetto nel ruolo di cittadino modello della classe media made in USA che un giorno, bloccato nell’asfissiante traffico di Los Angeles, decide di allentare i cordoni della sanità mentale che all’apparenza ci coinvolge tutti, per dare finalmente libero sfogo alle frustrazioni che albergano in ognuno di noi. Un modo tutto suo, e forse l’unico ai giorni nostri, per raggiungere davvero una libertà interiore.
Armato di giacca e cravatta (la divisa dei nuovi eserciti che invadono le nostre città), ma soprattutto di un arsenale di armi assortite ben celato nel cofano della sua auto, William ‘D-Fens’ Foster abbandona la strada maestra e parte per una personalissima crociata contro il mondo moderno, le sue ingiustizie e contraddizioni. Una crociata che dovrebbe trovare giusta conclusione nel ritorno a casa, meta ultima e desiderio recondito di ogni buon borghese che si rispetti. Solo che la moglie ha chiesto il divorzio e non gli permette di vedere la bambina, persino nel giorno del suo compleanno.
Non è simpatico D-Fens, però non è neanche antipatico. Nonostante tutto la sua discesa negli inferi (e falling down è il titolo originale) della propria, della nostra, follia non lo pone su un piano totalmente distante dal nostro, e quindi non ci sentiamo in dovere, in potere di giudicarlo come reietto. No, perché non è un rifiuto della nostra società, bensì un frutto proprio degli eccessi a cui siamo sottoposti quotidianamente: stress, volgarità, razzismo (vedere a tal proposito il video a fine post). Un ritmo di vita che non controlliamo più, ma dal quale siamo controllati. Un ritmo contro cui spesso sogniamo di urlare “Basta!”. Solo che D-Fens ha smesso di urlare a se stesso la propria frustrazione, ed ha iniziato ad agire.
Stress è una parola che ben si adatta all’incalzare del film (regia ottima, davvero), che viaggia su due piani paralleli ma incastrati alla perfezione: il viaggio iniziatico di D-Fens da una parte, l’ultimo giorno di servizio del detective Prendergast (Robert Duvall) dall’altro. Finché i due piani finiscono per incrociarsi, scontrarsi, e le due personalità, l’una non meno tormentata dell’altra, per confrontarsi, in un finale che non è quel che appare. Sfida di personalità, sfida di attori, entrambi in ottima forma, per riflettere, tra tensione e una sottile disincantata ironia di fondo, su noi stessi e quel che ci aspetta lì fuori, nella giungla quotidiana che chiamiamo vita.
Voto Mario: 8,5