Claudio Bisio: “Grillo? Lo preferisco come comico”
57 anni e decine di film alle spalle: a poche settimane dall’uscita di Indovina chi viene a Natale? Claudio Bisio traccia un bilancio della sua carriera.
Sono passati più di vent’anni dai tempi di Mediterraneo e esattamente trenta da Sogno di una notte d’estate, esordio alla regia di Salvatores e seconda prova sul grande schermo per un’allora giovanissimo Claudio Bisio. Ora, a 57 anni, è uno dei comici e attori di maggior successo in Italia, con decine di film alle spalle e intere stagioni di successi in tv e a teatro.
Il 19 dicembre esce nelle sale Indovina chi viene a Natale? quarto film del sodalizio col regista Fausto Brizzi, omaggio al film con Spencer Tracy e commedia corale dall’evidente spirito natalizio. Claudia Gerini, pecora nera di una facoltosa famiglia, porta a casa per le feste un semplice maestro elementare, Bisio, mentre Cristiana Capotondi, presenta al padre imprenditore, Diego Abatantuono, il nuovo fidanzato, il fascinoso Raul Bova, affetto però da gravi menomazioni. Cinepanettone? Non proprio, anche se Bisio non rifiuta a priori l’etichetta di genere. E riguardo alla sfida di botteghino con il fenomeno Zalone ha dichiarato, in una recente intervista a La Repubblica:
“Checco è nato da noi. Non voglio mettere timbri, ma è figlio di Zelig. L’ho visto neomelodico per la prima volta nel vivaio di Zelig off. Capimmo subito che aveva stoffa. E’ diplomato in pianoforte, laureato. Fa finta di essere ignorante, non lo è affatto.”
Bisio talent scout, scopritore di talenti: in 15 anni di Zelig ha visto crescere gran parte dei comici di successo della nuova generazione. Un film con Zalone non gli dispiacerebbe, anche se due galli nello stesso pollaio potrebbero risultare troppi:
“Se c’è la storia giusta si farà. Per Brizzi bisogna mischiare le diversità, far gioco di squadra. Lo penso anch’io. In benvenuto Presidente ho fatto il mattatore perché era un film scritto così, pensato in origine per Roberto Benigni.”
Da anni è più attore cinematografico che comico televisivo e decisamente giunto alla maturità artistica non ha (giustamente) intenzione di tornare sul piccolo schermo a meno che ne valga la pena:
“La parola ritorno mi frena. L’ho fatto dal ’97 al 2012. Siamo stati all’avanguardia, oggi vorrei uno Zelig 2.0. Più coralità, un cast fisso più riconoscibile, interazioni. Si chiama Zelig, deve adeguarsi ai tempi. Non è necessario farlo tutti gli anni, si fa quando hai un cast pazzesco. Sogno un’edizione d’eccellenza: Zalone, Barbera, Cucciari, Ficarra e Picone, Ale e Franz. Altrimenti meglio il cinema, vivo un momento felice.”
Tanti successi, esperienze, amicizie importanti. Nell’84 girò Scemo di guerra, diretto da Dino Risi, al fianco di Beppe Grillo:
“Lì conoscemmo Coluche. Ho visto nascere in quelle sere, non dico la voglia di scendere in campo di Beppe, ma il fascino per quell’anarchico situazionista, pazzo vero che era Coluche, che si era presentato alle presidenziali francesi. Ma Beppe lo preferisco come comico.”