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Clip inedita per E’ nata una Star?

Dopo aver visto il trailer ed una prima scena inedita solo pochi giorni fa, torniamo a parlarvi di E’ nata una Star? di Lucio Pellegrini grazie ad una lunga e ricca intervista al regista, che vi attende dopo il saltino, e ad una seconda clip inedita.

18 Marzo 2012 10:00

Dopo aver visto il trailer ed una prima scena inedita solo pochi giorni fa, torniamo a parlarvi di E’ nata una Star? di Lucio Pellegrini grazie ad una lunga e ricca intervista al regista, che vi attende dopo il saltino, e ad una seconda clip inedita. Tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby, il film vede sul set Rocco Papaleo, Luciana Littizzetto e Pietro Castellitto, figlio di Sergio e qui nei panni del figlio superdotato

Tra le tante cose che una mamma non vorrebbe scoprire sul proprio figlio adolescente ce n’è una un po’ imbarazzante… a dire il vero molto imbarazzante. E non aiuta il fatto di venirla a sapere dalla vicina di casa pettegola, che una mattina ti fa trovare nella buca delle lettere un video accompagnato da un biglietto. Lucia (Luciana Littizzetto) non riesce a crederci: è suo figlio Marco (Pietro Castellitto) quello in copertina. Il film ha un titolo non proprio edificante ed è vietato ai minori. Sì, insomma, Marco a quanto pare ha un talento speciale: è una pornostar! Come si affronta una novità del genere? Lucia deve dirlo a Fausto (Rocco Papaleo), suo marito, e insieme dovranno parlarne con il ragazzo… forse da oggi nella loro famiglia niente sarà più come prima. O no? E se ci fosse un modo per prendere una cosa del genere per il verso giusto, anziché per quello sbagliato?

Dopo il saltino, come promesso, l’intervista al regista, diffusa dalla stessa Warner Italia.

Come è nata l’idea di questo film, che cosa si è riproposto di raccontare?
Avevo letto il racconto omonimo di Nick Hornby, uno dei miei scrittori preferiti per la sua
capacità unica di lavorare con leggerezza su temi drammatici, e mi aveva come sempre colpito
la sua abilità di dar vita ad una commedia piena di verità, raccontata con sentimento e sguardi
elastici. Parlandone col produttore Beppe Caschetto ho scoperto che anche Luciana Littizzetto
come me era stata molto colpita dal libro. Caschetto allora ha provato ad acquisirne i diritti
cinematografici, ma non eravamo troppo ottimisti, pensando che fosse difficile perché Hornby
riceve richieste da tutto il mondo, a partire da quelle delle major companies americane: basti
pensare alle trasposizioni di successo di suoi best seller come ALTA FEDELTÀ, ABOUT A
BOY o FEBBRE A 90°. Abbiamo scoperto però che i diritti erano scaduti da poco e siamo
riusciti ad ottenerli: l’importante sarebbe stato essere all’altezza del compito. L’unica
condizione che Nick Hornby ha posto è che una parte dei proventi vada ad una fondazione per
bambini autistici a cui tiene molto.

Quali cambiamenti avete apportato trasportando la vicenda in Italia?
Il racconto originale si svolgeva lungo 70 pagine, metà del nostro film prende spunto dal libro
mentre la seconda metà è stata pensata autonomamente come una naturale evoluzione della
vicenda, che nel libro era incentrata sull’elaborazione della sconcertante scoperta da parte
della madre: noi invece abbiamo reso la vicenda più corale, dando anche molta importanza al
ruolo del padre e del figlio. Girato a Torino, ma ambientato in una città indefinita dell’Italia del
Nord, il film si apre con il recapito a casa del pacco con il dvd porno. I due protagonisti sono
due genitori normali che si aspettano poco o niente dal figlio 19enne che cerca di studiare
all’Istituto alberghiero senza troppi risultati; ma quando scoprono che è lui l’interprete di quel
film hard, questa vicenda più grande di loro investe la loro vita e la stravolge. I due sono
sconvolti, quello che è successo ovviamente condiziona la gestione della quotidianità e dal
corto circuito nascono reazioni differenti di padre e madre nel gestire la novità. Lucia cerca di
mettere in piedi uno spettacolo teatrale nella scuola dove insegna, Fausto subisce contraccolpi
e conseguenze nella sua vita in ufficio, oscillando tra il tentativo di accettazione ed
elaborazione del trauma, e l’incubo ricorrente di una domanda senza risposta: Marco
continuerà a fare quel mestiere?.

Come e perché ha scelto i suoi attori e cosa le piace di loro?
Avevo già lavorato in passato con Luciana Littizzetto in E ALLORA MAMBO!, e coltivavamo
entrambi da tempo il desiderio di tornare a lavorare insieme: mi piacciono la sua spontaneità e
la sua verità, nel film abbiamo cercato di farle usare corde diverse da quelle che abitualmente
mostra al cinema ed in tv, che poi sono quelle che le riconosco nella sua vita di ogni giorno.
Fin da quando scrivevamo il copione, il personaggio del padre ci sembrava perfetto per Rocco
Papaleo, ideale per le sue caratteristiche, e lui l’ha sentito subito affine. Non avevamo mai
lavorato insieme prima di questo film, ma ci siamo trovati subito in sintonia, tra noi è nata
subito una collaborazione a 360 gradi: mi piace molto il suo modo di accostarsi alla commedia,
è un attore straordinario che si concede al progetto con grande generosità e fiducia. Quando è
sul set fa gruppo, non è mai egocentrico ed offre sempre grandissime soluzioni artistiche, è
capace di darti quel qualcosa in più anche nei momenti più complicati, e io ho cercato spesso
di assimilare e rielaborare le sue idee: credo che quello di Fausto sia un ruolo che gli rende
giustizia, si rivela un vero protagonista. Sono felice che negli ultimi tempi, dopo tanta gavetta,
stia ottenendo pienamente il successo che merita. Lavorando con due commedianti di razza
come Rocco e Luciana era normale che ci fosse anche tanta improvvisazione, ma abbiamo
trovato insieme facilmente una forma di divertimento serio e costruttivo, in grado di portare
comunque concretezza al film. Per quanto riguarda poi Pietro Castellitto, il suo arrivo nel cast
ha rappresentato una mossa a sorpresa: dopo aver visionato almeno 250 giovani attori mi
sono imbattuto in lui guardandolo recitare il ruolo di un giovane naturale e strafottente in LA
BELLEZZA DEL SOMARO, il film di cui suo padre Sergio è stato sia protagonista sia regista
l’anno scorso. Cercavo un ragazzo che portasse spontaneità alla vicenda e che fosse capace
di rendere brillanti certi momenti del film: abbiamo letto il copione e provato a lungo, e alla fine
Pietro si è convinto ad accettare col benestare della famiglia. Il film in realtà non è mai volgare
e lui è riuscito a dare al suo personaggio un ulteriore candore. Non aveva un ruolo semplice,
ma giorno dopo giorno si è rivelato un vero talento, straordinariamente schietto, spiritoso ed
intelligente, anche se non sa ancora se in futuro continuerà a recitare…

Che cosa pensa del recente boom di commedie nel cinema italiano?
La commedia mi piace da sempre, mi viene naturale entrare in questo territorio anche quando
giro dei film un po’ distanti. Oggi va per la maggiore uno standard di commedia tecnicamente
ben fatta, ma piuttosto astratta dal punto di vista della verosimiglianza, mentre la scommessa
di È NATA UNA STAR? è stata quella di lavorare su una commedia più realistica che cerca di
avere come modello un sapore anglosassone, pur portando con sé molto della nostra
commedia di sempre. Mi sento compagno di strada ideale di autori di commedie di costume
civili e sociali come Paolo Virzì e Gianni Zanasi, ma trovo ben fatti e ben costruiti ad esempio i
due IMMATURI di Paolo Genovese, mentre altri recenti film di successo puntano ad aspetti più
favolistici.