Codice 999: recensione in anteprima
Thriller urbano incastrato tra l’atmosfera e l’intreccio, Codice 999 non sfrutta a pieno delle premesse incoraggianti. Nondimeno, grazie anche ad un cast più che dignitoso, non si allontana poi molto dal portare a casa il risultato
C’è un momento, proprio nel corso delle primissime battute di Codice 999, in cui si viene presi da un corroborante déjà vu. Una sensazione che non dispiace affatto, che dice Michael Mann, forse pure Sidney Lumet, e che forse proprio per questi rimandi, voluti o meno, non attecchisce come ci si aspetterebbe. Sì perché l’ultimo film di John Hillcoat ha davvero tutte le carte in regola per essere un grande thriller, non soltanto in virtù del nutrito e notevole cast.
A posteriori, l’operazione che sembra non riuscire a pieno al regista australiano sta nella difficoltà nel coniugare i generi, attorno e lungo i quali si attaglia, ad una maggiore profondità. Probabilmente è questo, mi dico ancora a distanza di ore dalla proiezione, ovvero il presunto tradimento di premesse che potevano elevare un progetto destinato ad essere più incisivo, più grande dell’intreccio. Un intreccio che appassiona, sebbene ci metta parecchio per emergere, e quando lo fa colpisce sì, ma non saprei dire in che misura tra l’effetto del capovolgimento in sé o il suo irrompere estemporaneo nella trama.Comincia come un normalissimo heist movie Codice 999, che in gergo poliziesco indica semplicemente «agente a terra», insomma, quello che viene evocato tutte le volte che un poliziotto giace disteso dopo essere stato colpito. E la complessità della narrazione (non dei contenuti, attenzione) ha senza dubbio i propri meriti, perché di lì a poco il film muta pelle almeno altre due volte, insistendo poi su una sfilza di doppiogiochismi ai quali viene praticamente affidato il compito di tirare le fila del discorso.
Manca però l’azione, nel senso anglofono di action, quello che denomina un genere. È un po’ il tallone d’Achille di Hillcoat, su cui si glissa finché giri un film come The Road, basandoti peraltro su del materiale notevole dunque, ma che già messo alla prova da una storia come quella di Lawless comincia a mostrare dei limiti. Tanto più che Codice 999 è anche un action, e perciò, nella misura in cui tale vocazione risente di maggiori imperfezioni, si rischia di compromettere una parte importante dell’opera. Si spiega in larga parte così la troppa placidità della fase centrale del film, che, lungi dall’essere per così dire “meditativa”, è proprio lenta.
L’impressione è che Hillcoat tendesse per lo più ad un thriller d’atmosfera, urbano e forse pure un po’ sofisticato, salvo però rendersi conto che il racconto non si presta più di tanto ad una simile lettura, denso com’è di twist e personaggi coinvolti. Un impegno che tuttavia non va archiviato come mal riposto, perché lì da qualche parte il film c’è e si sente. Senza contare che l’intenzione, una volta tanto, non si mostra così irrilevante: Codice 999 cerca infatti di conciliare l’esigenza di un mood specifico a quella di un maggior coinvolgimento verso un pubblico più ampio, perciò maggiormente ripiegato sul dipanarsi della vicenda in sé.
E non solo oggigiorno in pochi, pochissimi ci riescono, ma quel che è peggio è che ancora meno sono quelli che anche solo si cimentano. Espressione di questo sano interesse verso il pubblico direi che sta a priori nel cast, che permette al film di non arenarsi anche in quei punti dove il pericolo c’è. Alcune battute, alcune espressioni, risollevano certi passaggi meno incisivi, come quando il personaggio di Casey Affleck strappa un sorriso sul finire (scena in ascensore), semplicemente con un mugugno accompagnato da un gesto della testa. Poteva andare meglio insomma, molto meglio, ma anche così Codice 999 non dispiace. Pregio della sua struttura, il cui difetto è al tempo stesso quello di non dirci poi molto sulla complessità delle dinamiche e dei suoi personaggi.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6.5″ layout=”left”]
Codice 999 (Triple 9, USA, 2016) di John Hillcoat. Con Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor, Anthony Mackie, Aaron Paul, Clifton Collins Jr., Norman Reedus, Teresa Palmer, Michael K. Williams, Gal Gadot, Woody Harrelson, Kate Winslet, Luis Da Silva Jr, Michelle Ang, Hakim Callender, Natalie Pero, E. Roger Mitchell ed Eric Maldonado. Nelle nostre sale da giovedì 21 aprile.