Home Notizie Come il cinema (ma anche la letteratura e la tv) raccontano l’amore nella fabbrica della felicità

Come il cinema (ma anche la letteratura e la tv) raccontano l’amore nella fabbrica della felicità

Si può fare la storia dei sentimenti e delle passioni, i film hanno reinventato storie esistenti e ne ha raccontate delle nuove… un grande percorso di celluloide e di pagine

pubblicato 11 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:30

Ci ho provato a raccontare lo straordinario romanzo dell’amore e della felicità attraverso gli schermi e le pagine. Ho chiesto aiuto, anzi soccorso a chi ne sapeva, a chi mi dava delle dritte, a chi ha sopportato la ricerca, inquieta, ansiosa, che mi ha preso molto tempo. L’amore è una fabbrica che lavora senza posa. Un fabbrica di immagini e di emozioni. Una fabbrica multinazionale senza stabilimento nelle zone industriali delle città o nelle zone di ciminiere e capannoni nelle campagne tra grano e cavolfiori. E’ ovunque. Quel che produce viaggia veloce, scivolando sulla crema di bellezza, verso la città dei balocchi dell’amore (per scoprire che non lo è); vende nelle strade dei centri storici e commerciali, in una pellicola di vetrine, e da molti anni sempre più nelle periferie urbane, dove le sale cinematografiche vengono risucchiate negli spazi laconici dei super-super mercati.

In questi spazi di tensioni e di eccitazioni, la felicità va all’attacco. Si compra, gli affari gonfiano i fatturati: non si può fare a meno, nel mondo dei trucchi, appunto tutti i trucchi possibili, pane e pitture quotidiani dei giochi seri delle speranze. Tutti insieme, uomini e donne, cercano puntualmente la loro personale barretta di cioccolato; tutti cercano Mr o Mrs Goodbar, l’ancora dolce di speranza, come accade alla protagonista di Una donna tutta sola con Jill Clayburgh: delusa dal e nel matrimonio ma desiderosa di ritrovare l’amore. Nessuna bandiera bianca.

Le cercavano donne come il personaggio del film di Paul Mazursky che è del 1977, e continuano a cercarla gli uomini, negli amori che incontravano, che sollecitavano o si presentavano all’improvviso, inattesi, amori che potevano essere vere e proprie scoperte,rivelazioni. La barretta di cioccolato, simbolo di un bisogno e di una ricerca inquieta, arrivò in una giornata di freddo in mezzo alle montagne coperte di neve. In un anno non troppo lontano, nel 2005. In quell’anno è stato premiato alla Mostra di Venezia il film I segreti di Brokeback Mountain, un’opera basata sul racconto Gente del Wyoming, che era stato realizzato dopo grosse difficoltà di produzione.La sceneggiatura era già pronta nel 1999 ma non si trovavano i capitali per andare sul set. Non solo. Gli stessi registi che erano stati interpellati, nomi famosi come Gus Van Sant o Pedro Almodovar, furono bloccati da circostanze non favorevoli; attori come Matt Damon lessero il copione e lo chiusero con un no. La ragione stava nel racconto pubblicato dal “New Yorker”: la storia di un amore omosessuale, fra due giovani dai cappellacci dei cowboy. La difficoltà stanno in una parola che ha fatto strada e che ancora scorre sorvegliata: omofobia. Nei paesi occidentali, dopo secoli, anni e anni di violenze, punizioni, incertezze e diffidenze, qualcosa,non poco è cambiato.

Il film ha avuto il Leone d’oro a Venezia, regista il cinese Ang Lee, attori Heath Ledger e Jake Gyllenhaal. La scena più famosa: i baci tra i due cow boy che iniziano un appassionato e doloroso percorso d’amore in una capanna spoglia nel gelo della montagna… il bacio, qualcosa di più che una tavoletta di cioccolato… Scene censurate in Cina e in Medio Oriente, e nelle televisioni. Anche la Rai, nelle prime trasmissioni del film, taglierà alcune scene, poi reintegrate nelle successive riproposte…

(Dal libro “Così amavano, così ameremo?” di Italo Moscati, Edizioni Rai-Eri, in uscita l’11 giugno).