Come il vento: trailer del film con Valeria Golino e Filippo Timi
Come il vento: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul dramma biografico che uscirà in Italia il 28 novembre 2013.
Aggiornamento di Pietro Ferraro
Dopo la tappa, fuori concorso, al Festival Internazionale del film di Roma, Come il Vento, il film di Marco Simon Puccioni con Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna e Chiara Caselli farà il suo debutto nei cinema distribuito da Ambi Pictures il prossimo giovedì.
La sceneggiatura del film è tratta dalla vita di Armida Miserere, una delle prime donne direttrici di carcere, chiamata durante la sua carriera a dirigere i penitenziari più “caldi” d’Italia a contatto con i peggiori criminali, terroristi e mafiosi del nostro tempo. Una donna condannata dalla perdita del suo amato a vivere una vita al limite, in cerca, fino alla fine, di giustizia e amore nel sistema penitenziario.
Questa è la storia di una donna guidata dal suo senso di giustizia e dal suo dolore interiore, che visse e morì per il suo lavoro. La sceneggiatura è liberamente ispirata alla vita di Armida Miserere una delle prime donne a dirigere un carcere in Italia, una donna che ha iniziato a lavorare a metà degli anni ottanta, subito dopo l’entrata in vigore della legge Gozzini e ha saputo affermarsi in un ambiente ancora militarizzato e maschilista ottenendo stima e rispetto degli agenti come della popolazione carceraria. Ciò che rende particolarmente interessante la sua vicenda umana sono le sue apparenti contraddizioni: si era fatta la reputazione di “dura” (era soprannominata “fimmina bestia” dai detenuti dell’Ucciardone) perché doveva confrontarsi con personalità molto forti, ma la sua vita è stata il continuo tentativo di mantenere vivo il suo lato più umano e femminile.
Come il vento: Fuori concorso a Roma 2013 con Valeria Golino e Filippo Timi
Armida Miserere a caccia di giustizia e amore, arriva al cinema Come il Vento, con il film di Marco Simon Puccioni, Fuori concorso al Festival Internazionale del film di Roma, in sala con Ambi Pictures dal 28 novembre 2013.
Come il Vento, spira al cinema la storia di amore e morte, giustizia e sistema carcerario, diretta da Marco Simon Puccioni, e liberamente ispirata alla vita e il suicidio di Armida Miserere, una delle prime donne a dirigere un carcere in Italia, subito dopo l’entrata in vigore della legge Gozzini, capace di conquistare la stima e il rispetto di agenti e detenuti in un ambiente militarizzato e maschilista.
Un’Armida minuta e intelligente, ironica e amichevole, ma anche esigente, inflessibile e giustizialista interpretata da Valeria Golino, che incontriamo in coppia stabile con l’educatore Umberto, romano, intelligente, irrequieto, geloso, silenzioso, con lo sguardo profondo e disperato di Filippo Timi.
Armida dirige il carcere di Lodi, Umberto lavora al carcere di Opera. Vivono insieme in una casa a metà strada tra le due città, circondati dall’affetto di pochi amici. Provano ad avere un bambino, ma la gravidanza si interrompe. Rimarginate le ferite, continuano a guardare avanti con l’ottimismo degli idealisti. La professione espone Umberto a pressioni e tentativi di corruzione, sino a quando un giorno di primavera, poco prima della pasqua del 1990, viene ucciso mentre va al lavoro.
Il mondo emotivo di Armida va a pezzi, mentre quello professionale passa i primi anni novanta servendo la causa professionale in prima linea a Pianosa, il supercarcere riaperto per sorvegliare i mafiosi più pericolosi, unica donna in un’isola abitata da 1500 uomini sulla quale ottiene rispetto con un forte rapporto di cameratismo, e tra una minaccia di morte e un’intimidazione, condivide con pochi colleghi i ritmi stressanti della giustizia nelle carceri e della lotta contro la criminalità organizzata.
Umberto è stato ucciso per non essersi lasciato corrompere da un boss, anche se il fango che i pentiti gettano sulla sua figura sono insopportabili, quanto la delusione che riceve continuamente dall’umanità , fino a quando nel supercarcere che dirige da qualche anno a Sulmona, inizia a progettare un piano per liberarsi di tutti i suoi pesi.
Un film che non celebra l’eroina, ma compie un’indagine sulla vita di una donna comune, forte e fragile, vissuta e uccisa dalla lotta per la giustizia, frutto di una co-produzione italo-francese Intelfilm – Les Films du Present, in associazione con Andrea Iervolino e Amovie, selezionato Fuori concorso al Festival Internazionale del film di Roma 2013, che arriva in sala con Ambi Pictures dal 28 novembre 2013.
Note di regia
Quando la Pasqua di dieci anni fa ho letto la notizia del suicidio di Armida Miserere, direttrice del carcere di massima sicurezza di Sulmona, ho pensato subito che avrei voluto raccontare la sua storia. Mi aveva colpito molto la vicenda di questa donna catapultata in una delle istituzioni più maschiliste e opprimenti della società che, senza rinunciare alla sua femminilità, riesce a governare gli uomini reclusi e stabilire rapporti camerateschi e di amore con i suoi compagni di lavoro. Mi interessava anche capire come e perché questa fibra, apparentemente così solida, era arrivata a spezzarsi. Indagando nella sua biografia ho scoperto che, 13 anni prima, il suo grande amore, Umberto Mormile, era stato ucciso dalla N’drangheta apparentemente perché non si era lasciato corrompere. Forse la verità è più complessa di quella che emersa dal processo, ma non era compito di questo film svelare questa verità.
La mia intenzione non era celebrare la vita di un’eroina, ma compiere un’indagine su una vita di una donna comune, forte e fragile, immersa totalmente nella lotta per una giustizia giusta.
Una donna dello stato, capace di un gesto estremo che lascia spiazzati tutti quelli che la amavano o la detestavano, un gesto che è insieme un sacrificio d’amore e una vendetta.
Quando il 19 aprile 2003 Armida ha scelto di togliersi la vita ha deciso di gettare il suo corpo contro chi, morto dentro, ha infranto i suoi sogni, dimostrando che solo chi è vivo può morire e, come il vento, continuare a vivere libero.
L’interesse di questo progetto risiede nella vicenda umana del personaggio principale e per questo ho cercato, ancor più che miei film precedenti uno stile semplice, che desse spazio alla verità del personaggio, cercando di miscelare il film di impegno civile con la storia d’amore, gli elementi più intimi e emotivi con l’aspetto sociale.
Marco Simon Puccioni
Via | Manzo Piccirillo