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Competencia oficial, recensione del film di Gastón Duprat e Mariano Cohn

Su quest’irriverente palcoscenico dove si consumano spassose angherie e cattiverie assortite, ad uscirne meglio di tutti è Antonio Banderas

5 Settembre 2021 03:04

Un tycoon dell’industria farmaceutica ha appena compiuto ottant’anni, e quando oramai nella parte superiore della clessidra resta poca sabbia, si comincia a pensare al dopo. C’è chi pensa all’aldilà, chi invece pensa al ricordo che lascerà di sé. Il ricco anziano vaglia allora le possibilità: o un ponte o un film. Sì, finanzierà un film. Il progetto viene affidato a Lola Cuevas (Penélope Cruz), la quale a sua volta suggerisce quali attori protagonisti Félix Rivero (Antonio Banderas) e Iván Torres (Oscar Martínez). Due profili agli antipodi: il primo il classico attore hollywoodiano, frivolo e sciupafemmine; il secondo, più anziano, maturato nell’ambito del teatro, che nella recitazione vede solo la purezza dell’Arte. In pratica Competencia oficial è un film sul fare un film.

Il registro è quasi da pantomima, lo si capisce subito, con quell’umorismo che si era già visto ne El ciudadano ilustre, presentato qualche anno fa proprio qui alla Mostra. Già dal primo incontro tra Lola e l’industriale, mentre discutono di cose che quest’ultimo non si sforza nemmeno di capire, si percepisce abbastanza. Il confronto però su cui poggia tutto è quello tra Félix e Iván, due personaggi costruiti in maniera antitetica, entrambi spinti all’inverosimile, ciascuno dei due ricettacolo di tutti i mali e le peculiarità dei rispettivi profili.

Duprat e Cohn non risparmiano nemmeno la regista, certo, ma anche lei in fin dei conti sta dalla nostra parte, assiste a questa gara di piccinerie e sgarbi che, poco alla volta, crescono d’intensità e gravità. Si parte dal metodo, ridicolo e molesto quello di Félix, tra urla e gargarismi, per cui viene prontamente richiamato dal collega. A sua volta a quest’ultimo non viene perdonata la presunta integrità, che inizialmente sembra per lo più lasciare indifferente Félix, finché Iván non comincia a usarla come martello. Ci sono alcuni passaggi molto spassosi, sebbene in generale Competencia oficial risulti alquanto artificioso, volutamente irrealistico, proprio per via di quelle esasperazioni che al contempo sono le stesse che scippano più di una risata.

Piacione, dunque, meno elaborato e più di pancia rispetto al precedente lavoro del duo dietro la macchina da presa.  El ciudadano ilustre sembrava quasi un documentario, e se faceva sorridere era anche in funzione della sua assoluta credibilità, già in premessa. Qui alla fine della fiera si tratta di due adulti che non si sopportano e che perciò si fanno i dispetti, il che a propria volta rappresenta un esito cercato, forse proprio per mettere in risalto la matrice infantile dietro al mestiere dell’attore, che per professione impersona altri, come fanno i bimbi però per gioco.

Non credo che i due registi argentini ambiscano a qualcosa di più di questo, ossia dare vita a una farsa in cui a farla da padrone sono due ottimi attori come Banderas e Martínez. Il primo, in particolare, ne esce molto bene, del tutto a proprio agio in un ruolo à la Clooney coi fratelli Coen, a cialtroneggiare con gusto. Duprat e Cohn quasi sempre fanno entrare entrambi contemporaneamente nella medesima inquadratura, proprio a mettere in risalto la componente agonistica di questa gara. E allora si sorride nel soffermarsi sulle pose e le espressioni di Félix quando è l’altro a parlare, in alcuni casi davvero irresistibile.

Certo, quando poi si tratta di tirare le somme Competencia oficial un po’ scricchiola; d’altro canto non è facile portare il tutto allo step successivo quando buona parte del racconto ha fatto perno su uno schema ben preciso, proposto in più soluzioni anche a costo di congelare una trama che si ferma da quando cominciano le prove fino alle riprese. È in questo avvicendarsi di sketch e piccole/grandi soperchierie, offese gratuite («quarant’anni che è in Spagna e ancora ha l’accento argentino»), sbotti estemporanei, verità urlate in faccia che s’ha da trovare il senso dell’intero progetto. Limitatamente alla reiterazione di questa formula si sorride, a volte si ride proprio (è già rimasta impressa la prova condotta sotto un grosso macigno che incombe, appeso, sopra le teste dei due protagonisti, una tecnica bislacca della stravagante regista).

Lo stesso titolo è una battuta (in italiano si legge infatti Concorso ufficiale), nera come il colore verso cui vira la vicenda, che, come accennato, vive di quest’accumulo che prima o poi deve portare da qualche parte. Ecco, non sono convinto che il territorio verso il quale ci conduce Competencia oficial sia del tutto soddisfacente, ma in corso d’opera ci si è divertiti e in alcuni frangenti lo si è fatto senza averne potuto fare a meno, il che non è da trascurare affatto.

Competencia oficial (Spagna/Argentina, 2021) di Gastón Duprat e Mariano Cohn. Con Penélope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martínez, José Luis Gómez, Nagore Aranburu, Irene Escolar, Manolo Solo, Pilar Castro e Koldo Olabarri. In Concorso.

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