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Conan The Barbarian 3D: Recensione in Anteprima

29 anni dopo Arnold Schwarzenegger, Conan il Barbaro torna in sala con il temutissimo remake/reboot, addirittura in 3D. Ecco la nostra recensione!

pubblicato 16 Agosto 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 10:15

29 anni dopo Arnold Schwarzenegger, Conan il Barbaro torna in sala con il temutissimo remake/reboot, passato dalle mani di John Milius a quelle di Marcus Nispel. Escluso l’ottimo esordio in cabina di regia, con il sorprendente The Texas Chainsaw Massacre, Nispel aveva già incontrato il mondo dei ‘guerrieri’ con l’osceno Pathfinder – La leggenda del guerriero vichingo, meritato floppone del 2007. Eppure in casa Millennium Films hanno voluto osare, affidando il mastodontico ed immotivato budget di questo nuovo Conan proprio al non più giovane Marcus, responsabile di una pellicola che sfida i confini della soggettività, perché oggettivamente ‘brutto’.

Tralasciando la presenza di Jason Momoa, esploso in questi ultimi mesi grazie allo straordinario Game of Thrones, serie tv della HBO, e più che accettabile Conan, è tutto il resto a lasciare di sasso. Perché dinanzi ad un budget stellare, pari a 100/150 milioni di dollari, Nispel è riuscito nell’impresa di dar vita ad un Hercules che incontra Xena, senza riuscire a cavalcare nemmeno l’onda del ‘trash’ voluto, o dei canonici 100 minuti di accettabile divertimento. Perché questo Conan annoia, stanca, soprattutto per colpa di una regia caotica, frenetica, poco chiara e dalle idee confuse, tanto da rimpiangere, per una volta, il mondo delle produzioni tv, nettamente superiore, con il suo Game of Thrones, a questo evitabile reboot.

E’ il 1932 quando Robert E. Howard da’ vita al personaggio di Conan, con annesso Universo fantasy. Howard, con il suo eroe duro ed imperturbabile, senza legami affettivi, assetato di vendetta, rabbioso, potente, quasi invincibile e dai modi barbari, anticipa di 20 anni Tolkien, dando vita al genere ‘Sword and Sorcery’, ovvero Spada e Stregoneria. Nel 1982 fu Milius a trasportare quel mondo in sala, affidando il difficile compito di dover interpretare il leggendario barbaro ad un giovanissimo e mastodontico Arnold Schwarzenegger. Visto oggi, il primo Conan, mette in mostra tutte le sue debolezze, il lato kitsch e gli effettacci speciali di un tempo, ma negli anni si è trasformato in un titolo di culto, conquistando botteghino e fan incalliti dello storico personaggio. Tralasciando l’evitabile Conan 2, diretto da Richard Fleischer e con un’inedita Grace Jones al fianco del confermato Terminator, il personaggio di Conan si era eclissato, tanto velocemente quanto in sordina, fino all’annuncio shock dell’interesse da parte della Millennium di dar vita ad un remake.

Anzi, più che un remake un vero e proprio prequel, nella speranza di dar vita ad un ipotetico ricco franchise. Che probabilmente non prenderà mai vita. Perché il Conan di Nispel è un concentrato di orrori cinematografici. Il film si discosta enormemente dall’originale di Milius, d’altronde l’intenzione dei produttori era quella di interessarsi all’origine di Conan, con la sua nascita, in battaglia, e la sua maturazione, da adolescente a uomo. Tralasciando il balbettante prologo, in questa prima parte l’opera di Nispel sembra anche funzionare, per poi crollare malamente minuto dopo minuto. Perché più la pellicola prosegue, più il livello qualitativo scende, toccando vette inimmaginabili verso il finale.

A colpire negativamente, innanzitutto, lo sperpero di denaro. Perché se realmente questo film ha potuto godere di un budget da 100/150 milioni di dollari, c’è da chiedersi dove e come questi soldi siano stati spesi. Alle discrete scenografie si sommano infatti imbarazzanti green screen, con mediocri effetti speciali, sfruttati solo e soltanto in una riuscita scena in cui il Barbaro si trova a dover combattere con dei guerrieri di sabbia. Per il resto l’impronta registica è quasi interamente dettata dal caos. Al martellante montaggio Nispel affianca inquadrature strette, che limitano i combattimenti, rubando l’attenzione dello spettatore, letteralmente frastornato da cotanto delirio. Se la violenza c’è, con teste mozzate, fiumi di sangue e botte da orbi, a mancare, quasi totalmente, è uno script decente. Ridotti all’osso i dialoghi, con l’unico personaggio degno di nota, quello interpretato da Ron Perlman (padre di Conan), fatto fuori subito, la storia procede per step, slegati tra loro e spesso affrettati, con una voce narrante che entra ed esce a proprio piacimento, dando l’impressione di una combattuttissima post produzione, con ricchi tagli in fase di montaggio.

Presentato in 3D, anche se alla proiezione stampa milanese mostrato (fortunatamente) in 2D, Conan The Barbarian ha paradossalmente avuto sia la fortuna che la sfortuna di uscire pochi mesi dopo il boom di Game of Thrones. Perché grazie alla splendida serie tv della HBO il mondo del fantasy è tornato a pulsare d’interesse, ma dinanzi alla sua innegabile e stupefacente qualità titoli cinematografici come questo finiscono per scontrarcisi quasi con imbarazzo. Perché negli ultimi anni la tv ha fatto passi da gigante, rubando qualità al mondo del cinema, da troppo tempo impelagatosi in produzioni folli come queste, flop certificati ancor prima di uscire in sala. “Vivo. Amo. Uccido… Sono soddisfatto“, sentenzia Conan. Ma noi, che “paghiamo, vediamo e giudichiamo“, assolutamente no.

Uscita in sala: 18 agosto
Qui il trailer italiano
Voto Federico: 4

Conan (Conan The Barbarian 3D, Usa, 2011, azione) di Marcus Nispel; con Jason Momoa, Leo Howard, Bob Sapp, Stephen Lang, Rachel Nichols, Saïd Taghmaoui, Ron Perlman, Rose McGowan, Nonso Anozie, Katarzyna Wolejnio, Bashar Rahal, Raw Leiba, Stanimir Stamatov, Shelly Varod, Raicho Vasilev