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Courmayeur 2012: L’innocenza di Clara – il trailer e la recensione (Concorso)

In anteprima su Cineblog la recensione de L’innocenza di Clara, di Toni D’Angelo

pubblicato 12 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:24

Primo film italiano in Concorso, L’innocenza di Clara si presenta al pubblico di Courmayeur con una storia dura, intorbidita da colei che sarebbe la sua protagonista, mentre invece è uno dei tasselli, magari il più rilevante, di un mosaico un po’ più ampio. Terzo lungometraggio per Toni D’Angelo, regista di origini partenopee che si dice fiero di questo suo ultimo lavoro.

Ma ahinoi questo non è che l’incipit. La durezza alla quale abbiamo fatto riferimento poco sopra si riflette in maniera piuttosto netta sull’andamento del film, trasformandosi, agli occhi dello spettatore, in un tour de force a tratti insostenibile. Film dalla nuance spiccatamente indipendente, che già in premessa si gioca tutto sul mood.

In questo piccolo centro toscano, nei pressi di Carrara, Maurizio e Giovanni sono due amici di vecchia data che conducono due vite apparentemente diverse. Uno scapolo, totalmente assorbito dal proprio lavoro presso una cava di marmo; l’altro, dai ritmi più rilassati, vive rintanato nel focolare con moglie e figlia. Finché non arriva Clara a destabilizzare degli equilibri che si davano per consolidati ed intoccabili.

La suggestiva immagine d’apertura ce l’avrebbe dovuto suggerire: di lì a poco verrà messa in moto una di quelle vicende che non lasciano scampo alcuno. Perché è bene dirlo, al di là di preferenze di sorta; L’innocenza di Clara è un film pesante. Non tanto per il tema trattato, dato che dalle nostre parti riteniamo che non esista storia che non meriti di essere raccontata, quanto per la realizzazione.

D’Angelo adotta uno stile che scoraggia, infarcendo la pellicola di situazioni ai limiti del tedio. Tuttavia ciò che davvero stona è la successione di tali immagini, o per meglio dire, il loro montaggio. Pare che L’innocenza di Clara abbia avuto una gestazione piuttosto travagliata, per via di un triplice montaggio dal quale il regista afferma di aver tratto enorme giovamento. Eppure sembra che D’Angelo non abbia avuto modo di applicare quanto appreso già nell’ambito di questo progetto.

Tanti, troppi gli elementi che lasciano perplessi. Certi stacchi tendono addirittura a generare fastidio, ma non nel senso probabilmente inteso dagli autori; data la vicenda, magari, si puntava ad un effetto opportunamente straniante, del quale però non si ha traccia, se non in negativo. Si passa con eccessiva disinvoltura da un ambiente a un altro, da un episodio a un altro, alternanza che in alcuni punti finisce col minare la progressione degli eventi, quale che sia la loro natura. Insomma, sotto questo specifico aspetto, un montaggio oltremodo abulico.

Forzate certe interpretazioni, come quella del personaggio di Arien (Giulio Beranek), il ragazzo in scooter che appare troppo spaesato per risultare anche solo lontanamente credibile. E nemmeno le buone interpretazioni di due bravi attori come Luca Lionello ed Alberto Gimignani riescono a coprire certe défaillance della seppur avvenente Chiara Conti, la quale ha inoltre la sfortuna di comparire in alcune delle scene meno sopportabili dell’intero film: è questo il caso della serenata d’addio dell’amante, del passaggio in scooter, oppure delle battute sin troppo stereotipate con cui, sul finire, cominciano a venir fuori gli altarini.

La fine. Beh, prima di quella ci si mette un bel po’, dato che i non lunghissimi 82 minuti in sala danno il senso delle tre ore abbondanti. La pericolosa consuetudine della provincia, che si voleva mettere in risalto, cade sotto i colpi inferti da una sceneggiatura incerta, celante un mistero verso cui dà al tempo stesso l’idea di non volerci condurre. Il malessere covato da tutti i personaggi, ognuno a proprio modo, anziché renderci in qualche misura partecipi, ci allontana. In un dato punto, qualcosa sembra muoversi.

Un sussulto, quando Clara presenta l’amico del suo uomo al padre. Un estemporaneo e logico senso di déjà vu ci assale, salvo poi essere tristemente vanificato già nella sequenza successiva. Per poi inabissarsi definitivamente, dove nemmeno un finale discreto ma scontato può più farci nulla. E l’atmosfera, che doveva contribuire in maniera determinate ad elevare le sorti de L’innocenza di Clara, si mostra sin troppo apatica per poter raggiungere tale scopo.

Voto di Antonio: 4

L’innocenza di Clara (Italia, 2012). Di Toni D’Angelo, con Chiara Conti, Alberto Gimignani, Luca Lionello, Bobo Rondelli, Giulio Beranek, Rosanna Gentili e Irene Goloubeva. Nelle nostre sale da domani, giovedì 13 Dicembre.