Creature di Dio: trailer italiano e la colonna sonora del film con Emily Watson (Al cinema)
Tutto quello che c’è da sapere su “Creature di Dio”, il dramma irlandese al cinema dal 4 maggio con i candidati all’Oscar Emily Watson e Paul Mescal.
Dopo la tappa al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, dal 4 maggio nei cinema italiani con Academy Two Creature di Dio, il dramma di Saela Davis e Anna Rose Holmer con Emily Watson e Paul Mescal che ci porta in Irlanda, in uno sperduto villaggio di pescatori, dove una madre è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio e il proprio senso d’integrità.
Creature di Dio – Trama e cast
La trama ufficiale: In Irlanda, in uno sperduto villaggio di pescatori, una madre (Emily Watson) è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio (Paul Mescal) e il proprio senso morale. Una bugia raccontata per coprire il figlio da un’accusa infamante rischierà di mandare in frantumi la famiglia e il futuro della piccola comunità di cui fa parte.
Il cast include anche Seán T. Ó Meallaigh, Declan Conlon, Steve Gunn, Marion O’Dwyer, Aisling Franciosi, Toni O’Rourke, Leah Minto, John Burke, Lalor Roddy, Enda Oates, Isabelle Connolly, Brendan McCormack, Barry Barnes, Wendy Dynan-Gleeson.
Creature di Dio – Trailer e video
Curiosità sul film
- Saela Davis e Anna Rose Holmer dirigono “Creature di Dio” da una sceneggiatura di Shane Crowley e Fodhla Cronin O’Reilly.
- Le location delle riprese includono Cladnageragh, Teelin, Kilcar, Killybegs, fino a Glencolmcille, tutte città e villaggi della Contea di Donegal, in Irlanda.
Note di produzione – Il film
Grazie a una recitazione quietamente intensa ed incisiva, “Creature di Dio” ci prende per mano e ci fa entrare nella quotidianità di un piccolo villaggio di pescatori irlandese, battuto dal vento, e nella vita di una famiglia, i cui legami sono burrascosi come il mare su cui faì affidamento per la sua sopravvivenza. Da questi elementi incalzanti emerge una storia coinvolgente, che si potrebbe definire addirittura epica per le sue implicazioni morali. La storia ha inizio quando Brian O’Hara, dopo aver trascorso sette anni all’estero, ritorna a casa. Qui la sua famiglia alleva ostriche con grande fatica. Il suo ritorno inizialmente sembra la risposta alle preghiere di una madre, Aileen, ma ben presto diventerà anche la croce di cui la stessa dovrà farsi carico. Quando Brian verrà accusato di un crimine terribile Aileen istintivamente mentirà per proteggerlo. La sua identità di madre è sinonimo di sacrificio personale e difesa della sua famiglia. Mentre le conseguenze della sua menzogna si ripercuoteranno sul villaggio e le tensioni a lungo trattenute inizieranno a trapelare, affiorerà altresì la stoica devozione di una madre e la sua tragica rovina. Sono pochi i figli che ritornano in questo villaggio costiero che offre sempre meno opportunità di riscatto umano e sociale. È un luogo afflitto da azioni mai giustificate, da segreti mai rivelati, da richieste di perdono mai pronunciate e da ricordi tormentati e sospesi come fantasmi. È anche un luogo caratterizzato da una paurosa autodifesa, dove i pescatori locali rifiutano volutamente di imparare a nuotare, nonostante il costante pericolo di annegamento, per non essere obbligati a rischiare la vita nel tentativo di salvare altri. Aileen è estremamente felice di vedere il suo figliol prodigo tornare a casa per rilanciare le attività commerciali – per quanto precarie – della famiglia. Lo guarda con piacere mentre rientra nei ritmi ripetitivi delle maree e nel beneficio dato dal lavoro duro. Ma quando la polizia la informa che Brian è sospettato di aver violentato una sua collega di fabbrica, Aileen precipita in un incubo sempre più drammatico. Divisa fra amore, vergogna e il desiderio disperato di proteggere quel poco che ha al mondo, Aileen deve confrontarsi con il silenzio e la negazione che da lungo tempo tengono in ostaggio la piccola comunità in cui vive. Le co-registe Saela Davis e Anna Rose Holmer intrecciano un tessuto poetico di relazioni: madre e figlio, passato e presente, umanità e natura, ispirate dalla dolente e bella sceneggiatura di Shane Crowley, affascinate soprattutto dalla figura di Aileen. “Aileen ci ha veramente commosse perché la sentivamo come una persona che non avevamo maiconosciuto in questo modo. Abbiamo visto un’opportunità per scomporre e re-immaginare l’archetipo di una madre costrettaì nel ruolo di spettatrice e l’abbiamo messa invece al centro della nostra narrazione,” dice Davis. Holmer continua: “Sono state la storia di Aileen, la sua psicologia e il suo cambiamento a ispirarci la realizzazione di un film in cui le vite delle donne, in particolare, sono complete e a tutto tondo, un film in cui le loro vite interiori risultano cinematografiche quanto quei panorami sconfinati.”
Note di produzione – Le origini
“Creature di Dio” è iniziato come inizia la sua storia: con un mare implacabile. È stata la produttrice del film, Fodhla Cronin O’Reilly, ad avere per prima l’idea di guardare dietro l’aspetto affascinante di un villaggio di pescatori irlandese per trovare le complicazioni morali delle vite dei suoi abitanti. Fodhla è cresciuta in un villaggio simile di pescatori nella contea di Kerry, sulla tempestosa costa occidentale irlandese. “Volevo raccontare una storia sul mondo da cui provengo,” dice Fodhla, “volevo parlare della vita dura dei pescatori locali che combattono contro un mare crudele; volevo mostrare come questo paesaggio fatto di onde ostili può offrire un alone di epicità anche alle vite più umili. In questo paesaggio primitivo che sembrava tenerci tutti alla sua mercé, un disaccordo sulle licenze di pesca delle ostriche poteva assumere l’importanza di un grande conflitto territoriale. Qui, il banale e l’ordinario sembrano allargarsi fino ad entrare nel regno della mitologia.” Cronin O’Reilly ha scelto per la sceneggiatura del progetto Shane Crowley, un amico d’infanzia proveniente da una cittadina limitrofa della sua stessa contea di Kerry. A quell’epoca Crowley non aveva ancora una formazione professionale ma le lunghe e poetiche e-mail in cui raccontava dei suoi viaggi avevano affascinato Cronin O’Reilly. I due hanno iniziato così il processo creativo che nel giro di un decennio si è trasformato in una sceneggiatura. La storia ha preso forma via via, ascoltando sempre più storie di donne, in tutta l’Irlanda, che dopo aver denunciato di essere state vittime di violenza sessuale, erano state ignorate e ostracizzate dalle loro piccole e chiuse comunità. “Siamo rimasti profondamente scioccati dal modo in cui queste donne erano state trattate,” dice Cronin O’Reilly.ì “Avevo l’impressione che la voce stessa di queste donne, con cui ero cresciuta, fosse stata strappata loro proprio quando io stavo cominciando a trovare una voce mia. Ho sentito il dovere di usare la mia voce per mettere in evidenza queste storie che dovevano assolutamente essere portate alla luce.”. I due hanno immaginato la storia di una madre e di un figlio, e della menzogna che la madre sostiene per proteggerlo quando viene accusato di violenza sessuale. “Volevamo esplorare il privilegio maschile attraverso una relazione fra madre e figlio” dice Crowley “e volevamo esplorare la politica di genere del nostro mondo. Una storia che parla del conflitto interiore di una madre divisa fra l’amore incondizionato per il figlio e il proprio senso morale”. Il colpo di fulmine creativo è arrivato con il film che segna il debutto di Anna Rose Holmer (con montaggio di Saela Davis), intitolato The Fits. Cronin O’Reilly intuì immediatamente che era questo il tipo di sensibilità che le serviva per realizzare Creature di Dio. Quando venne il momento di cercare un regista per il progetto la produttrice seppe subito chi scegliere. (…) Davis e Holmer si sono ripromesse di onorare il profondo senso locale della storia, di catturare il cuore pulsante di un villaggio inchiodato agli umori del mare e di una famiglia incatenata a modelli di vita ereditati, portando al tempo stesso il loro punto di vista e il loro amore per un cinema visceralmente pieno di compassione. “Sapevamo che questo sarebbe stato un lavoro frutto di più autori e avevamo bisogno delle sensibilità di Saela e Anna,” commenta Crowley. “I loro appunti sulla storia e il loro modo estremamente visivo di raccontare (…), erano molto profondi ed emotivi. Abbiamo lavorato piuttosto intensamente per due anni integrando il loro modo di vedere il mondo all’interno della storia che Fodhla e io avevamo condiviso con loro.” In particolare poi, Davis e Holmer si sono recate in Irlanda, per conto loro, per immergersi nella vita burrascosa, feconda e implacabile che ha forgiato le decise personalità dei personaggi. “Uscire per raccogliere le ostriche, avvertire sulla pelle il senso del vento teso dell’Irlanda, e sentire la natura della vita nella contea di Kerry è stato parte integrante della preparazione al film quanto tutto il resto,” afferma Davis. “È stato davvero speciale dedicare quel periodo a rendere quell’esperienza sensoriale che è una parte essenziale del nostro processo di creazione cinematografica.” Ben presto, le due registe iniziarono a scambiare riferimenti cinematografici con Cronin O’Reilly e Crowley. Questi riferimenti includevano Leviathan di Andrey Zvyagintsev, una parabola moderna che ha come scenario le proporzioni mitiche di una cittadina costiera russ e l’adattamento di Lynne Ramsay del libro e ora parliamo di Kevin che parla di una madre che deve affrontare l’orribile atto criminale del figlio. Abbiamo fatto anche parecchie conversazioni sui rapporti tra uomini e donne, tra genitori e figli, sul restare o partire. “È stato un processo molto profondo,” commenta Holmer. “abbiamo condiviso le nostre emozioni, i lividi e le cicatrici che ognuno di noi si porta dentro. Sono carichi pesanti da portare ed è stato bello condividerli”.
Saela Davis & Anna Rose Holmer – Note biografiche
Saela Davis e Anna Rose Holmer sono cineaste che hanno la loro base operativa a Brooklyn, New York. Nell’ultimo decennio, Saela e Anna hanno collaborato a svariati cortometraggi e lungometraggi di finzione, oltre che ad opere di non fiction. Ciascuna di loro ha assunto diversi ruoli (cineoperatrice, montatrice, sceneggiatrice, regista, produttrice) per ciascun progetto. La loro collaborazione più nota è per il lungometraggio The Fits (Saela nel ruolo di montatrice e sceneggiatrice, Anna in quello di regista e sceneggiatrice). Presentato al Festival internazionale del cinema di Venezia del 2015 e al Sundance Film Festival nel 2016 The Fits è stato nominato per il premio ‘Miglior regista emergente’ ai Gotham Awards nel 2016 e come ‘Miglior esordio agli Independent Spirit Awards del 2017. Ha vinto il Critics Award al Deauville Film Festival del 2017. “Creature” di Dio segna il loro debutto come team di regia per un lungometraggio.
Creature di Dio – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Danny Bensi & Saunder Jurriaans (Regali da uno sconosciuto – The Gift, La scoperta, Edison – L’uomo che illuminò il mondo, Boy Erased – Vite cancellate, The Lodge, Le strade del male, Windfall).
- La colonna sonora include i brani: “Carrickfergus”, “One By One” e “I The Lord Of Sea And Sky” di Aisling Franciosi, “The Red Haired Lass/Miss Monaghans” di Manus Lunny, “The Boys of Barr Na Straide” di Lalor Roddy & Paul Mescal, “The Wild Rover” di Lankum.
1. God’s Creatures
2. Opening
3. A Death
4. Reunited
5. Boat Ride
6. Harvest
7. The Trade
8. Salmon
9. A Quiet Night
10. The Next Day
11. Meltdown
12. Funeral
13. The Brawl
14. Swept Away
15. The End
16. Oysters