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Crescendo – #makemusicnotwar su Sky Cinema Due e Now dal 4 giugno

Disponibile dal 4 giugno su Sky Cinema Due e Now il dramma “Crescendo” che racconta il conflitto arabo-israeliano da un punto di vista inedito.

4 Giugno 2021 10:09

Crescendo – #makemusicnotwar, su Sky Cinema Due e Now disponibile dal 4 giugno alle 21:15 il dramma sul conflitto arabo-israeliano di Dror Zahavi con Peter Simonischek, Götz Otto, Daniel Donskoy e Sabrina Amali.

Quando ad Eduard Sporck (Peter Simonischek), direttore e musicista di fama mondiale, viene proposto di costituire, per un unico concerto, un’orchestra composta da giovani palestinesi e israeliani, inizia per lui una sfida che va oltre il raggiungimento della perfezione artistica. Divisi da un odio insanabile, cresciuti in un clima di guerra e aggressività, i musicisti non riescono a fare squadra tra loro e i due violinisti, la fiera palestinese Layla (Sabrina Amali) e il vanitoso israeliano Ron (Daniel Donskoy), guidano idealmente le due fazioni ostili, mettendo in luce il conflitto che li separa. Grazie alla tenacia di Sporck e al potere aggregante della musica, quella che sembra essere una missione senza speranza lascia però gradualmente spazio all’illusione che, comprensione reciproca, amicizia e forse anche amore tra le due parti possano essere un giorno possibili.

Il cast è completato da Mehdi Meskar, Hitham Omari, Bibiana Beglau, Eyan Pinkovitch, Karin Markovich, Uri Elkayam e Maya Gorkin.

Crescendo - #makemusicnotwar, il dramma di Dror Zahav con Peter Simonischek, Götz Otto, Daniel Donskoy e Sabrina Amali.

Il regista Dror Zahavi esplora l’eterno conflitto tra israeliani e palestinesi visto attraverso un gruppo di giovani talenti musicali. Quando un rispettato e tenace Maestro viene assunto per assemblare un’orchestra allo scopo di rappresentare la pace nella regione riunendo i migliori musicisti da entrambe le parti del conflitto, le prove di questo audace esperimento diventeranno una sorta di autoanalisi e un commovente processo collettivo di trasformazione, mostrando che il conflitto è generato dall’intolleranza, un sentimento che può essere superato con la conoscenza e la comprensione dell’altro. Il regista per rappresentare il conflitto tra le persone mette in scena esempi di un dualismo figlio appunto dell’intolleranza: una ragazza israeliana e un ragazzo arabo che non possono amarsi liberamente, la disputa tra i due violinisti che nutre l’ego e non permette il confronto costruttivo e il Maestro che diventa guida e percorso verso la piena consapevolezza che la tolleranza è l’unica soluzione ad un conflitto esacerbato da odio e incomprensione.

Il film è liberamente ispirato alla storia della West-Eastern Divan Orchestra, una orchestra sinfonica fondata nel 1999 dal direttore orchestrale Daniel Barenboim e dallo scrittore Edward Said con lo scopo preciso di favorire il dialogo fra musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche. La particolarità di questa formazione musicale è infatti quella di riunire giovani musicisti professionisti allo scopo di perfezionarne le competenze nella musica classica; provenienti però da zone come Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano, Palestina. Il nome dell’orchestra è un omaggio al poema Divan occidentale-orientale (West-östlicher Divan) di Goeth.

“È una storia di finzione puramente immaginaria però esistano realmente delle orchestre dove suonano insieme musicisti israeliani e palestinesi.“Il più grande odio tra le persone è tra ebrei e tedeschi”, sostiene il regista Dror Zahavi. Tuttavia, “questo può essere un esempio per il superamento. Quando sei in una condizione molto conflittuale, pensi di non poterla superare. Ecco perché abbiamo voluto il personaggio di Sporck così. Penso che a volte sia molto importante spiegare, specialmente ai giovani nati nel conflitto israeliano-palestinese e che perdono la speranza di vederlo risolto, che ci sono conflitti ancora più grandi che possono essere risolti.” Zahavi ha inoltre sottolineato come i giovani attori siano rimasti fortemente impressionati dalla scena in cui si confrontano stando gli uni di fronte agli altri divisi dal filo posto sul pavimento della stanza. “Ho chiesto loro di insultare, di incolpare l’altro per l’uccisione delle proprie famiglie, di manifestare all’ altro il proprio odio”, ricorda Zahavi “molti di loro hanno iniziato a piangere. Un paio sono svenuti. Una mi ha detto “io non posso, io non voglio dire che odio gli Arabi. Io non odio gli Arabi, non lo dirò”. “Sono emersi anche dei conflitti piuttosto pesanti”, ha confessato Zahavi ,“ci sono stati dei momenti difficile e alcuni non li dimenticherò mai”.

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