Cristina Comencini e Riccardo Tozzi: cinema a Catania
Un incontro che continua una serie cominciata due anni fa con Liliana Cavani, Roberto Andò, Roberto Cicutto e il sottoscritto, per capire il cinema nel suo ritmo profondo e nella velocità delle immagini che aumenta, e cambia…
Il 6 giugno alla Scuola Superiore della prestigiosa università di Catania, la regista e scrittrice, Cristina Comencini, e il produttore Riccardo Tozzi, incontreranno il pubblico siciliano per raccontare e approfondire le loro esperienze di lavoro e di vita. Non è il primo incontro, è il quarto. Il primo è stato dedicato a Liliana Cavani, che ha presentato il film “I cannibali” e illustrato la sua carriera; il secondo a Roberto Cicutto, presidente e amministratore delegato dell’Istituto Luce Cinecittà, a proposito del mio film “1200 km di bellezza”, prodotto dal Luce; per il terzo è stato chiamato Roberto Andò che ha parlato e discusso con il pubblico, con gli studenti , il suo “Viva l’Italia”.
Il prossimo, 6 giugno, avrà come protagonista una coppia di grande rilievo, appunto la Comencini e Tozzi. Un appuntamento con molte sorprese.
Cristina Comencini, una donna dolce, madre per tre volte, è un artista che riesce senza fare miracoli a conciliare vita privata e vita pubblica. Non ne fa una cosa sola, ma due leve per intrecciarle sempre, senza e stancarsi mai nel proporre appuntamenti creativi. L’ultimo è con il suo nuovo romanzo intitolato “Essere vivi”, pubblicato da Einaudi, uscito in questi giorni; il romanzo, un nuovo film che uscirà in ottobre e le voci dicono che si chiamerà “Qualcosa di nuovo” dopo che ne era stato citato un altro titolo, “Non dimenticar”.
Cristina verrà a Catania, dopo Roberto Andò e dopo Liliana Cavani, due donne che aiutano e aiuteranno a fare di questi primi appuntamenti alla Scuola Superiore qualcosa di particolare, vivo, interessante, forte. Cristina è stata una delle promotrici degli incontri chiamati “Se non ora, quando?”, in cui le donne hanno posto i loro interrogativi e la loro voglia di soluzioni, fatti, concretezza; poichè tutti, donne e uomini, s’interrogano su quel che c’è da fare; ovvero se non ora, quando?
Sono stato fortunato. Ho conosciuto Cristina anni fa, lei stava orientando la sua vita (studi di economia) in una direzione diversa, contagiata dal cinema dentro una bella grande famiglia, grazie al padre Luigi Comencini, regista famoso, titoli tra grande e piccolo schermo di grande valore, indimenticabili: “Pane amore e fantasia”, “Tutti a casa”, “Incompreso, “La ragazza di Bube”, “Lo scopone scientifico”” La donna della domenica”; e poi per la tv, “Pinocchio”, “Cuore”, “La storia”. Attori fantastici, da Gina Lollobrigida a De Sica, da Sordi a Bette Davis.
Ero entrato nella famiglia per collaborare con Comencini in una inchiesta- racconto “L’amore in Italia”; proseguimmo anche per altri progetti. Vedevo di continuo la madre di Cristina, bellissima, principessa, semplice e concreta, Giulia Grifeo di Partanna; la prima figlia, Paola, costumista; Cristina appunto; Eleonora, produttrice; Francesca, la più giovane, anch’essa regista.
Il cinema e la cultura erano nell’aria nelle loro case che nel tempo sono cambiate, s’imparava a vivere e a ragionare, pellicola cibo per la mente. Luigi era valdese, protestante, italiano, di madre francese. Aveva un ironia maliziosa e principi saldi. Maestro d’esistenza, senza pregiudizi, convincente. Immerso in un ambiente di donne, pareva soddisfatto, anche se confessava di non essere sempre capace di arginare l’energia delle sue donne di casa, tra le quali s’inserivano i primi e poi i secondi nipotini. Un romanzo.
Cristina decollava senza fatica, scivolando tra la sua famiglia (si sposò e diventò madre), nel pagine per il cinema: sceneggiature con e per Luigi, poi da sola, anche da regista,a cominciare dal 1988, con “Buon Natale…buon anno”, “I divertimenti della vita privata”, “La fine è nota”, la versione di un romanzo di successo come “Và dove ti porta il cuore”, “Matrimoni”, “Bianco e nero”, “Il più nel giorno della mia vita!, “La bestia nel cuore”…E’ proprio questo film, 2006, che sarà presentato nella serata a Catania, tratto da un suo libro.
Cristina è una donna giovane e però salta agli occhi una predisposizione serena a temi profondi nei rapporti umani, noi persone alle prese con le nostre instabili bilance tra desideri e realtà che spesso c’investono, e ci scopriamo impreparati, fino al dramma, alla passione inquietante, forse indomabile.
Però, non sempre. Nel cinema di Cristina c’è spazio per l’humour, la caricatura, la leggerezza non volatile, salda del padre e della madre. Essere vivi significa anche creare sorridendo, scavalcando le trincee cupe dell’anima, della mente.
E c’è ancora, nel curriculum intenso di questa signora, delicata ma energica, l’attenzione per il melodramma, la regia della “Traviata”; c’è quella per il teatro, più volte, storie di donne, molte attrici giovani; e tanta letteratura con libri come “L’illusione del bene”, un romanzo, più che un saggio, una esplorazione delle ideologie rivoluzionarie che arrivano ai giorni nostri, tra aspirazioni e delusioni, entusiasmi, fuochi e braci.
Argomenti e pareri, tra Novecento e Duemila, nel cambiamento che incalza. Sarà un incontro bellissimo, lo dico senza esitazione, quello con Cristina.
Ma adesso bisogna parlare di fiori, fiori Cattleya, da cui è stata tratta la denominazione appunto “Cattleya” della società di Riccardo Tozzi, secondo marito di Cristina, genitori di Luigi. Per la cronaca, una curiosità: Carlo Calenda, giovanissimo, attuale ministro dello sviluppo economico, è stato il primo figlio di Cristina.
I fiori evocati sono evocati da Marcel Proust, in “ Alla ricerca del tempo perduto”, e sono il simbolo dell’amore da Charles Swann e Odette.
La società di Riccardo Tozzi è arrivata a un certo punto della lunga carriera del produttore, che ha lavorato a lungo in Rai; la scelta si è rivelata importante in virtù dei film realizzati, una sessantina, per il grande schermo :“Non ti muovere”, “Romanzo criminale” , “Mio figlio è figlio unico”; e serie tv come “Gomorra”. La fabbrica lavora senza posa.
L’incontro catanese alla Scuola Superiore è stato voluto per le esperienze dei due protagonisti che verranno presentate e si svilupperanno. Un ampio arco che non lascia fuori nulla. Dalla regia alla produzione: mestieri, contaminazioni, armonie, successi e problemi. Nell’aria il profumo dei fiori Cattleya. Profumo di idee e sentimenti.