Cult de sac. La duchessa di Langeais di Jacques Rivette
La duchessa di Langeais (2007) di Jacques Rivette. Con Guillaume Depardieu, Jenne Balibar, Michele Piccoli, Bulle Ogier, Barbet Schroeder. Tit. orig.: Ne touchez pas la hache. Storico, 137 min. FRA-ITA, 2007La trama: Il marchese di Montriveau (Guillaume Depardieu) si innamora al primo incontro della Duchessa di Langeais (Jeanne Balibar), donna civettuola e già maritata. Le
La duchessa di Langeais (2007) di Jacques Rivette. Con Guillaume Depardieu, Jenne Balibar, Michele Piccoli, Bulle Ogier, Barbet Schroeder. Tit. orig.: Ne touchez pas la hache. Storico, 137 min. FRA-ITA, 2007
La trama: Il marchese di Montriveau (Guillaume Depardieu) si innamora al primo incontro della Duchessa di Langeais (Jeanne Balibar), donna civettuola e già maritata. Le convenzioni sociali e il carattere dei due personaggi renderanno questa unione particolarmente difficile.
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Balzac. Il gioco metalinguistico tipico dei film Rivette si arricchisce in questa opera di ulteriori elementi. Non solo, dunque, riflessione sul rapporto tra cinema e teatro (accennato dalle quinte che si aprono e si chiudono specie all’inizio del film), ma anche tra cinema e letteratura (il testo di partenza è di Balzac e ci sono le didascalie come nei film muti) che non sono altro che varianti del rapporto tra cinema e rappresentazione in generale. La natura della rappresentazione ha un valore fondamentale nel cinema di Rivette perchè costituisce sempre il punto di partenza per capire la storia che ci viene raccontata e soprattutto permette di sottolineare che i limiti della rappresentazione costituiscono anche i limiti della nostra comprensione.
La storia narrata è la storia di un amore non consumato. I protagonisti si avvalgono di due diritti: il diritto all’acquisizione dell’uno (il marchese) e il diritto del possesso dell’altro (la duchessa). I due amanti sono attratti perchè entrambi vogliono ottenere la stessa cosa in oggetto (l’amore in questo caso), ma il medesimo intento non porta all’unione delle carni, bensì all’annullamento di uno dei due soggetti. Il film riflette anche un momento storico: il marchese di Montriveau rappresenta l’avanzare del mondo moderno e borghese, essendo generale napoleonico (spassosi i dialoghi degli amici sull’uso di alcuni termini, tipo “adorabile” da sostituire con il più moderno “stupefacente”…), la duchessa di Langeais invece agisce secondo le convenzioni del mondo aristocratico, un mondo che tra l’800 e il 900 sarà spazzato via.
Belle le metafore visive: la conquista della fortezza (ben illustrata nel finale) dell’uno avrà come effetto solo la distruzione (la morte) dell’altro, non è possibile una conquista elegante e discreta, almeno non nei modi e nei termini del “moderno” marchese di Montriveau. Il testo di Balzac è stupefacente per la ricchezza di spunti e riflessioni, ma la messinscena di Rivette, è discreta e sa (come attualmente solo un De Oliveira sa fare, partendo da testi 800eschi) dare all’ambientazione e al minimo movimento di macchina un significato espressivo notevole.