I Cultissimi: Frank Costello Faccia d’Angelo di Jean-Pierre Melville recensione e fotogallery
Frank Costello Faccia d’Angelo (Le Samourai – Francia 1967) di Jean-Pierre Melville con Alain Delon, Nathalie Delon, Francois Pèrier, Cathy Rosier.Gli dèi del cinema scampino i titolisti italiani e soprattutto noi del pubblico. Si parla tanto in questi giorni, sia su Cineblog sia sul resto della rete, dell’inaccettabile bruttezza dei titoli dati dalle distribuzione italiane
Frank Costello Faccia d’Angelo (Le Samourai – Francia 1967) di Jean-Pierre Melville con Alain Delon, Nathalie Delon, Francois Pèrier, Cathy Rosier.
Gli dèi del cinema scampino i titolisti italiani e soprattutto noi del pubblico. Si parla tanto in questi giorni, sia su Cineblog sia sul resto della rete, dell’inaccettabile bruttezza dei titoli dati dalle distribuzione italiane a film stranieri. Il discorso è veramente ampio, a mio parere anche il pubblico deve cominciare a fare ammenda per certe scelte, ma fatto sta che alcuni dei titoli italiani adattati sono entrati di diritto nella storia per la loro bruttezza, o per la loro singolare capacità nel non riuscire a mantenere l’atmosfera, l’evocatività o più semplicemente il senso dei titoli originali. Ecco, “Le Samourai”, in Italia, viene e verrà sempre ricordato come uno dei più potenti noir della storia del cinema, ma anche come “quel film che i maledetti titolisti italiani hanno chiamato Frank Costello Faccia d’Angelo”.
“Le Samourai” si apre con un lunga, lunghissima inquadratura su una stanza da letto: un uomo sdraiato fuma. E fuma. In sovrimpressione una citazione dal Bushido, il cifrario del samurai provetto, sulla solitudine provata da un guerriero. Il samurai, Frank Costello, si alza, si veste, si sistema la tesa del cappello, ruba una macchina, ne cambia la targa, uccide, si crea un alibi, viene interrogato, viene incastrato, viene braccato, fugge. Il tutto senza muovere un muscolo del viso. Il tutto senza mai dimenticarsi di ricordarci, in ogni fotogramma di ogni inquadratura, quanto sia solo, risoluto, crudele e incredibilmente figo.
Frank Costello Faccia d\’Angelo foto gallery
Jean-Pierre Melville è, banalmente, il miglior regista di noir della storia del cinema. Più nel dettaglio si può considerare uno dei filmmaker che più hanno influenzato i colleghi venuti dopo di lui. Pensate a Siegel, Kitano, To (e a gran parte del cinema honkonghese di genere): tutti grandi registi che, in un modo o nell’altro, guardano a Melville come a un maestro. E fra tutti i suoi film, forse “Le Samourai” è quello che più si presta a essere un cult: i primi dieci minuti totalmente senza dialoghi; il faccione del bellissimo Alain Delon, mai calato maggiormente in un ruolo come in questo caso; la cura maniacale dei dettagli, caratteristica propria del personaggio di Costello e che si riverbera in tutto il film.
Pensando a “Le Samourai” il ricordo va anche, in modo bizzarro ma logico, al folgorante esordio di uno dei migliori giovani registi di Hong Kong, Pang Ho-cheung; in “You shoot, I shoot” il killer in crisi, Bart, si rivolge verso la locandina del film di Melville e chiede aiuto ad Alain Delon, vero e proprio prototipo della figura dell’assassino a pagamento cinematografico. Ed è proprio questa la forza di Melville, ovvero l’essere riuscito a creare, anni avanti rispetto a qualsiasi altra cinematografia, un universo stilizzato, buio, ipnotico, ritmato che è assurto al ruolo di prototipo per tutti quei cineasti che in futuro hanno deciso di confrontarsi con questo particolare linguaggio cinematografico. Melville ha letteralmente reinventato un genere, e probabilmente “Le Samourai” è una delle cime massime raggiunte da questa reinvenzione della sintassi filmica.