Home Notizie Da Exodus a Valzer con Bashir: i film su Israele nell’anniversario della fondazione

Da Exodus a Valzer con Bashir: i film su Israele nell’anniversario della fondazione

Una storia fatta di contrasti, guerre, sacrifici e isolamento: i 65 anni di Israele raccontati dal cinema.

pubblicato 14 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:24

Il 14 giugno 1948, alla scadenza del mandato britannico in Palestina, veniva proclamata la fondazione dello Stato d’Israele, processo finale di un percorso bimillenario: i popoli di religione ebraica ebbero finalmente una loro nazione. Inutile ricordare qui le sofferenze patite dagli ebrei a partire dall’Impero Romano e culminate nell’Olocausto per mano nazista e le innumerevoli guerre combattute contro i popoli arabi confinanti: lo Stato d’Israele è un territorio tanto affascinante tanto quanto instabile e conteso. Ovviamente il cinema non poteva non interessarsi a un argomento di tale portata e fin dagli anni ’60 vennero girate numerose pellicole. La prima che ricordiamo è Exodus, dell’austriaco Otto Preminger, con un cast stellare e che narra proprio i mesi turbolenti ed esaltanti della nascita di una nazione. Exodus era il nome (nomen omen, è il caso di dirlo) di una nave che nel ’47 rimpatriò migliaia di profughi israeliti nella terra dei padri: con Paul Newman nei panni dell’ufficiale dell’Haganah (il primo nucleo dell’esercito israeliano) Ari Ben Canaan impegnato a far fuggire dai campi profughi di Cipro gli esuli ebrei lì trattenuti dalla Nazioni Unite. Il film meritò ben 3 Nomination all’Oscar (e vinse una statuetta per la Miglior Colonna Sonora) più altri svariati riconoscimenti e, nonostante alcune imprecisioni, narrò con grande passione quei mesi drammatici e decisivi.

Un tema legato a Israele e che da sempre affascinò gli sceneggiatori di mezzo mondo fu quello del Mossad, i servizi segreti israeliani, famosi per la loro efficacia e la solerzia, in passato nello scovare e catturare criminali nazisti. Possiamo citare, La notte dei falchi, con Klaus Kinski del ’76, che ricevette una Nomination come Miglior Film Straniero e che narra le gesta di un commando israeliano impegnato a liberae oltre 100 ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi palestinesi all’interno di un aereo francese. Qui come in altri casi la storia superava l’immaginazione e per gli sceneggiatori le continue azioni militari israeliane erano una vera manna: impossibile a questo proposito, non citare Munich, diretto nel 2005 da Steven Spielberg e che si aggiudicò, meritatamente cinque nomination.

Un film spettacolare quanto istruttivo e “verista”, ma ancora una volta girato nell’ottica degli israeliani come vittime delle violenze islamiche. C’è poi tutta una filmografia revisionista dedicata al ruolo dei palestinesi visti come una minoranza oppressa dagli israeliani stessi e non mancano titoli interessanti che narrano le loro storie. Celebre il recente Il giardino dei limoni, diretto nel 2008 dall’israeliano Eran Riklis che ha voluto mettersi dall’altra parte della barricata e narrare le quotidiane ingiustizie subite dalla minoranza musulmana.

Anche il tema delle guerre combattute di israele nei decenni scorsi hanno fatto molto parlare di se: possiamo ricordare Kippur, film del 2000 ambientato nel ’73 e che racconta la guerra più da una visione esistenziale, che politica, narrando le vicende della vita quotidiana tra blindati e bombardamenti. Un punto di vista molto particolare invece lo si può trovare in Lebanon (2009), che narra la prima guerra tra Israele e Libano, attraverso il periscopio e gli occhi dell’equipaggio di un carro armato israeliano. Un film coraggioso, spietato, claustrofobico, che non lesina critiche sulla conduzione della guerra da parte di Israele.

Concludiamo questa breve rassegna con il celebratissimo Valzer con Bashir film d’animazione del 2008 scritto e diretto dal regista israeliano Ari Folman e che, al pari di Lebanon, narra le vicende della stessa guerra e dei suoi massacri: un docufilm d’animazione, tanto particolare quanto interessante. Assolutamente da vedere, per la sua crudezza e per la fattura assolutamente pregevole: un ammissione di colpevolezza, a significare che anche chi è stato vittima per secoli può trasformarsi in carnefice.