Dagon: intervista al regista Paolo Gaudio
Dagon: quando Lovecraft incontra Schwarzenegger
Oggi vi parlo di un interessante progetto italiano in stop-motion (claymotion) dal titolo Dagon di Paolo Gaudio, attualmente bisognoso di aiuto sulla piattaforma crowdfunding Kickstarter.
Tratto dall’omonimo racconto dello scrittore di culto H.P. Lovecraft, DAGON è un film d’animazione claymation che con ironia e stravaganza cala le atmosfere sovrannaturali e spaventose dello scrittore americano all’interno dell’estetica tipica dei film d’azione anni Ottanta, con Arnold Schwarzenegger. Come se Cthulhu incontrasse “Predator”.
Per parlare del film ospitiamo il regista Paolo Gaudio con cui abbiamo fatto quattro chiacchiere.
– Lovecraft e Schwarzenegger: perché proprio questa strana coppia?
In effetti si tratta proprio di un’accoppiata inedita. Tuttavia, entrambi sono stati molto presenti nella mia vita, in momenti differenti, s’intende. Mi veniva proibito di vedere film come quelli che faceva Arnold negli anni ottanta: mia madre sosteneva che ci fossero troppe scene violente non adatte a un ragazzino della mia età! Credo che quel divieto mi apparve come un invito irrinunciabile a vedere – di nascosto – pellicole come Predator, Terminator o l’Implacabile. Film che effettivamente non mi facevano dormire la notte – mi bastava sentire le prime note dello score del film di James Cameron per non chiudere occhio – ma ciò nonostante ne ero attratto fortemente. In seguito, quando sono diventato più grandicello e mi sono accostato all’opera di Lovecraft, credo di aver ‘linkato’ la sua descrizione “dell’orrore profondo” con la sensazione che provavo da bambino guardando i film con Schwarzy. Mi rendo conto che si tratta di una suggestione un po’ stravagante, ma la tentazione di calare le creature lovecraftiane in un contesto action anni ottanta è troppo forte per me e la possibilità di mettere uno contro l’altro Arnold Schwarzenegger e Cthulhu mi scuote profondamente. In fondo, solo chi ha ucciso il Predator, distrutto il T-1000 e seduto su di un trono barbaro, potrebbe farcela al cospetto dell’orrore profondo descritto nelle pagine del Dagon.
– Ci racconti brevemente della storia?
Per chi conosce il racconto potrebbe essere semplice immaginarsi la storia, ma in realtà resteranno stupiti anche i fan più accaniti dello scrittore di Providence. La nostra storia, difatti, parte dal finale del racconto per poi continuare a raccontare cosa sarebbe potuto accadere in seguito. Il protagonista di DAGON ha tentato il suicidio, lanciandosi da una finestra di un palazzo di San Francisco. È ricoverato presso l’ospedale e, ormai fuori pericolo, riceve la visita di un suo vecchio commilitone. Durante quell’incontro, l’uomo ridotto su di una sedia a rotelle, confessa all’amico di non aver tentato il suicidio ma di essere saltato poiché braccato dal mostruoso Dagon. Il soldato, che ha le fattezze del grande Schwarzy, resta molto colpito dal racconto del suo vecchio amico – che avrà l’aspetto proprio dello scrittore americano – che gli consegnerà il manoscritto sul quale è descritto con dovizia di particolari l’incontro con quella creatura su di una misteriosa isola a largo dell’Oceano Pacifico. Il soldato sfoglia il taccuino fino all’ultima pagina, sulla quale si fa notare una sorta di disegno raffigurante un essere titanico e dal volto deforme, da cui pendono tentacoli viscidi e squamosi. La bestia cinge un’enorme pietra, come se volesse proteggerla da un attacco imminente. Arnold distoglie lo sguardo dal disegno per fissare Howard, tremante sulla sedia a rotelle e intento a fissare il vuoto. L’uomo abbassa la testa e si convince a partire per quella maledetta isola; ma questo non è un lavoro per un solo soldato, c’è bisogno di una squadra: la squadra di mercenari più letale del mondo. Sette uomini di quella specie dovrebbero bastare per raggiungere l’isola e dare la caccia a DAGON.
– Adoro l’animazione a passo uno. Perché hai scelto questa tecnica?
Realizzare questo script in claymation è un’ulteriore sfida: restituire con ironia atmosfere letterarie altissime – come quelle di Lovecraft, appunto – è senza dubbio una delle prerogative del mio cinema. Qualche anno fa ho avuto la fortuna di adattare uno tra i racconti più noti di E.A. Poe, “Il gatto nero”, utilizzando proprio questa tecnica e il risultato mi ha soddisfatto molto. Le atmosfere di Poe – mentore di Lovecraft – filtrate attraverso l’animazione hanno riempito questo mio piccolo cortometraggio di una sorta di “gioia macabra” che mostra pieghe dell’animo umano scure e profonde attraverso un linguaggio diretto, divertito e poetico. Un cartone animato insolito e stravagante, che ripropone con un linguaggio moderno e cinefilo il lavoro di un grandissimo scrittore. Per DAGON il percorso sarebbe il medesimo, ma molto più in grande. Questa volta si tratta di un lungometraggio che si propone di ampliare i confini delineati dal racconto originale creando un universo nel quale la cultura Geek, fatta di riferimenti al cinema cult, attori ipertrofici, creature spaventose, sparatorie e cazzotti, abbraccia quella della grande letteratura e della poesia. Un esperimento del tutto inedito per l’animazione che, soprattutto in questi ultimi anni, si è irrigidita sul target canonico trascurando enormi potenzialità di sperimentazione.
– A che punto siete attualmente con il film?
Insieme alla Smart Brands di Angelo Poggi abbiamo realizzato un soggetto, i primi visual degli ambienti, in particolare quelli relativi all’isola di Dagon descritta da Lovecraft nel suo racconto – che io immagino un po’ come la Skulls Island di King Kong, ma maggiormente fangosa, mortifera e priva di vegetazione – e sviluppato il concept dei due protagonisti indiscussi del mio film: il tenente Arnold e il terrificante guardiano del Monolito, Dagon. Grazie alla campagna potremmo continuare questo percorso di development e arrivare alla realizzazione di una sceneggiatura definitiva, dell’intero concept artistico del film – che prevede tutti gli ambienti e i personaggi – e a un teaser trailer di cinque minuti nel quale poter esprimere molte delle potenzialità del nostro progetto, ovvero, ironia, azione, divertimento e introspezione.
– Chi ha disegnato e realizzato i “pupazzini”?
È opera dell’artista, illustratore e animatore Gianluca Maruotti, mio collaboratore fidato da molto tempo ormai. Insieme abbiamo realizzato Il Gatto Nero – corto inserito nel film a episodi “P.O.E. Poetry of Eerie” – e il mio esordio nel lungometraggio “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario”. Abbiamo la stessa sensibilità per il fantastico, il bizzarro e per l’assurdo, inoltre, Gianluca, riesce sempre a darmi quello che voglio, a decodificare senza sforzi le mie chiacchiere e i miei scarabocchi. DAGON è certamente il progetto più ambizioso in cui l’ho coinvolto, e mi auguro con tutto il cuore di poter dare l’opportunità a lui e ad altri collaboratori straordinari di esprimersi al meglio in questo film.
– Convinci i nostri lettori a dare un contributo. Dacci tre motivi.
Beh, il primo è sicuramente entrare a far parte di un’iniziativa assolutamente inedita per il nostro cinema: partecipare alla realizzazione di un cartoon made in Italy così coraggioso, cinefilo, creativo e grottesco, credo sia un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Il secondo motivo è da rintracciarsi nel curioso incontro/scontro tra due leggende: una letteraria e l’atra cinematografica. Provate a immaginare Arnold Schwarzenegger fare a cazzotti con le creature di Lovecraft… davvero vi occorrono altre motivazioni? Infine – se ancora non vi avessi convito – il terzo motivo sono i nostri premi, messi a disposizione per tutti coloro che decideranno di supportare la campagna, alcuni dei quali a tiratura limitata: i concept originali del film, la scultura originale della creatura Dagon, DVD e Blu-ray del Teaser, visite sul set, soundtrack originale e molto altro ancora…