David 2016, Perfetti Sconosciuti miglior film ma è il trionfo del cinema di genere con Jeeg Robot e Il Racconto dei Racconti
Perfetti Sconosciuti miglior film dell’anno agli Oscar del cinema italiano, con Jeeg Robot e Il Racconto dei Racconti in trionfo.
Esattamente come avvenuto agli Oscar, quando con un inatteso e clamoroso colpo di reni finale Il Caso Spotlight battè in volata Revenant e Mad Max dopo aver vinto solo la statuetta per lo script, i David di Donatello 2016 hanno visto Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese vincere con enorme sorpresa il David più ambito. Miglior film e miglior sceneggiatura per il titolo Medusa, acclamato dalla critica e campione d’incassi con 16.381.256 euro in tasca. Era dal 2000, anno di Pani e Tulipani, che una commedia non trionfava ai David. Se non è un evento, vista la snobberia che solitamente abbraccia il genere, poco ci manca. Nell’anno del quasi totale menefreghismo nei confronti di Chezzo Zalone (solo due candidature per Quo Vado? e zero vittorie), è stata comunque una commedia a far sua la corona più ambita della cinematografia nazionale.
Apparentemente sconfitti proprio ad un metro dal traguardo Il racconto dei racconti – Tale of Tales e Lo Chiamavano Jeeg Robot, in realtà più che soddisfatti per lo strepitoso andamento della serata. 7 David per il ‘caso’ di stagione diretto dal debuttante Gabriele Mainetti (più il Premio Social Mercedes-Benz assegnato dagli spettatori Sky), che ha visto l’intero cast uscire con una statuetta tra le mani: Claudio Santamaria, Antonia Truppo, Luca Marinelli e l’esordiente ed incredula Ilenia Pastorelli, ex Grande Fratello riuscita a battere attrici del calibro di Juliette Binoche, Valeria Golino e Paola Cortellesi. Altri 7 i riconoscimenti andati a Matteo Garrone, per la seconda volta eletto miglior regista e inondato di premi tecnici (scenografia, costumi, trucco, parrucco, effetti speciali, fotografia). Due film, questi, solo a prima vista tanto lontani eppure clamorosamente vicini. Budget da kolossal per Garrone e budget ridotto all’osso per Mainetti, con problemi produttivi infiniti per entrambi e un coraggio spaventoso nel provare a fare altro all’interno di un un’industria cinematografica, quella italiana, negli ultimi anni accartocciata su se’ stessa. I David 2016 hanno premiato questa strada, che ha di fatto riportato a galla quel cinema di ‘genere’ che fino a 40 anni fa cavalcavamo con gioia e qualità.
Lo stesso impronosticabile David a Genovese, sbigottito dinanzi al (criticabile?) trionfo finale, rimarca questo felice cambio di ritmo del cinema tricolore, finalmente in grado di spaziare tra produzioni tanto audaci senza limitarsi a spremere risate facili e pecorecce. Veloce come il Vento, solo per fare un titolo recentemente uscito al cinema, conferma il momento ‘temerario’ della nostra produzione. Premi anche per Paolo Sorrentino e il suo Youth, uscito vincitore grazie alla canzone originale e alla colonna sonora di David Lang, con Non essere cattivo di Caligari premiato grazie al fonico di presa diretta e Alex Infascelli di nuovo vincitore di un David 16 anni dopo Almost Blue con il doc S is for Stanley – Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick. A secco Gianfranco Rosi con Fuocoammare e Stefano Sollima con Suburra, entrambi in corsa per 5 David, così come Alessandro Borghi, due volte nominato e due volte sconfitto (dall’amico Marinelli e da Santamaria).
Ha quindi resistito il record di 10 David vinti da La ragazza del lago di Andrea Molaioli (2008), per una prima storica edizione made in Sky che ha giustamente dato la più che meritata patinatura da ‘evento’ a quelli che sono di fatto gli Oscar del cinema italiano, negli ultimi anni troppo spesso fatti a pezzi dalla Rai. Unica pecca, va detto, la mancata assegnazione in diretta di due David a dir poco importanti: miglior film straniero e miglior produzione europea. Gigantesco mistero a fine serata fino all’annuncio dell’Hollywood Reporter: a vincere i due premi Il Ponte delle Spie e Il figlio di Saul. Perché non assegnarli in onda? Chi lo capisce è bravo.
Miglior film
Perfetti sconosciuti, regia di Paolo Genovese
Miglior regista
Matteo Garrone – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Miglior regista esordiente
Gabriele Mainetti – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore sceneggiatura
Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello – Perfetti sconosciuti
Migliore produttore
Gabriele Mainetti per Goon Films, con Rai Cinema – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore attrice protagonista
Ilenia Pastorelli – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore attore protagonista
Claudio Santamaria – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore attrice non protagonista
Antonia Truppo – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore attore non protagonista
Luca Marinelli – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore direttore della fotografia
Peter Suschitzky – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Miglior film straniero
Il ponte delle Spie – Steven Spielberg
Miglior film europeo
Il figlio di Saul
Migliore musicista
David Lang – Youth – La giovinezza (Youth)
Migliore canzone originale
Simple Song #3 – musica e testi di David Lang, interpretazione di Sumi Jo – Youth – La giovinezza (Youth)
Migliore scenografo
Dimitri Capuani e Alessia Anfuso – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Migliore costumista
Massimo Cantini Parrini – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Migliore truccatore
Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi d’Andrea e Leonardo Cruciano – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Migliore acconciatore
Francesco Pegoretti – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Migliore montatore
Andrea Maguolo, con la collaborazione di Federico Conforti – Lo chiamavano Jeeg Robot
Migliore fonico di presa diretta
Angelo Bonanni – Non essere cattivo
Migliori effetti digitali
Makinarium – Il racconto dei racconti – Tale of Tales
Miglior documentario di lungometraggio
S is for Stanley – Trentanni dietro al volante per Stanley Kubrick, regia di Alex Infascelli
Miglior cortometraggio
Bellissima, regia di Alessandro Capitani
Premio David giovani
La corrispondenza, regia di Giuseppe Tornatore
Premio Social Mercedes-Benz
Lo Chiamavano Jeeg Robot – Gabriele Mainetti