Roma 2019, Deux di Filippo Meneghetti, la recensione: il diritto di amare dietro un esordio folgorante
Dolce e al tempo stesso ansiogeno, Deux di Filippo Meneghetti è un debutto da non perdere di vista.
E’ un debutto abbagliante, quello del 39enne italiano Filippo Meneghetti, scappato in Francia pur di esordire dietro la macchina da presa con Deux, atipica storia d’amore a tinte LGBT in grado di spaziare meravigliosamente tra i generi. Protagoniste della pellicola, co-sceneggiata dallo stesso Meneghetti, due gigantesche attrici come Barbara Sukowa e Martine Chevallier, vicine di casa nonché da decenni segretamente innamorate. Nessuno sa che dietro quell’apparente amicizia, c’è decisamente altro.
La prima indossa gli abiti di Nina, donna tedesca a lungo guida turistica nelle grandi città, mentre la Chevallier è Madeleine, vedova con due figli e un dolce nipotino che fatica ad accettarsi e ad accettare la realtà, che la vuole follemente innamorata di una donna. Morto il detestato marito, Madeleine si ripromette di vuotare il sacco, vendere la casa di famiglia e trasferirsi a Roma con Nina, ma un imprevisto frena i piani delle due, sconvolgendo la vita di tutti i protagonisti.
E’ una storia d’amore decisamente poco convenzionale, quella diretta con straordinaria eleganza da un Meneghetti encomiabile nell’usare più registri, in grado di alternare delicatezza e inquietudine. Due donne anziane, e per di più lesbiche, eroine di un film che guarda ai rapporti famigliari, spesso in bilico perché frenati da quelle verità che spaventano, perché inattese, improvvise, spiazzanti, mentre il tempo, perfettamente rappresentato da orologi, inquieti cucchiaini, ticchettii e fornelli accesi, inesorabilmente e drammaticamente avanza. Il tema dell’accettazione, che riguarda non solo Madeleine ma anche i suoi figli, si fa doppio, mentre l’amata Nina, devastata dall’evolversi degli eventi, furente e mai doma, combatte come un leone pur di riabbracciare la propria compagna. Un diritto all’amore ancora oggi troppo spesso negato, temuto, e qui eccezionalmente conquistato. Costi quel che costi.
Girato splendidamente, Deux nasce romance per poi tramutarsi in dramma, in thriller che sfugge efficacemente dalla facile via del melodramma, mentre la Sukowa e Chevallier danno vita ad una coppia che ad ogni sguardo, ad ogni abbraccio, suscita impareggiabili emozioni. Mentire agli altri, e conseguentemente a noi stessi, genera conseguenze che possono diventare irreparabili, sembra rimarcare Meneghetti, mentre luci a tempo, spioncini delle porte, nascondigli, rumorosi corvi, alberi frustati dal vento, finestre in framtumi e intrusioni casalinghe alimentano ansie, all’interno di un rapporto d’amore che trasuda desiderio, passione, sessualità.
Un punto di vista assolutamente inedito, perché non solo legato a due persone anziane bensì a due anziane donne lesbiche, all’interno di una cinematografia di genere che raramente guarda alla terza età LGBT. Un tabù che Meneghetti infrange con solidissima, ipnotica e sorprendente mano, regalandoci una delle più romantiche scene dell’anno, sulle note di Sul mio Carro di Betty Curtis.
[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]
Deux (Francia, Lussemburgo, 2019, drammatico) di Filippo Meneghetti; con Barbara Sukowa, Martine Chevallier, Léa Drucker, Jérôme Varanfrain, Daniel Trubert, Hervé Sogne, Tara Klassen, Eugenie Anselin, Véronique Fauconnet- distribuzione Teodora Film