Dobbiamo parlare: a Roma 2015 e al cinema
Sull’attico, a Roma 2015 e al cinema con Segio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone
Un attico non assicura prospettive chiare sul mondo, men che meno nelle dinamiche di una coppia, ma se le coppie diventano due “Dobbiamo parlare” diventa un incipit da temere.
Anche per Sergio Rubini che lo ha scelto come trama e titolo per la sua opera teatrale (Provando… Dobbiamo parlare) e il suo film sceneggiato con Carla Cavalluzzi e Diego De Silva.
A ritrovarsi sull’attico incriminato per una lunga notte scandita da rancori inattesi, saranno Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone, interpreti delle due coppie.
La prima composta dallo scrittore affermato cinquantenne Vanni e la sua compagna e collaboratrice trentenne Linda, la seconda dagli amici benestanti Costanza e Alfredo (famoso cardiochirurgo detto il Prof) che gestiscono il loro matrimonio come una SpA, fino a quando lei non scopre il tradimento del marito.
Dobbiamo parlare, prodotto da Nuovo Teatro diretto da Marco Balsamo, in coporoduzione con Palomar Television & Film Production fondata da Carlo Degli Esposti e con Rai Cinema, in associazione con BNL ai sensi delle norme sul Tax Credit, sarà presentato nella selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2015 il prossimo 21 ottobre, mentre arriva in sala dal 19 novembre, con Cinema di Valerio De Paolis.
Dobbiamo Parlare: Sergio Rubini
«Ma l’amore, quello con la A maiuscola, è sufficiente a tenere insieme due persone per la vita? Siamo portati a credere che siano i beni materiali, le proprietà da condividere e poi da dividere, a venare le relazioni di segreti, egoismi e meschinità. Ma non potrebbe essere vero anche il contrario? Quei “beni materiali” non sono delle maniglie a cui aggrapparsi di fronte ad una crisi? L’amore e basta invece espone ad un rischio strisciante e insidioso, che oggi s’è fatto ancora più marcato, organico. L’individualismo. Così può capitare che nel corso di una nottata tra due coppie di amici, venga fuori tutto il non detto di anni. Si tratta di un’epifania deflagrante. Anche l’amore è messo alla prova, sotto una nuova luce. E relativizzare l’amore significa piegarlo, impoverirlo fino ad annullarlo. Certo in natura l’amore esiste, nella sua naturalità ogni essere è spinto incontro a un altro; ma se arrivano le parole c’è il rischio che si cominci a scavare fino a raggiungere pericolosamente quella linea d’ombra, in cui forse l’unico amore è quello per se stessi, per la vita che ci è stata data. Allora bisognerebbe non parlare? Muti come i pesci? E se anche i pesci parlassero?»