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Doomsday: recensione

Doomsday (Doomsday, Gran Bretagna / USA / Sud Africa, 2008) di Neil Marshall; con Rhona Mitra, Bob Hoskins, Caryn Peterson, Adeola Ariyo, Emma Cleasby, Christine Tomlinson, Vernon Willemse, Malcolm McDowell, Paul Hyett, Daniel Read, Karl Thaning, Stephen Hughes, Jason Cope.Figurarsi: come tentare di difendere un film che è già stato divorato dal pubblico e dalla

9 Settembre 2008 10:20

DoomsdayDoomsday (Doomsday, Gran Bretagna / USA / Sud Africa, 2008) di Neil Marshall; con Rhona Mitra, Bob Hoskins, Caryn Peterson, Adeola Ariyo, Emma Cleasby, Christine Tomlinson, Vernon Willemse, Malcolm McDowell, Paul Hyett, Daniel Read, Karl Thaning, Stephen Hughes, Jason Cope.

Figurarsi: come tentare di difendere un film che è già stato divorato dal pubblico e dalla critica (che l’ha visto: in realtà sono pochini, purtroppo), sputato e velocemente dimenticato. E’ la sorte di chi tenta di ripensare ad un certo cinema e non vuole per forza di cose abbandonarsi al blockbuster che soddisfi tutti i palati.

Neil Marshall firma il suo “giorno del giudizio” e, assieme a Tarantino, diventa il regista che più si diverte a ripescare nella sua videoteca personale per costruirsi un suo immaginario. Con la consapevolezza che ogni nuova storia e ogni nuova scenografia di questo genere sarà quasi sempre e comunque di rimando.

L’action fantascientifico di Marshall è un intertesto palese. Alcuni lo definirebbero scopiazzatura, altri citazionistico. Solita diatriba. Conoscendo il regista, qui si propende per la seconda scelta: e chi è disposto a divertirsi con Marshall è il benvenuto, gli altri si astengano.

Con un ritmo invidiabile e una tecnica robusta, il regista riprende il tema di 28 giorni dopo e del suo sequel 28 settimane dopo solo come incipit, con l’Inghilterra ancora luogo di un terribile virus che trasforma le persone in infetti. Poi Doomsday diventa 1997: Fuga da New York, la trilogia di Mad Max, e addirittura un film medievale dalle tematiche darwiniste.

E Marshall non si scorda della politica, così come negli anni ’80 il genere non se l’è mai dimenticata: se si ritorna al Medioevo e se si è disposti a nascondere gli esiti terribili delle proprie decisioni, allora è meglio restare all’Inferno, che almeno ci si diverte.

In mezzo a tutto questo il catalogo nel personale mosaico di Doomsday continua, con scene rubate da Aliens, nomi di militari che più “facili” non si può (uno è Carpenter, un altro Miller: le linee guida della pellicola, quasi), un’eroina machissima e allo stesso tempo bellissima, a metà tra la Weaver, la Beckinsale e la Jovovich. E divertitevi poi a cercare l’Arca Perduta (giuro che, in un certo modo, c’è!).

C’è persino una sequenza d’inseguimento in macchina (e notate come salta fuori la lussuosissima macchina guidata dalla protagonista…!) che ripensa al genere come la sequenza del Death Proof tarantiniano, sottolinetata dalle note -non a caso- di Two Tribes dei Frankie Goes to Hollywood. Spassoso, violento, a tratti trash: dedicato ai metallari inside.

Voto Gabriele: 7
Voto Carla: 5