Venezia 2018, Driven: Recensione del film di Nick Hamm
L’incredibile storia vera legata alla mitica DeLorean per chiudere la 75esima Mostra del Cinema di Venezia.
Un’incredibile storia vera per chiudere ufficialmente la 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Due anni dopo il deludente The Journey, Nick Hamm è tornato al Lido per calare il sipario sul Festival con Driven, altro film ispirato a fatti realmente accaduti.
Ambientata nel 1974 la pellicola ruota attorno a John DeLorean, un tempo punta di diamante della General Motors, e a Jim Hoffman, pilota d’aereo nonché ex detenuto diventato informatore dell’FBI. Ad indossare gli abiti dei due protagonisti Lee Pace, con inedita frezza bianca, e il comico Jason Sudeikis, affiancati da Judy Greer, nei panni della moglie di quest’ultimo, e Corey Stoll, in quelli dell’ambizioso agente FBI Benedict Tissa.
Sceneggiato da Colin Bateman, il film ricostruisce l’amicizia tra il carismatico DeLorean, primo CEO/Celebrity d’America pronto a tutto pur di costruire la propria futuristica automobile dei sogni, e Hoffman, apparentemente pilota diligente, padre e marito devoto ma soprattutto trafficante di droga tra USA e Colombia. Beccato dall’FBI a contrabbandare cocaina, non ha altre possibilità se non collaborare, pur di evitare il carcere. Inizialmente incaricato di incastrare il proprio inafferrabile fornitore, Jim coglie l’opportunità di ripulirsi la fedina penale quando l’eccentrico amico nonché vicino John, a corto di soldi e vicino al fallimento, chiede ufficialmente il suo aiuto…
Non fosse stato per Robert Zemeckis, la mitologica DeLorean DMC-12 sarebbe passata alla storia come una delle auto più fallimentari di sempre. Unico modello di auto costruito dalla DeLorean Motor Company tra il 1981 e il 1983, nacque con l’ambizione di cambiare il mondo dell’automobilismo, portandolo verso il futuro. Peccato che l’auto, caratterizzata dalle porte ad ala di gabbiano e dalla carrozzeria in acciaio inox non verniciato, floppò miseramente, perché ricca di difetti progettuali. A cambiare il corso della sua storia la trilogia di Ritorno al futuro, che l’ha di fatto resa iconica ed immortale, ma nei 10 anni precedenti la DeLorean DMC-12 le vide di cotte e di crude, come raccontato da questo film che abbraccia i toni da comedy per svelare malaffare, malsane amicizie e ricostruire processi.
Hamm parte proprio da un’aula di tribunale per spiegare quanto avvenuto, per sviscerare tradimenti e ambizioni, ambiguità e spregiudicatezza. Il rapporto tra DeLorean e Hoffman, nato per puro caso in quanto vicini di casa, oscilla tra rispetto e diffidenza, mentre lo script procede con fare scanzonato strappando flebili sorrisi. Una trovata che aiuta a mantenere accesa l’attenzione nei confronti dello spettatore, portato però a non prendere posizione nei confronti dei due protagonisti. DeLorean è un genio visionario o un truffatore? Hoffman, invece, è un infame traditore o un amico sincero?
Quesiti a cui Hamm non risponde in modo diretto, lasciando a chi osserva il compito di decidere. Nel dubbio l’ingannatrice truffa prende piede tra aule di tribunale e doppiogiochismo, rimanendo però nel limbo della farsa, mai cinica o brutale bensì esageratamente bonaria. Un limite che porta Driven a non ingranare mai la marcia, costringendolo a mantenere un’andatura da crociera, con passo costipato. Qualcosa di impensabile per la futuristica DeLorean DMC-12 di Emmett L. “Doc” Brown, qui co-protagonista di un’incredibile storia vera dai contorni scorsesiani. Ma Hamm, ovviamente, non è Martin.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]
Driven (Usa, 2018, commedia) di Nick Hamm; con Jason Sudeikis, Lee Pace, Corey Stoll, Judy Greer, Isabel Arraiza