E.T. doveva essere un horror: la storia del sequel di Incontri ravvicinati del terzo tipo
Lo sapevate che il classico E.T. – L’extraterrestre in origine doveva essere un sequel a tinte horror di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”?
E.T. – L’extraterrestre, la fiaba fantascientifica diretta nel 1982 da Steven Spielberg, come ogni film transitato in quel di Hollywood ha avuto la sua turbolenta fase di sviluppo in cui il materiale originale si è trasformato di script in script e nel caso del classico di Spielberg ha mutato anche in parte il genere di riferimento che in origine doveva essere un cupo fanta-horror.
Ricordiamo che E.T. oltre ad essere tra i migliori lavori di Spielberg all’epoca della sua uscita divenne campione d’incassi sorpassando il leggendario Star Wars come il più alto incasso nella storia del cinema (un record che avrebbe mantenuto fino all’uscita nel 1993 di Jurassic Park ), senza naturalmente dimenticare le 9 candidature all’Oscar e le 4 statuette vinte: Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro, Migliore colonna sonora a John Williams e Migliori effetti speciali a Carlo Rambaldi, Dennis Muren e Kenneth Smith.
Il soggetto di E.T. però non era quello edificante e favolistico che abbiamo imparato ad amare e che ha fatto parte dell’infanzia di molti, in realtà il titolo del progetto originale era “Night Skies” e avrebbe voluto essere un sequel dark e spaventoso di “Incontri ravvicinati del Terzo tipo”.
Per scrivere una prima bozza di “Night Skies” Spielberg reclutò lo sceneggiatore John Sayles che aveva appena scritto il Piranha (1978) di Joe Dante. Il risultato fu un copione di 99 pagine, un racconto macabro, ma a volte anche divertente (vedi Gremlins) che differiva selvaggiamente dal tono di Incontri ravvicinati del terzo tipo.
Ispirato ad un caso UFO documentato, Night Skies era incentrato in gran parte su una famiglia che viveva in un casale rurale. La storia era raccontata dal punto di vista dei membri più giovani della famiglia, una ragazza adolescente di nome Tess e i suoi due fratelli più piccoli, Watt (anch’egli un adolescente) e il fratellino autistico di 10 anni di nome Jaybird.
Una ondata di mutilazioni di bestiame e avvistamenti di UFO anticipavano l’arrivo degli alieni che, come descritto da Sayles, erano basati su testimonianze reali (alti circa un metro e con “occhi come cavallette”). È interessante notare che Sayles diede una personalità diversa per ognuno dei cinque visitatori alieni arrivando a dargli dei nomi, c’era Hoodoo che sembrava avere poteri ipnotici, una coppia di creature maligne denominate Klud e Squirt, un giovane alieno dai grandi occhioni e dall’aspeto innocuo di nome Buddee e il membro più spaventoso del loro gruppo, Skar, capace di mutilare con un tocco delle sue dita lunghe e ossute.
La sceneggiatura di Sayles nelle sue prime pagine alludeva a qualcosa di minaccioso e terribile con descrizioni grafiche di bestiame scuoiato. Anche quando gli alieni assaltano la casa assediando la famiglia le descrizioni suggeriscono contenuti con qualcosa di più forte di un film vietato ai minori di 14 anni.
Skar si trova sul lato della carcassa di un cavallo. Le viscere del cavallo sono esposte. Gli artigli di Skar sono estesi come quelli di una tigre e sporchi di sangue. Lui alza lo sguardo su Ed…
Curiosamente però nello script ci sono anche numerosi momenti di umorismo macabro, come una scena in cui un’anziana signora si difende da un alieno con una scopa e quando l’alieno prende il sopravvento la dentiera della nonna schizza fuori dalla sua bocca e vola attraverso la stanza.
Mentre Night Skies era in fase di sviluppo, Spielberg era impegnato con Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta e quindi non aveva alcuna intenzione di dirigere il sequel di “Incontri ravvicinati” anche se voleva mantenere uno stretto controllo sul progetto in veste di produttore. Spielberg aveva inizialmente offerto Night Skies al regista Tobe Hooper (Non aprite quella porta), ma Hooper era meno interessato agli extraterrestri e più appassionato di sovrannaturale e quindi optò per Poltergeist.
Per lavorare sugli storyboard di Night Skies venne reclutato lo scenografo Ron Cobb celebre per aver collaborato a classici come Star Wars, Alien e Conan il barbaro. Non solo alcune proposte di Cobb sulla trama vennero incorporate nella prima bozza del copione di John Sayles, ma Spielberg chiese allo scenografo se voleva dirigere il film come racconta lo stesso Cobb :
Tutti a Hollywood erano in attesa della telefonata che cambiasse la loro vita. A quante persone poi succede realmente? Steven Spielberg voleva che io dirigessi un film. Non ho mai diretto un film nella mia vita e Steven Spielberg voleva che io dirigessi un film! Ho risposto: ‘Steven non so se sono in grado di dirigerlo’. La risposta di Spielberg fu semplice: ‘Sii agente di te stesso’.
Nel frattempo Sayles continuava a lavorare al suo copione e il mago degli effetti speciali Rick Baker era impegnato a progettare i concept dei vari alieni creando una serie di bozzetti, modelli a grandezza naturale e per un costo di 70.000 dollari anche un prototipo funzionante di Skar il malvagio leader alieno.
Mentre Spielberg era impegnato con I predatori dell’arca perduta cominciò anche a nutrire seri dubbi sul progetto Night Skies, il regista voleva tornare alla tranquillità o almeno alla spiritualità trasmessa da Incontri ravvicinati e il progetto Night Skies era ben lontano dal messaggio veicolato dall’originale.
A dare l’input creativo che trasformerà Night Skies in E.T. fu la sceneggiatrice Melissa Mathison (Black Stallion) all’epoca fidanzata di Harrison Ford e spesso in visita sul set de I predatori dell’arca perduta. Fu in una delle sue visite che la scrittrice lesse il copione di Night Skies e fu d’accordo con Spielberg che la parte più interessante e d’impatto era nelle scene in cui l’alieno buono e il ragazzino interagivano, le scene erano così coinvolgenti che la Mathison ammise che la nozione di amicizia tra un ragazzo e un alieno l’aveva commossa fino alle lacrime e Spielberg, che stava progettando di fare un film più personale e autobiografico da diversi anni, intuì subito il valore di questa parte della trama e gli piacque così tanto che l’avrebbe ampliata e diretta egli stesso.
Partendo dalla scena finale del copione di Sayles, dove il giovane alieno Buddee resta sulla Terra, la Mathison ha cominciato a lavorare su una bozza di quello che lei chiamava “E.T. And Me” e che completò in appena otto settimane.
A proposito di E.T., Spielberg ha spiegato che si trattava una storia molto personale che riguardava il divorzio dei suoi genitori e di come il regista affrontò quella separazione:
Quando ero un ragazzino ho usato la mia immaginazione per creare strane creature in agguato fuori dalla finestra della mia camera da letto, desiderando di vederle entrare nella mia vita cambiandola magicamente.
La Columbia Pictures tuttavia non sembrava amare molto questa sorta di spin- off nato da Night Skies, la risposta dei dirigenti della Columbia era che E.T. sembrava un “moscio film Disney”.
La Columbia era ansiosa di portare avanti il progetto Night Skies sia perchè al botteghino avrebbe fruito del traino di “Incontri Ravvicinati” e poi perchè aveva già investito circa un milione di dollari nella pre-produzione. Spielberg tuttavia non aveva intenzione di rinunciare a E.T. e così rimborsato il milione di dollari investito dalla Columbia, la storia dell’alieno buono sperduto sulla Terra cambiò casa finendo alla Universal Pictures.
In E.T. si possono ancora vedere le tracce più deboli delle idee presenti nel precedente script di Night Skies, vedi l’alieno ritratto ancora come una creatura simile ad un goblin, anche se meno grottesca rispetto a quelli descritti da John Sayles e in certe scene come ad esempio quelle in cui l’alieno Buddee e Jaybird giocano insieme. Sayles in seguito ammise che la Mathison aveva fatto davvero un ottimo lavoro con il materiale originale.
Un’altra curiosità risiede nel fatto che tanti piccoli frammenti di Night Skies sono in seguito finiti in altri film. L’elemento piccole creature malvagie che attaccano una famiglia, con uno di loro che invece è un dolce essere innocuo dai grandi occhioni lo ritroviamo in Gremlins, film diretto da Joe Dante e in cui il produttore esecutivo era Spielberg. Gremlins condivide con Night Skies anche un umorismo macabro e il malvagio Skar può essere considerato un antenato del malvagio leader dei Gremlins “Ciuffo bianco”.
Tracce di Night Skies si possono trovare anche in Poltergeist, film che Spielberg ha prodotto nel 1982. Poltergeist pone al centro della trama una famiglia minacciata da forze misteriose, anche se queste sono di origine sovrannaturale piuttosto che extraterrestre.
Spielberg a proposito di poltergeist ha detto:
Poltergeist è quello che temo ed E.T. è ciò che amo. Uno è sul male suburbano e l’altro è sul bene della periferia…Poltergeist è il lato oscuro della mia natura. Sono io quando da ragazzino spaventavo a morte le mie sorelle minori.
Spielberg e la Mathison lavorarono insieme anche ad un primo trattamento di un sequel di E.T. dal titolo “Nocturnal Fears” e anche in quel caso si torna a parlare di alieni tutta’altro che amichevoli e bonari come si legge in uno stralcio di quel trattamento:
Le creature malvagie sono carnivore. Il loro capo, Korel, ordina al suo equipaggio di dividersi nella foresta in cerca di cibo. Mentre i tozzi alieni lasciano la passerella, ognuno emette un ronzio ipnotico che ha un effetto paralizzante sulla fauna circostante. Queste creature sono una frazione albina (mutazione) della stessa civiltà a cui appartiene E.T., i due gruppi divisi sono in guerra da decenni.
“Nocturnal Fears” non ha mai visto la luce e Spielberg rimane fermamente convinto che alla stregua di Incontri ravvicinati del terzo tipo anche E.T. L’Extraterrestre debba considerarsi un film unico.
All’indomani di Night Skies lo scrittore John Sayles ha continuato a godere di una carriera di successo sia come sceneggiatore che come regista. Rick Baker è diventato uno dei più rispettati e prolifici artisti degli effetti speciali creando lavori indimenticabili per film come il citato Un Lupo Mannaro Americano a Londra, ma anche per Men In Black e il recente Maleficent.
Ron Cobb nel frattempo ha continuato a lavorare nel mondo del cinema e con il suo lavoro di scenografo appare in film come Giochi stellari, Leviathan e il sesto giorno.
Quando Cobb venne intervistato dal Los Angeles Times nel 1988 sembrava comprensibilmente deluso di aver perso l’occasione di dirigere Night Skies per Spielberg ed è rimasto dell’idea che il concept dark e macabro dell’idea originale fosse molto più d’impatto della fiaba che ne è sortita, anche se lo sceneggiatore si è potuto consolare con una bella somma di denaro dall’utilizzo in E.T. di alcuni elementi della sua sceneggiatura (si parla di un milione di dollari) e dal fatto non secondario che da un suo script è nata l’idea per uno dei classici cinematografici entrati nella storia del cinema.
Fonti | Time / Den of Geek
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