Eat Your Bones: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2014
Torino Film Festival 2014: uno dei film più curiosi e interessanti del concorso. Eat Your Bones di Jean-Charles Hue, acclamato dai Cahiers, è però più interessante che completamente riuscito.
Uno dei film che i Cahiers du Cinéma hanno adorato ed acclamato all’ultimo Festival di Cannes 2014, dove ha avuto la sua prima mondiale nella Quinzaine des Réalisateurs. Eat Your Bones (in originale Mange tes morts) è l’opera seconda di Jean-Charles Hue, ed è uno di quegli oggetti strani che fondono uno stile documentaristico col cinema di genere.
Ma è innanzitutto un oggetto singolare perché racconta una realtà che difficilmente conosciamo. Solo per quello dovrebbe essere un film da vedere. Poi c’è il talento di Hue, che certo non manca. Però, anche se in qualche modo capiamo l’entusiasmo dei Cahiers, non riusciamo a pensare al film come ad un’opera totalmente compiuta, anzi…
Nella periferia parigina vivono i Dorkel, famiglia nomade di etnia jenisch. Mentre si prepara il battesimo del diciottenne Jason, torna dalla prigione il figlio maggiore Fred, che ha scontato quindici anni per l’omicidio di un poliziotto durante un furto. Torna fra l’altro in possesso della sua amata BMW Alpina, tenuta nascosta in un garage.
L’uomo appare tutt’altro che redento dalla reclusione: organizza su due piedi una scorribanda a tutta velocità sulle tracce di un carico di rame da rubare. Al suo fianco il cugino Moïse, il fratello Mickaël, violento e insicuro, e il giovane Jason, che vede in lui il depositario di valori antichi e conoscenze esoteriche che lo affascinano ma che lo mettono in conflitto con il desiderio di essere un buon cristiano.
La prima parte è quella in cui la cifra documentaristica la fa da padrona. Hue lancia lo spettatore dentro questo gruppo di nomadi che vivono nella periferia che più periferia non si può, tra macchine, roulotte e tende. Gli attori interpretano praticamente loro stessi e il tutto regala un immediato senso di verosimiglianza e naturalezza.
Poi, con l’arrivo di Fred, il tutto comincia a prendere una piega diversa. Tutti vorrebbero che Jason segua la retta via, ma con il fratello tra i piedi non sembra più possibile. Comincia quindi da questo momento un film totalmente diverso, notturno e di genere, con una missione che i nostri antieroi devono compiere. Devono anche sopravvivere, ça va sans dire…
“È una bella giornata per morire”: una frase del genere la si potrebbe sentire in un western, e invece appartiene a Eat Your Bones. Che, nelle sue corse in macchina e nella sua atmosfera, richiama proprio il mondo e le regole del western. Ma nell’atmosfera, più che direttamente Peckinpah, ricorda di più La casa del diavolo di Zombie, forse perché sempre di una famiglia di antieroi si sta parlando.
Il problema però del film è che le due anime risultano in qualche modo sconnesse tra di loro. Soprattutto, manca una vera forza che regga Eat Your Bones per tutta la sua durata. A farne le spese è l’empatia, di consegunza. Si resta quindi a guardare un film di certo interessante, ma francamente non così appassionante e manco in crescendo. Resta comunque un’opera da ripensare.
Voto di Gabriele: 6.5
Eat Your Bones (Mange tes morts, Francia 2014, drammatico / noir 94′) di Jean-Charles Hue; con Frédéric Dorkel, Jason François, Michael Dauber.