Enola Holmes 2, recensione: briosa e intrigante avventura mistery per ragazzi e non solo
Leggi la recensione di “Enola Holmes 2”, Millie Bobby Brown torna nei panni della sorella di Sherlock Holmes nel sequel su Netflix dal 4 novembre 2022.
Millie Bobbie Brown torna su Netflix con l’attesa sequel Enola Holmes 2, secondo adattamento tratta da “The Enola Holmes Mysteries”, una serie di romanzi per ragazzi dell’autrice americana Nancy Springer, con Brown nei panni della sorella adolescente di un già famoso fratello maggiore Sherlock Holmes interpretato da Henry Cavill; l’attore ha recentemente abbandonato il ruolo di Geralt di Rivia nella serie tv The Witcher per tornare nei panni di Superman nel nuovo corso preso dall’Universo Esteso DC (UEDC) dopo il debutto del Black Adam di Dwayne Johnson.
Tutto è iniziato nel 2020 con Enola Holmes , un godibile racconto di origine con protagonista Millie Bobbie Brown lanciata dalla serie tv Stranger Things nei panni di “Undi”. Reduce dal debutto sul grande schermo nel deludente Godzilla II – King of the Monsters, ruolo che poi riprenderà in Godzilla vs. Kong, Brown decide di calarsi nei panni della ribelle e volitiva sorella di Sherlock Holmes debuttando anche come produttrice. Conosciamo così una Enola adolescente cresciuta con la madre Eudoria (Helena Bonham Carter), che non ha avuto una figura maschile di riferimento, ma ha ricevuto un’educazione che l’ha resa colta, intelligente, intuitiva e in grado di difendersi a colpi di jūjitsu. Compiuti sedici anni, Enola si ritrova da sola dopo che la madre è misteriosamente scomparsa e ha nominato suo tutore l’arcigno fratello Mycroft (Sam Claflin), che ha intenzione di “domare” la giovane fanciulla ribelle inviandola in un istituto per signorine. Enola però non ci sta, si da alla macchia e utilizza tutto quello che ha imparato per scoprire cosa è successo alla madre, e lungo la strada troverà il primo amore e risolverà il caso del giovane marchese Tewkesbury (Louis Partridge) che qualcuno sta cercando di uccidere.
In “Enola Holmes 2” ritroviamo la detective in erba pronta a mettersi sul mercato aprendo un’agenzia investigativa, ma scopre ben presto che la sua età, l’essere una ragazza e l’ombra del famoso fratello maggiore Sherlock Holmes diventano ostacoli insormontabili per il suo desiderio di seguire le orme fraterne e mettere in pratica quel suo talento naturale per l’intuizione e la deduzione. Enola sta per mollare tutto quando una ragazzina la ingaggia per trovare sua sorella Sarah scomparsa misteriosamente. Entrambe lavorano in una fabbrica di fiammiferi, dove Enola inizia la sua indagine in incognito e dove i primi indizi non tardano molto ad emergere. Impegnata nel caso, Enola come ogni adolescente è anche alle prese con il primo amore, il suo cuore palpita per il gentile Lord Tewkesbury, ora politico di carriera che è sempre più confuso dai segnali contraddittori di Enola, nel frattempo su Londra incombe l’ombra di una epidemia di tifo.
Questo secondo adattamento è tratto da “Il caso della dama sinistra”, secondo volume della saga di Nancy Springer, e come nel primo film si adatta il romanzo ad una funzionale ed efficace impronta “femminista”, in questo caso l’indagine di Enola include elementi dello sciopero delle fiammiferaie del 1888 e la vita dell’attivista sindacale Sarah Chapman. Il cast perde Sam Claflin che non è stato in grado di tornare nei panni di Mycroft Holmes a causa di conflitti di programmazione; non ce ne vorrà il bravo Claflin, ma l’assenza di Mycroft ha permesso allo Sherlock Holmes di Henry Cavill di avere più spazio e bisogna dire che la coppia Brown/Cavill funziona come una macchina ben oliata nonostante si tratti di una dinamica che sta ancora prendendo forma.
Il regista Harry Bradbeer torna al timone di questo sequel dopo aver diretto il film originale, e come promesso ci mostra una Londra “operaia” lontana dai sontuosi palazzi della nobiltà, i cui bassifondi avranno un forte impatto su Enola e diventeranno un importante lezione di vita. In Enola scaturirà il forte bisogno di aiutare i meno fortunati, combattere le ingiustizie e il tutto mentre costruisce la sua strada da donna forte, libera e indipendente in una società profondamente maschilista e misogina in grado di negare il voto alle donne. Si potrebbe pensare che si stia parlando di “preistoria”, ma in realtà si tratta di poco più di un secolo fa, fino a due tappe importanti per il suffragio universale nel Regno Unito: 1918 (ma solo per le donne che avevano compiuto i 30 anni d’età) e 1928 anno del Suffragio femminile per tutte le donne.
“Enola Holmes 2” funziona su tutta la linea “villain” inclusi, un plauso particolare al sordido Grail di David Thewlis, attore britannico meglio noto come l’insegnante Remus Lupin della saga di Harry Potter e il dio Ares di Wonder Woman. Ben dosati anche gli ormai familiari momenti in cui Millie Bobbie Brown rompe quell’immaginaria quarta parete che la separa da chi la guarda, rivolgendosi ammiccante direttamente agli spettatori, o le scene in cui combatte a colpi di jujitsu da vera eroina o subisce violenza come nella scena dell’interrogatorio nella cella, confronto con Grail che mette in mostra la parte più indifesa di Enola, a ricordare la fragilità di ogni adolescente rispetto alla brutalità degli adulti. Un contrasto emotivo ben rodato che Brown aveva già ben caratterizzato nella sua amata “Undi” di Stranger Things, personaggio che spesso ritroviamo con piacere in uno sguardo o in un sorriso di Enola. Nella medesima modalità in cui lo Sherlock Holmes e il Tony Stark cinematografici sono stati modellati sul carismatico Robert Downey Jr., anche Enola Holmes diventa riflesso della sua interprete invertendo in qualche modo il classico iter interpretativo che normalmente vede l’attore calarsi nel personaggio, ma in questo caso è l’interprete a plasmare il personaggio sulla propria personalità e vis recitativa, indossandolo proprio come un comodo abito su misura.