Fascino tutto italiano: Evelina Manna si racconta a Wall Street Italia
Tra una pausa e l’altra, nella sua attività di produttrice, Evelina Manna si racconta a Wall Street Italia
Ironica, schietta, romantica e attenta al sociale. È cosi che Evelina Manna si presenta a Wall Street Italia, tra una pausa e l’altra della sua attività di produttrice. Un traguardo arrivato dopo il lavoro nella moda, che l’ha portata sulle copertine dei più grandi magazine internazionali, e una parentesi all’Actor Studio di New York. Le foto parlano della sua bellezza (spesso torna davanti all’obiettivo dei grandi magazine di moda), mentre la determinazione con cui si è affermata le deriva anche dal carattere di orgogliosa figlia del popolo, che rivendica: “sono cresciuta nella periferia romana, dove vivevo tra i cori francescani della scuola religiosa che frequentavo e i cori da stadio dei maschietti da bar, che non erano certo dei gentleman”.
Evelina, secondo lei è vero che negli ultimi anni il cinema italiano ha perso il passo rispetto ad Hollywood?
“Sono convinta, da sempre, che il talento e la creatività del cinema italiano non abbiano eguali. La sua genialità ha fatto scuola in tutto il mondo, basta pensare ai movimenti di macchina da presa di Fellini e ai famosi primi piani di Sergio Leone che sono tuttora materia di studio per la regia. Quello che manca adesso in Italia sono i grandi capitali che invece rappresentano il vero punto di forza americano, questo sì”.
Da Hollywood è partito il movimento del ‘Me Too’ contro le violenze e le molestie, soprattutto sul posto di lavoro. Lei che è attenta ai temi del sociale, cosa ne pensa?
“Credo che ci sia anche una grande ipocrisia nel pensiero delle donne: o un uomo ti piace da impazzire, una calamita, allora non ci sono regole o ruoli, oppure se vai dopocena in un lussuoso albergo con un vestito addosso da diecimila dollari, nella camera da letto di un produttore, magari pure arrogante e sgradevole, poi non puoi farne una tragedia se non parla di Sant’Agostino… Penso invece che il fenomeno del ‘Me Too’ sarebbe dovuto partire dal basso, cioè da chi vive le violenze in famiglia o da chi subisce ogni giorno delle molestie svolgendo un lavoro più umile. Aver dato così tanto spazio e risonanza al mondo patinato dello show business, in un contesto simile, per me non è da considerare un vero successo per le donne”.
Però, forse anche grazie al ‘Me Too’, le donne si sono prese maggiore spazio rispetto al passato, non trova?
“Ma no, non è solo grazie al ‘Me Too’ che le donne si sono prese maggiore spazio: già da molti anni il loro ruolo era cambiato moltissimo. È stata una conquista lenta e costante, anche se purtroppo a livello relazionale si sono create delle grandi barriere: il mondo infatti adesso è capovolto, il sesso forte siamo noi donne”.
E se parliamo invece di uomini?
“Appunto, gli uomini li vedo un po’ confusi, soprattutto i miei coetanei e, peggio ancora, i boomers. Sembrano tornati adolescenti. Oggi quello che manca realmente sono i rapporti umani, sostituiti dai social, che io non amo ma mi adeguo, almeno professionalmente. Bisogna tornare a relazionarsi in maniera diretta e semplice: una telefonata, e magari una lettera scritta a mano, vale più di dieci messaggi”.
Parliamo anche della sua vita privata, lei ha un amore?
“Non più”.
Oggi abbiamo una premier donna e anche la nuova leader dell’opposizione è una donna. Un passo avanti straordinario per il nostro Paese, non crede?
“Giorgia Meloni potrebbe essere la nuova Lady di ferro, la Thatcher della politica italiana. È un grande esempio: una donna che si è fatta da sola, ha scalato tutte le posizioni nel suo partito, persino più maschilista di altri, senza scendere a compromessi. Credo però che su certi temi, penso in particolare alle famiglie omogenitoriali, che rappresentano una realtà importante, dovrebbe rivalutare la sua posizione. Sarò onesta: preferisco vedere un bambino sereno in una famiglia arcobaleno piuttosto che un bambino infelice in una famiglia che apparentemente sembra quella del Mulino Bianco”.
Parlando sempre di donne, c’è un’attrice a cui si è ispirata nel suo lavoro?
“Mi è sempre piaciuta Monica Vitti, perchè adoro la commedia all’italiana dell’epoca, un genere di cui si sente la mancanza. Ma anche le grandi icone come Sophia Loren e Anna Magnani, che sono poi le uniche due italiane ad aver vinto l’Oscar. Donne forti, sensuali, in cui potrei riconoscermi”.
Cosa pensa del successo delle piattaforme digitali?
“Sono una romantica di natura, preferisco il cinema e la sua magia. La sala ti permette di entrare in un’altra dimensione, ti regala un vero momento di svago, di relax, in cui si può davvero immergersi in altre realtà e sognare. È un momento impagabile oltre ad essere un intrattenimento sano ed economico”.
Per finire, ci racconta i suoi progetti futuri?
“Sto lavorando ad un progetto sulla vita di Vincenzo Tiberio, il medico italiano che scoprì la penicillina 35 anni prima di Fleming e ad un docufilm sul mondo della moda. D’altra parte ho cominciato da giovanissima, a 16 anni, a fare la modella, quindi conosco molto bene l’ambiente, con i suoi grandi pregi e grandi difetti.”