Febbraio 2014 al cinema: TOP e FLOP secondo Cineblog
Snowpiercer e A proposito di Davis da un lato, Storia d’inverno e Monuments Men dall’altro. In che ordine? Proseguite con la lettura
pubblicato 28 Febbraio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:55
Altro mese, altra TOP e FLOP. Da leggere perché forse mai come in questo caso emergono esiti così concordanti. Sì che febbraio è stato per così dire meno denso rispetto ad altri mesi, gennaio in particolare. Nondimeno, smaltita la febbre degli Oscar, che si è consumata nelle nostre sale per lo più il mese scorso per l’appunto, spazio a chi per la serata del 2 marzo ha trovato posto in extremis, come i Coen per esempio. Ma anche dall’altro lato le preferenze sono piuttosto nette e sono due.
Gabriele
- TOP: A proposito di Davis e Snowpiercer: non fatemi scegliere. Non ora, ve ne prego. Quando arriverà il momento della Top 10 a fine anno forse ne sarò venuto a capo e saprò metterli in ordine di “gradimento”, se non saranno stati superati a destra da altro. Per ora non voglio. Posso solo ribadire che il film dei Coen riesce persino a commuovermi (anche per la musica, certo), e che il film di Bong mi esalta (anche per la sua cattiveria, ovvio).
- FLOP: Storia d’inverno: vorrei quasi quasi dire due paroline su La Bella e la Bestia, ma alla fine non posso fare finta di nulla. Perché il film di Akiva Goldsman è a suo modo pazzesco. Se non fosse “nullo” e piatto nei primi 100 minuti, si potrebbe quasi pensare ad una burla. Non ci si crede, che si facciano ancora cose del genere e che qualcuno ancora “ci creda”. Qui c’è roba da “ho visto cose che voi umani non potete manco immaginare”. Tra alcune battute da schiantarsi a terra e Will Smith che fa Lucifero non saprei cosa scegliere. Mi vien da rivalutare Le forze del destino.
Federico
- TOP: Snowpiercer – il colpo di fulmine dell’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma. È stato amore a prima vista. Violento, visionario, tecnicamente esaltante, apocalittico. L’ennesima conferma per l’immenso Bong Joon-ho, qui riuscito nell’impresa di zittire Harvey Weinstein. Tanto da realizzare il ‘suo’ film, senza tagli né censure di alcun tipo. Perfetto e di fatto già di culto.
- FLOP: Stora d’Inverno – l’esempio lampante di quel che non si dovrebbe fare al cinema. Prendere un libro di 800 pagine, ricco di personaggi e svolte narrative, stuprarlo e tramutarlo in un’opera incomprensibile di neanche due ore. Nel film di Akiva Goldsman non funziona niente, con scene involontariamente comiche che si alternano a dialoghi senza senso, costringendo lo spettatore a porsi la madre di tutte le domande, ovvero: ma cosa diavolo sta succedendo, e di cosa diamine stanno parlando? Risposte che non vedranno mai la luce.
Andrea
- TOP: All is Lost, A proposito di Davis e Saving Mr.Banks – tre diversi modi di emozionare possono trovare accoglienza nello stesso spettatore? A titolo personale risponderei con un “sì”. Fra l’altro queste tre pellicole sono accomunate dal fatto di essere state snobbate alle ultime candidature agli Oscar e pertanto si meritano tutta l’empatia possibile nonché il mio triplo “top” del mese. C’è il silenzioso, hemingwayano “All is lost”, ritorno alla vita tutto giocato fra lo sguardo mesto e dignitoso di un maiuscolo Robert Redford e quei umori naturali che dialogano meglio di qualsiasi antagonista. Poi c’è la cartolina d’epoca firmata Joel ed Ethan Cohen e dedicata a un nuovo anti-eroe, quel Llewyn Davis cantante folk disgraziato e infreddolito, che è già il personaggio più dolente e umano di tutto il loro grande e metafisico (vedi alla voce “gatto”) cinema. Infine c’è l’emozione calcolata e millimetrica di un prodotto hollywoodiano come Saving Mr. Banks che, complice una Emma Thompson di ammirevole bravura, riesce a tessere un mosaico fatto di citazioni, memoria dei protagonisti e memoria cinefila capace di inumidire molti occhi durante un finale avvolgente e lontano da buonismi (disneyani). Tre top del mese per quell’unico sentimento chiamato semplicemente “cinema”.
- FLOP: Monuments Men – strano caso cinematografico di soggetto “giusto” servito però nel modo “sbagliato”. Dispiace doverlo ammettere ma uno dei film più attesi di questo inizio 2014 è anche il flop che non ti aspetti da parte di Clooney regista. Per chi scrive è una triste ammissione anche perché Good Night and Good Luck e Le idi di Marzo restano fra i migliori film “politici” degli ultimi anni. Qui invece il buon George, pur avendo a disposizione un tema magnifico e attuale (il recupero delle opere d’arte trafugate dai nazisti), non si capisce davvero quale registro voglia prediligere. Se quello scanzonato alla “Ocean’s Eleven” o il dramma action in stile “Operazione Valkyria”. In più spreca un ottimo cast fatto di personaggi abbozzati accompagnati da quel paio di battute che li rendono didascalici al punto giusto. Dopo il promettente incipit segue un film sobrio e senza mordente con qualche scena riuscita e poco trasporto per la causa che vorrebbe invece perorare. Commercialmente cascherà in piedi ma, bisogna dirlo, è un film che fa guardare non poco l’orologio.
Antonio
- TOP: A proposito di Davis – i fratelli Coen dispongono di quel naturale talento nel riuscire a masticare qualunque cosa e, anziché inghiottirla, fermarsi un attimo prima. Come in quella pubblicità in cui il tizio creava capolavori in miniatura dopo aver masticato una gomma. Nei film dei Coen sai sempre cosa aspettarti, solo che ogni volta è un po’ diverso: il gatto Ulisse, l’infinita parabola del perdente, il grottesco, l’inibizione goffa. Ti prendono un elemento, per lo più marginale, e te lo rinfacciano più e più volte nella stessa storia con un sarcasmo che conosce sempre la soglia oltre cui è meglio non andare. Ma poi, se non altro, nel film c’è un viaggio on the road che è espressione di un intero contesto così come di un ineludibile marchio di fabbrica.
- FLOP: Monuments Men – la domanda è: che tipo di flop è questo? La risposta, nel caso di chi scrive, non è certo «delusione in base alla premessa». Semmai la visione ha confermato le aspettative, viziate dall’intreccio tra soggetto e nome del regista/sceneggiatore. Siamo ancora al trionfalismo d’accatto, smorzato, più subdolo se vogliamo, ma è solo perché i tempi non consentono più gli exploit di una volta. E quando la mancanza di vera azione risulta così tediosa, la retorica resta scoperta e non ti resta che osservare solo quella.