Feisbum – La recensione
Feisbum di Alessandro Capone, Dino Giarrusso, Mauro Mancini, Serafino Murri, Giancarlo Rolandi, Emanuele Sana, Laura Luchetti, con Primo Reggiani, Pietro Taricone, Gianni Garofalo, Francesca Chillemi, Chiara Francini, Anna Foglietta, Giulia Bevilacqua, Corrado Fortuna, Gigi Angelillo, Rosaria De Cicco, Pietro De Silva, Claudia Potenza.C’era una volta la Commedia all’Italiana, ovvero come costruire grandi film (spesso ad
Feisbum di Alessandro Capone, Dino Giarrusso, Mauro Mancini, Serafino Murri, Giancarlo Rolandi, Emanuele Sana, Laura Luchetti, con Primo Reggiani, Pietro Taricone, Gianni Garofalo, Francesca Chillemi, Chiara Francini, Anna Foglietta, Giulia Bevilacqua, Corrado Fortuna, Gigi Angelillo, Rosaria De Cicco, Pietro De Silva, Claudia Potenza.
C’era una volta la Commedia all’Italiana, ovvero come costruire grandi film (spesso ad episodi) costruendo le storie sui modelli offerti dai vizi e le virtù degli italiani. Un’epoca cinematografica che ha dato frutti copiosi, ricchissimi e che sono stati un modello per il cinema internazionale di un’intera generazione. Oggi gli istant movie sono prodotti di fiction per la televisione, realizzati con pochi mezzi e ancora meno idee, ma di tanto in tanto riservano qualche piacevole sorpresa, ma cerchiamo di capire se questo è uno di quei casi.
Se neologismi come social network vi fanno pensare alle politiche del welfare americano, se vi viene la pelle d’oca all’idea che una vostra foto venga taggata da uno sconosciuto, se siete gelosi della vostra privacy o semplicemente non avete mai avuto a che fare con Facebook, il fenomeno (new)mediatico degli ultimi mesi, potete anche lasciar perdere. Se in ufficio trascorrete metà del tempo alla ricerca di un vecchio compagno di classe o siete appassionato di rimpatriate a base di pizza e di “ti ricordi quella volta che la prof…” allora l’idea di un film “a tema” potrebbe anche solleticarvi.
Feisbum è un collage di episodi, otto cortometraggi (qui ne trovate le sinossi) girati da registi esordienti secondo una rapidissima tabella di marcia, che cerca di descrivere cinematograficamente il fenomeno dei social network, con i loro aspetti positivi e quelli (molti) negativi. Un furbo tentativo di cavalcare una bolla prima che esploda, perché così è sempre accaduto per analoghi fenomeni che hanno preceduto Facebook. Se i personaggi de I mostri avessero avuto la rete a disposizione, non sarebbe certo mancato un episodio analogo, ma oggi Dino Risi non c’è più.
La realtà non è troppo lontana da quello che viene raccontato nel film. Identità fasulle per improvvisarsi sciupafemmine, matrimoni compromessi da fotografie pubblicate in rete, piccole e grandi truffe nate da uno scambio di dati personali, ricerche di sesso facile in rete o dell’anima gemella per chi fatica a costruire delle relazioni reali e non virtuali. Sulla carta il progetto è un’idea vincente, capace di attirare l’attenzione di un pubblico piuttosto incline a coinvolgere la propria sfera sociale nelle proprie scelte, il che significa la possibilità di sfruttare quel passaparola (reale o virtuale, a mezzo blog, forum o proprio social network) che per il cinema è una risorsa fondamentale che in Italia nessuno ha ancora imparato a sfruttare.
Dal punto di vista opposto invece verrebbe da chiedersi perché una generazione di cineasti, che dovrebbe coincidere con quella del pubblico di riferimento, abbia scelto di privilegiare racconti voyeristici, esibizionisti comunque legati all’immagine che del fenomeno ne ha dato l’informazione televisiva e la carta stampata, quando ovviamente il fenomeno è assai più complesso, sfaccettato e sociologicamente interessante. Forse è proprio la deriva vanziniana della Commedia all’Italiana che ha avuto la meglio sulla capacità di costruire della comicità che sapesse fare della critica sociale caustica ma intelligente.
Ne risulta un film che a livello produttivo risulta essere un piccolo miracolo di rapidità, che è stato capace di allettare il mondo della distribuzione (200 copie per un film di semi-esordienti, non è certo poco), ma non cercate la comicità d’autore degli anni Settanta. Forse un paio di episodi in meno e qualche idea in più non avrebbe guastato visto il buon lavoro compiuto dal cast fra cui spicca Primo Reggiani e il grande fratellino Pietro Taricone.
Voto Carlo 5,5