felice chi è diverso: il documentario di Gianni Amelio sull’Italia differente
In viaggio nell’Italia differente con Gianni Amelio e ‘Felice chi è diverso’ in un mondo che appiattisce le differenze con tutte le sue unicità e peculiarità.
Con un corpo a dir poco singolare, una mente stravagante, orizzonti sconfinati, sogni più unici che rari, e aspirazioni ‘differenti’ da tutto quello che conosco, mi concedo un viaggio nell’Italia che sa riconoscere la differenza tra la libertà di essere diversi e l’immagine di falsa liberazione offerta da un certo equalitarismo.
L’Italia cercata, incontrata e intervistata da Gianni Amelio, con un documentario costato poco, che dice molto sulle bugie che ci raccontiamo e la verità che sappiamo tutti, che prende in prestito il disegno del manifesto da Jean Cocteau e il titolo da un verso di Sandro Penna.
“Felice chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune”
felice chi è diverso parla di differenze e unicità, con venti uomini diversi e i loro differenti modi di vivere la propria omosessualità e omoaffettività, da Paolo Poli a Ninetto Davoli, nell’Italia che non ha mai smesso di censurare e deridere, continuando a negare il diritto di essere diversi.
20 uomini (più due), con venti storie, passate per l’ombra della società e la follia del manicomio, le luci del varietà e i margini della società, la paura dei pregiudizi e il perseguitato Pier Paolo Pasolini, che saggia sessualità, amore e buon costume degli Italiani, attraverso i Comizi d’amore.
con chi ha approfittato di una sessualità giocosa e cosacca (mordi e fuggi) e chi è restato ferito dall’esclusione, chi si è rallegrato di essere orfano per non doverlo dire ai genitori, e chi ha stretto un patto con una lesbica per poter avere gli assegni familiari.
Racconti che scavano nel profondo e grattano la superficie, tra assurdità lessicali e follie giornalistiche (come il reportage investigativo sulla prostituzione maschile o le interviste canzonatorie in rima), ignoranze condivise e gag innocenti che nascondevano comunque una lettura repressiva del fenomeno.
Una raccolta di storie diverse, prodotta da Istituto Luce Cinecittà con Rai Cinema e Rai Trade, il MiBACT, Cubovision e il sostegno della Regione Lazio, che dopo un passaggio nel Panorama Dokumente di Berlino, e la Potsdamer Platz che protesta contro l’omofobia ai giochi olimpici di Soci, sarà in sala il 6 marzo con Luce Cinecittà.
Il disegno del manifesto è di Jean Cocteau per gentile concessione del COMITE´ JEAN COCTEAU
Note di Regia
“Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”!
Questa poesia di Sandro Penna ci fa da guida in un’Italia segreta, mai svelata da una cinepresa che vuole indagare sulla realtà e non sulla finzione.
È l’Italia del mondo omosessuale così com’è stato vissuto nel Novecento, dai primi del
secolo agli anni ‘80, quando si sono diffusi sulla scia di certi movimenti americani, i primi tentativi di “liberazione”.
Nel documentario ascoltiamo le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle il peso di essere un “diverso”, quasi sempre ostacolato dalla sua stessa famiglia, deriso a scuola,
escluso dalla società dei “normali”.
Queste persone, che sono ormai in là con gli anni, ricordano com’era vissuta questa condizione sotto il fascismo e poi nel secondo dopoguerra, quando ancora si stendeva una coltre di silenzio sull’argomento, e si viveva nella paura e nella repressione.
Storie raccolte in varie parti d’Italia, da nord a sud, per dare un’immagine il più possibile rappresentativa dei sentimenti e delle abitudini di una nazione antropologicamente e culturalmente assai differenziata. Storie drammatiche ma anche serene di persone che
hanno saputo raggiungere, pur tra mille difficoltà, un equilibrio privato e sociale.
C’è l’artista che ha fatto della propria “diversità” un’arma vincente, e della propria solitudine un punto di forza. C’è l’uomo della strada che è stato sconfitto dall’incomprensione spesso crudele di genitori e parenti.
E c’è chi ha trovato una stabilità affettiva con un altro essere umano, formando una coppia che resiste nel tempo e attraversa gioie e tempeste né più né meno di una coppia eterosessuale.
Il quadro che ne verrà fuori può essere sfaccettato e sorprendente di certo colpiscono la dignità ed il coraggio con cui ognuno è riuscito a realizzare se stesso, combattendo contro chi considera la condizione omosessuale una malattia e un pericolo.
Le testimonianze originali contrastano in modo spesso violento con l’immagine stereotipata dell’omosessuale così com’è stata rappresentata dai mezzi di comunicazione: giornali, cinegiornali, televisione, film.
Da questi traspare un’aggressività e spesso una violenza che ancora oggi fanno riflettere su quanto omofobica sia stata (e sia ancora) la nostra società. I materiali di repertorio, montati accanto ai racconti delle persone, danno un quadro inquietante su come siano state distorte e manipolate le cose per ridurre tutto in “fenomeno” da condannare.
L’immagine finale è quella di un mondo ? il nostro ? che ha bisogno ancora di fare molti
passi avanti nel rispetto e nella libertà di ciascuno.
Gianni Amelio
Via | Luce Cinecittà